MONASTERO DELLA VISITAZIONE, TREVISO.
CONFERENZA SU SAN GIUSEPPE. (a cura di Gianfranco Trabuio, pubblicista)
CON LA LETTERA APOSTOLICA “PATRIS CORDE – CON CUORE DI PADRE”, papa Francesco ricorda il 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale. Per l’occasione, dall’8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021 si terrà uno speciale “ANNO DI SAN GIUSEPPE”.
Era il 27 aprile 1865 quando papa Pio IX aderendo alla richiesta del Concilio Vaticano I, coronava San Giuseppe con il titolo di Patrono della Chiesa universale (cattolica) e accordava per il mese di San Giuseppe (marzo) le stesse indulgenze concesse per il mese di maggio dedicato alla Madonna. Successivamente l’8 dicembre 1870 papa Pio IX firmava il decreto Quemadmodum Deus (NELLA STESSA MANIERA CHE DIO) che formalizzava la decisione.
G. Rollini, SAN GIUSEPPE, Basilica del Sacro Cuore, Roma
Il fascino della cultura degli schiavi africani deportati nelle Americhe ha da sempre provocato un profondo interesse nelle nostre culture tradizionali.
Basti pensare alle radici sulle quali si è innestata la sofferenza dei neri in quei territori tutti di matrice culturale cristiana, sia di origine cattolica come nel Sud America o di origine variamente protestante in prevalenza nel Nord America.
Oggi l'Europa si trova a vivere da tempo un periodo di transizione verso una cultura che tende a cancellare le proprie radici cristiane e anche giudaiche, se vogliamo. E' in atto da qualche decennio, da parte dei poteri che decidono le sorti del mondo, un grande lavoro di destrutturazione della tradizione occidentale così come l'abbiamo conosciuta fino alla rivoluzione del "famigerato" '68. Il nuovo che avanza, dal punto di vista culturale, possiamo benissimo definirlo un tempo nel quale le coordinate culturali sono molto identificabili nell'individualismo e nel relativismo.
Da qualche tempo, però, è in atto una rivoluzione silenziosa da parte delle popolazioni africane provenienti dalle nazioni ex coloniali dove il Cristianesimo si era radicato fino alla loro indipendenza. Le radici cristiane di quei territori hanno germinato numerose gemme maturate all'interno dei seminari di formazione religiosa e oggi molti sacerdoti africani sono presenti sempre più numerosi anche in diverse diocesi italiane, non solo in Vaticano tra le gerarchie ecclesiatiche.
Così anche nella Parrocchia dell'Annunciazione di Olmo-Martellago da tre anni è stato presente un sacerdote proveniente dalla Tanzania: don Straton Dithenya, oggi dottore in Diritto Canonico. Laurea conseguita all'Università Marcianum fondata al tempo del patriarcato del Cardinale Angelo Scola e retta da docenti dell'Università della Santa Croce di Roma.
Don Straton è stato un sacerdote molto apprezzato dai parrocchiani per la sua umiltà e per la sua discrezione. Per tutti e tre gli anni di presenza in parrocchia ha partecipato con assiduità e grande disponibilità agli incontri di preghiera del lunedì sera organizzati dal Gruppo di devozione alla Divina Misericordia, portando la sua testimonianza e la sua benedizione.
Ora, in prossimità del suo ritorno in Tanzania la comunità ha organizzato una serata del tutto speciale. Sabato 17 novembre alle ore 20.45 in Oratorio ci sarà una manifestazione musicale realizzata dal SOUL LIBERATION CULTURAL GOSPEL - PEACE & FREEDOM. Un gruppo di cantanti tutti provenienti dall'Africa che si esibirà in un concerto sui temi della sofferenza durante la schiavitù americana e della nostalgia per il ritorno alla terra natale proiettata, questa nostalgia, in chiave biblica verso la Gerusalemme celeste.
MONASTERO DELLA VISITAZIONE, TREVISO.
12 MARZO 2108
CONFERENZA SU SAN GIUSEPPE.
Tra pochi giorni sarà la festa di S. Giuseppe, penso sia doveroso leggere questo dettato di Maria SS. che (nei testi valtortiani) ci spiega che anche Giuseppe ebbe la sua passione, come Gesù e come lei stessa. Ed è molto facile immaginarsi di che cosa stia parlando la nostra Mamma celeste, pensando a quel famoso giorno quando lui arrivò a Gerusalemme per riportare la sposa a Nazareth (di ritorno dalla sua visita alla cugina Elisabetta) e si accorse che Maria era incinta!
Maria ci svela la Passione di S. Giuseppe
Ma, prima di passare a riflettere sul testo Valtortiano è necessario inquadrare il ruolo di San Giuseppe nella Storia della Salvezza.
Non ha senso disquisire su singoli fatti o singoli personaggi se non si fa uno sforzo di illustrare il significato della Creazione da parte di Dio Padre.
È utile e necessario entrare in questa storia immaginando di essere come davanti a un affresco delle nostre stupende chiese medievali, ecco, chiudiamo gli occhi e guardiamo con gli occhi del cuore questa storia che ci verrà narrata direttamente dalla Madonna.
Icona di San Giuseppe col Gesù Bambino
Quando Dio creò il mondo, creò l’uomo e da questo creò la donna, certamente sapeva come sarebbe andata a finire dal momento che dopo aver creato anche gli angeli, una folta schiera di questi guidati da Lucifero si ribellarono pretendendo di essere simili al Dio Creatore.
Da quella separazione da Dio per atto di superbia discende la nostra storia ancora oggi. È dal peccato originale che dobbiamo partire, quando il Creatore profetizza al diavolo tentatore e a Eva e Adamo che avrebbe mandato una donna che avrebbe schiacciato la testa al seduttore e che da questa donna sarebbe nato il Redentore dell’umanità. L’Emmanuele che avrebbe riportato l’umanità nell’alveo della salvezza grazie al suo sacrificio sulla croce.
Il culto a san Giuseppe attraverso i secoli
I Vangeli nominano san Giuseppe una quindicina di volte, ma senza mai registrare una sola sua parola; così che sarebbe più facile scrivere sui silenzi del Santo che non sulla sua vita. La stessa sua morte non è menzionata in nessun luogo. E in seguito, dovranno passare parecchi secoli, prima di trovare tracce di vera devozione a lui.
Bisognerà attendere san Bernardo (1090-1153), san Francesco d'Assisi (1182-1226) e le Crociate (secc. XII-XIII) per vedere sviluppato il culto a lui dovuto.
Solo nel sec. XII, infatti, si riscontra che molte chiese d'Occidente celebrano la memoria di san Giuseppe.
Una vera crescita del suo culto si ha nel sec. XV, soprattutto per merito di alcuni santi e dottori della Chiesa e, nel secolo seguente, spicca lo zelo giuseppino da parte di Ordini religiosi sorti dopo il Concilio di Trento, concluso nel 1563.
Si distingue, in particolare, santa Teresa di Gesù - santa Teresa d'Avila - (1515-1582), che dedica a san Giuseppe i primi monasteri del Carmelo e si affida a lui, considerandolo suo padre e suo maestro.
Seguono poi san Francesco di Sales (1567-1622), san Pietro d'Alcantara (1499-1562). sant'Ignazio di Lojola (1491-1556) e Giacomo Olier (1608-1657), che con le loro famiglie religiose cercano di imitare l'esempio di santa Teresa. Motivo per cui Gregorio XV, papa dal 1621 al 1623, confermò la festa in onore di san Giuseppe, già fissata per il 19 marzo da Urbano VIII.
Finalmente Pio IX, aderendo alla richiesta del Concilio Vaticano I, coronava san Giuseppe con il titolo di Patrono della Chiesa universale, e il 27 aprile 1865 accordava per il mese di san Giuseppe (marzo) le stesse indulgenze concesse per il mese di maggio dedicato alla Madonna.
Il suo successore poi, Leone XIII, nell'enciclica Quamquam pluries (dedicata alla devozione del Santo Rosario e alla devozione di San Giuseppe) del 15 agosto 1889, applicando a san Giuseppe le parole che il faraone d'Egitto aveva detto a Giuseppe figlio di Giacobbe: «Ite ad Joseph!» andate a Giuseppe, raccomandava nuovamente la devozione al gran Santo, specialmente nel mese di marzo.
San Pio X, inoltre, al principio del secolo scorso, approvava le Litanie di san Giuseppe e riconosceva in san Giuseppe il patrono dei moribondi, delle famiglie cristiane e degli operai, nonché il custode delle vergini.
Assai devoto del gran Santo di Nazareth fu pure il papa Pio XII, il quale, parlando il 7 settembre 1947 agli uomini di Azione Cattolica, riuniti in piazza San Pietro, li esortava a ricorrere a san Giuseppe:
- per salvare la famiglia minacciata dalla corrente materialista,
- per realizzare una miglior giustizia sociale,
- per ottenere una più equa distribuzione delle ricchezze,
- per rinnovare lo spirito e la pratica della lealtà e veracità nella convivenza umana,
- e per realizzare, infine, una giusta pace tra i popoli.
E spiegava che, per guadagnare gli uomini a Cristo, non c'è un Uomo, come Giuseppe, così vicino al Redentore per vincoli domestici, per quotidiani rapporti, per armonia spirituale e per una vita ricca di grazia divina, pur essendo umile lavoratore manuale, che possa aiutare l’umanità a entrare profondamente nel disegno di Dio creatore .
Inoltre il 10 maggio 1955, alla moltitudine di aclisti convenuti a Roma, annunciava di istituire la festa liturgica di san Giuseppe artigiano, assegnandola appunto al primo giorno di maggio di ogni anno.
E all'inizio del Concilio Vaticano Il il papa Giovanni XXIII dichiarava san Giuseppe Patrono dello stesso Concilio e concedeva che il nome di san Giuseppe fosse inserito nel Canone Romano della Messa.
E, per finire, bisognerebbe leggere l'Esortazione Apostolica Redemptoris Custos: “CUSTODE DEL REDENTORE”(15 agosto 1989) di Giovanni Paolo Il, nella quale, riassumendo quanto detto dai Pontefici precedenti, egli lumeggia san Giuseppe nella sua figura e missione, nel quadro evangelico e nella storia della salvezza, nelle sue virtù di uomo giusto e sposo esemplare, nella sua professione di lavoratore e nel primato che egli riservò alla vita interiore, nonché nella sua funzione di patrono della Chiesa del nostro tempo.
Non resta, perciò, che andare anche noi a Giuseppe, fare esperienza dei suoi esempi e godere della sua potente intercessione (cfr. A. Bessières S.J., Presenza di san Giuseppe, pp. 25-34).
Concludendo questa breve introduzione ritengo si possa definire San Giuseppe, sposo di Maria Vergine e padre putativo del Verbo incarnato, come il primo pontefice della Chiesa. Cosa rappresentava la Sacra Famiglia nella casa di Nazareth se non la prima cellula della Chiesa che poi Gesù avrebbe riconfigurato dando mandato a Pietro di edificarla in tutto il mondo?
La prima Chiesa con il primo Pontefice
SAN GIUSEPPE NELLA VALTORTA VOLUME PRIMO, CAP. 25-27 DELLA COLLEZIONE DEI DIECI VOLUMI CHE HANNO COME TITOLO “IL POEMA DELL’UOMO DIO”.
Prima di leggere la rivelazione che la Madonna fa a Maria Valtorta è necessario dare alcune informazioni su questa mistica del secolo scorso.
La vita
Nacque in Campania (Caserta, 14 marzo 1897 – Viareggio, 12 ottobre 1961) da genitori lombardi. Il padre era ufficiale di cavalleria e la famiglia Valtorta traslocò diverse volte, prima di stabilirsi definitivamente a Viareggio. La condizione familiare piuttosto agiata permise alla giovane Maria di frequentare il prestigioso Collegio "Bianconi" di Monza, dove ricevette un'educazione classica, segnalandosi soprattutto per l'eccellente padronanza della lingua italiana.
Ma, prima ancora della conclusione degli studi, la sua vita fu segnata dai primi scontri con la madre, la quale infranse il suo sogno di sposarsi. Inoltre, nel 1920, subì una aggressione da parte di un sovversivo comunista il quale, sferrando un forte colpo sul fianco con una spranga di ferro, le lesionò la spina dorsale: questo fu l'inizio di un interminabile calvario medico che, nel 1934, la vide infine costretta a letto, semiparalizzata dalla vita in giù.
Nonostante le crescenti difficoltà, Maria Valtorta si dedicò interamente all'approfondimento della fede cristiana cattolica, anche come delegata dell'Azione Cattolica, finché glielo permisero le sue forze. La lettura dell'autobiografia di Teresa di Lisieux, Storia di un'anima, fece maturare in lei la decisione di offrirsi come vittima:
« vittima d'Amore prima, per consolare l'Amore divino che non è riamato, e poi anche di Giustizia, per la salvezza delle anime e del mondo. »
Maria Valtorta a letto
Sopraggiunta la paralisi, pensò di dedicarsi alla scrittura e abbozzò un romanzo a sfondo autobiografico, Il cuore di una donna, che, tuttavia, non condusse mai a termine, in parte per ragioni di obiettiva difficoltà, ma soprattutto perché, nel corso del 1943, la sua vita, che ella credeva ormai prossima alla conclusione, conobbe una svolta radicale.
In quell'anno, ella incontrò un sacerdote servita, padre Romualdo Maria Migliorini, ex-missionario destinato al convento di Viareggio; questi divenne il suo direttore spirituale e le chiese di scrivere la propria autobiografia. Ella, superata l'iniziale riluttanza a rivangare un passato ancora doloroso, obbedì e, nell'arco di pochi mesi, riempì sette quaderni autografi. Profondamente devota a Maria Addolorata, entrò nel Terz'Ordine dei Servi di Maria il 25 marzo 1944, solennità dell'Annunciazione, proprio presso la comunità di Viareggio.
Il secondo e cruciale evento dell'anno si verificò il Venerdì Santo: Maria avrebbe udito una "voce" - che pensò essere la voce di Gesù - la quale la induceva a scrivere, come sotto dettatura. Quel primo "dettato" segnò l'inizio di un'opera monumentale: tra il 1943 e il 1947, con "punte" fino al 1951, Maria vergò di getto, senza rileggere, centoventidue quaderni autografi, che contengono tutte le opere diverse dall'Autobiografia, scritte a episodi, di getto e in contemporanea. Eppure, da quelle condizioni di salute e di lavoro - per di più aggravate dagli eventi bellici, che la videro anche sfollata - nacquero testi corposi e organici.
Ben presto, la presunta "voce" di Gesù - cui, nei "dettati", si aggiunsero via via anche l'Eterno Padre, lo Spirito Santo, Maria Santissima e l'Angelo custode della scrittrice - indicò come principale la grande opera sul Vangelo, che, una volta completata, avrebbe visto descritta (in una serie di "visioni") e commentata (nei "dettati" che accompagnano i singoli episodi) la vita di Gesù e Maria, dall'Immacolata Concezione fino all'Assunzione.
Padre Migliorini cominciò ben presto a formare copie dattiloscritte di quanto Maria andava scrivendo e anche a farle circolare, sebbene ella e anche questa "voce" fossero contrarie a qualsiasi divulgazione degli scritti prima della morte di Maria stessa. Tale divulgazione, tuttavia - necessariamente frammentaria - attirò l'attenzione del Sant'Uffizio, che ordinò il ritiro di tutti i dattiloscritti in circolazione.
L'intera opera della Valtorta fu comunque sottoposta, per una sua valutazione e giudizio, all'allora pontefice Pio XII (vedi L'Osservatore Romano di venerdì 27 febbraio 1948), il quale dopo averla attentamente consultata diede disposizione di pubblicarla e di leggerla "così come è stata scritta" Questo per evitare che alcuni zelanti chierici potessero in qualche modo censurare alcuni passaggi e capitoli che a loro dire risultavano essere poco edificanti..
Va detto che l'opera ha subito inoltre approfondite analisi da parte di molti eminenti teologi cattolici i quali dichiararono unanimemente che questa era assolutamente conforme alla ortodossia cattolica.
Maria Valtorta inoltre mentre era impegnata nella stesura del suo Evangelo riuscì a riempire una grande quantità di quaderni tanto da poter formare in seguito ben 3 volumi di oltre 400 pagine l'uno il cui contenuto risultava integrativo dell'opera principale. Questi volumi sono titolati rispettivamente Quaderni 1943 / 1944 / 1945-50.
Si pensò allora ad un'edizione a stampa di tutta l'opera principale, ma svariate difficoltà si frapposero alla realizzazione del progetto: soltanto nel 1956 vide la luce il primo di quattro volumi, intitolato Il Poema di Gesù, per i tipi delle Edizioni Pisani. Peraltro, nei volumi successivi, che furono pubblicati con cadenza annuale fino al 1959, il titolo - suggerito dal noto clinico Nicola Pende, firmatario del Manifesto degli scienziati razzisti ed estimatore dell'opera, fu modificato in Il Poema dell'Uomo-Dio, poiché la versione originaria era già stata usata da un'altra casa editrice.
All'indomani della pubblicazione del quarto volume, il 16 dicembre 1959, il Sant'Uffizio condannò l'opera e la iscrisse nell'Indice dei libri proibiti. Il decreto della "Suprema", come di consueto in simili casi, non era motivato; su L'Osservatore Romano del 6 gennaio 1960, esso fu riportato insieme con un articolo di commento, intitolato "Una vita di Gesù malamente romanzata".
Maria Valtorta secondo la testimonianza di Marta Diciotti( Marta è stata l’assistente personale che ha accudito per oltre 26 anni la persona di Maria Valtorta), reagì quasi con indifferenza alla notizia della condanna; forse era iniziato quel misterioso processo che la portò, nei suoi ultimi anni, ad estraniarsi dal mondo in misura sempre maggiore.
Morì nella propria casa di Viareggio, il 12 ottobre 1961, e spirò non appena il sacerdote, recitando la preghiera per i moribondi allora in uso, le ebbe rivolto l'invito: "Proficiscere, anima christiana, ex hoc mundo" (Parti, anima cristiana, da questo mondo). Fu sepolta nel cimitero viareggino, ma, nel 1973, la salma fu riesumata e traslata a Firenze, nella Sala Capitolare della Basilica della Santissima Annunziata, il cui celebre affresco dell'Annunciazione, ella aveva molto ammirato in vita.
Di recente, l'Ordine dei Servi di Maria ha tentato di introdurre un processo di beatificazione, ma l'Arcivescovo di Lucca, nella cui Diocesi è morta Maria Valtorta, ha proposto di udire l'Arcivescovo di Firenze - adducendo, tra le altre, ragioni di ordine, per essere il Tribunale diocesano già impegnato in un processo di beatificazione alquanto ponderoso - e l'Arcivescovo di Firenze, una volta designato quale giudice dalla Congregazione per le Cause dei Santi, ha negato l'introduzione della causa, forte del parere negativo, pressoché unanime, dei Vescovi toscani; parere le cui ragioni, peraltro, non sono state comunicate al Postulatore.
RACCONTO DELLA MADONNA:
«È la vigilia del Giovedì santo. A taluni parrà fuori posto questa visione. Ma il tuo dolore di amante del mio Gesù Crocifisso è nel tuo cuore e vi resta anche se una dolce visione si presenta. Essa è come il tepore che si sviluppa da una fiamma, che è ancora fuoco ma non è già più fuoco. Il fuoco è la fiamma, non il tepore di essa, che ne è unicamente una derivazione. Nessuna visione beatifica o pacifica varrà a toglierti quel dolore dal cuore. E tienilo caro più della tua stessa vita. Perché è il dono più grande che Dio possa concedere ad un credente nel suo Figlio. Inoltre non è la mia, nella sua pace, visione disforme alle ricorrenze di questa settimana.
Anche il mio Giuseppe ha avuto la sua Passione. Ed essa è nata in Gerusalemme quando gli apparve il mio stato. Ed essa è durata dei giorni come per Gesù e per me. Né essa fu spiritualmente poco dolorosa. E unicamente per la santità del Giusto che m’era sposo fu contenuta in una forma, che fu talmente dignitosa e segreta che è passata nei secoli poco notata.
Oh! la nostra prima Passione! Chi può dirne la intima e silenziosa intensità? Chi il mio dolore nel constatare che il Cielo non mi aveva ancora esaudita rivelando a Giuseppe il mistero? Che egli lo ignorasse l’avevo compreso vedendolo meco rispettoso come di solito. Se egli avesse saputo che portavo in me il Verbo di Dio, egli avrebbe adorato quel Verbo, chiuso nel mio seno, con atti di venerazione che sono dovuti a Dio e che egli non avrebbe mancato di fare, come io non avrei ricusato di ricevere, non per me, ma per Colui che era in me e che io portavo così come l’Arca dell’alleanza portava il codice di pietra e i vasi della manna.
Chi può dire la mia battaglia contro lo scoramento, che voleva soverchiarmi per persuadermi che avevo sperato invano nel Signore? Oh! io credo che fu rabbia di Satana! Sentii il dubbio sorgermi alle spalle e allungare le sue branche gelide per imprigionarmi l’anima e fermarla nel suo orare. Il dubbio che è così pericoloso, letale allo spirito. Letale, perché è il primo agente della malattia mortale che ha nome “disperazione” e al quale si deve reagire con ogni forza, per non perire nell’a¬nima e perdere Dio.
Chi può dire con esatta verità il dolore di Giuseppe, i suoi pensieri, il turbamento dei suoi affetti? Come piccola barca presa in gran bufera, egli era in un vortice di opposte idee, in una ridda di riflessioni l’una più mordente e più penosa dell’altra. Era un uomo, in apparenza, tradito dalla sua donna. Vedeva crollare insieme il suo buon nome e la stima del mondo, per lei si sentiva già segnato a dito e compassionato dal paese, vedeva il suo affetto e la sua stima in me cadere morti davanti all’evidenza di un fatto.
La sua santità qui splende ancor più alta della mia. Ed io ne rendo questa testimonianza con affetto di sposa, perché voglio lo amiate il mio Giuseppe, questo saggio e prudente, questo paziente e buono, che non è separato dal mistero della Redenzione, ma sibbene è ad esso intimamente connesso, perché consumò il dolore per esso e se stesso per esso, salvandovi il Salvatore a costo del suo sacrificio e della sua santità.
Fosse stato men santo, avrebbe agito umanamente, denunciandomi come adultera perché fossi lapidata e il figlio del mio peccato perisse con me. Fosse stato men santo, Dio non gli avrebbe concesso la sua luce per guida in tal cimento. Ma Giuseppe era santo. Il suo spirito puro viveva in Dio. La carità era in lui accesa e forte. E per la carità vi salvò il Salvatore, tanto quando non mi accusò agli anziani, quanto quando, lasciando tutto con pronta ubbidienza, salvò Gesù in Egitto.
Brevi come numero, ma tremendi di intensità i tre giorni della Passione di Giuseppe. E della mia, di questa mia prima passione. Perché io comprendevo il suo soffrire, né potevo sollevarlo in alcun modo per l’ubbidienza al decreto di Dio, che mi aveva detto: “Taci! E quando, giunti a Nazareth, lo vidi andarsene dopo un laconico saluto, curvo e come invecchiato in poco tempo, né venire a me alla sera come sempre usava, vi dico, figli, che il mio cuore pianse con ben acuto duolo. Chiusa nella mia casa, sola, nella casa dove tutto mi ricordava l’Annuncio e l’Incarnazione, e dove tutto mi ricordava Giuseppe a me sposato in una illibata verginità, io ho dovuto resistere allo sconforto, alle insinuazioni di Satana e sperare, sperare, sperare. E pregare, pregare, pregare. E perdonare, perdonare, perdonare al sospetto di Giuseppe, al suo sommovimento di giusto sdegno.
Figli, occorre sperare, pregare, perdonare per ottenere che Dio intervenga in nostro favore. Vivete anche voi la vostra passione. Meritata per le vostre colpe. Io vi insegno come superarla e mutarla in gioia. Sperate oltre misura. Pregate senza sfiducia. Perdonate per esser perdonati. Il perdono di Dio sarà la pace che desiderate, o figli. Null’altro per ora vi dirò. Sin dopo il trionfo pasquale sarà silenzio. È la Passione. Compassionate il Redentore vostro. Uditene i lamenti e numeratene ferite e lacrime. Ognuna di esse è scesa per voi e per voi fu patita. Ogni altra visione scompaia davanti a questa che vi ricorda la Redenzione compiuta per voi».
ALTRA RIFLESSIONE.
Una luce sugli avvenimenti dell’incontro tra Maria e Giuseppe, ci viene un po’ anche dagli scritti di M. Valtorta nelle rivelazioni private che ricevette, in esse si parla del voto di verginità fatto da Maria e che lei rivela a Giuseppe il quale risponde: “Io unirò il mio sacrificio al tuo”. Ascoltiamo un loro dialogo, preso dallo scritto appena menzionato:
“Maria prende il ramo. È commossa e guarda Giuseppe con un viso sempre più sicuro e radioso. Si sente sicura di lui. Quando poi egli dice: “Sono nazareo” (*), il suo volto si fa tutto luminoso ed Ella si fa coraggio: “io pure sono tutta di Dio, Giuseppe. Non so se il Sommo Sacerdote te l’ha detto...” – “Mi ha detto solo che tu sei buona e pura e che hai da dirmi un tuo voto, e d’esser buono con te. Parla, Maria. Il tuo Giuseppe vuole farti felice in ogni tuo desiderio. Non t’amo con la carne. Ti amo con lo spirito mio, santa fanciulla che Dio mi dona!....” E Maria prosegue: “Fin dall’infanzia mi sono consacrata al Signore. So che questo non si fa in Israele. Ma io sentivo una voce chiedermi la mia verginità in sacrificio d’amore per l’avvento del Messia. Da tanto l’attende Israele!... non è troppo rinunciare per questo alla gioia d’esser madre!” Giuseppe la guarda fissamente.... E poi le dice: “Ed io unirò il mio sacrificio al tuo e ameremo tanto con la nostra castità l’Eterno, che Egli darà più presto alla terra il Salvatore, permettendoci di vedere la sua Luce splendere nel mondo....”
(*)Un nazareo era qualcuno che aveva fatto il voto del nazareato o nazireato, separandosi da altri per consacrarsi a Dio. Secondo Nu 6, il nazareo si asteneva dal vino, non si tagliava i capelli, e non poteva avvicinarsi ad un cadavere. Questo era un voto temporaneo, ma i primi esempi che abbiamo sono di persone consacrate da nazarei per tutta la vita.
Che cosa chiedere a San Giuseppe?
Il beato Giacinto Cormier, Maestro generale dell’Ordine domenicano, morto nel 1916, raccomandava di chiedere a san Giuseppe la devozione alla Madonna, perché nessuno tra le creature l’ha amata, onorata e servita quanto Lui.
Papa Giovanni fin da ragazzo recitava ogni giorno la preghiera Virginum custos, per chiedere a san Giuseppe la protezione sulla purezza.
Eccola:
“O Custode e Padre dei vergini, san Giuseppe, alla cui fedele custodia fu affidata la stessa Innocenza Cristo Gesù e la Vergine delle Vergini Maria; per questo duplice carissimo pegno, Gesù e Maria, ti prego e scongiuro che, preservatomi da ogni impurità, con anima incontaminata, con cuore puro e con casto corpo, mi aiuti a servire sempre nella maniera più casta a Gesù e a Maria. Amen”.
Come preghiere a San Giuseppe c’è anche quella molto bella di Leone XIII: “ A Te, o beato Giuseppe...”.
Vi sono anche le Litanie e quelle che passano sotto il nome di Sacro Manto.
Esorto anche a invocarlo tutte le sere prima di addormentarsi dicendo:
“Gesù, Giuseppe e Maria, Vi dono il cuore e l'anima mia;
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia;
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con Voi l'anima mia”».
UNA ROSA PER MARA
LA MORTE NON È NIENTE
In queste lunghe giornate senza la presenza gioiosa, anche se sofferente, di Mara, mi sono lasciato portare dai ricordi e da alcune riflessioni che ora vi propongo come una specie di viatico utile per vivere al meglio la nostra condizione umana.
Stamattina ho voluto portarle al cimitero un bellissimo bouquet di rose che una vecchia amica mi aveva portato l’altro giorno, Mara era innamorata di quel fiore e anch’io da sempre ho avuto un debole per le rose che avevo imparato a conoscere e amare nel giardino della casa paterna di Favaro Veneto. Tutti gli eventi importanti della nostra vita familiare hanno visto le rose fare la parte della regina della manifestazione, e non mancava la domenica che alcune rose di colore vivace e particolare facessero bella mostra al centro del tavolo in cucina.
Però, stamattina ho voluto che fosse una giornata particolare. Proprio in questi giorni un vecchio amico, ancora fresco di dolore per la perdita della moglie, mi aveva recapitato una preghiera che avevo già letto e sentito in altre occasioni: “LA MORTE NON È NIENTE”. Poi per conto mio avevo fatto delle ricerche e avevo trovato un’altra preghiera molto simile e molto bella: “SE MI AMI NON PIANGERE”, erroneamente attribuita a sant’Agostino.
Così ho preso il bouquet di rose e con la bicicletta di Mara sono andato in cimitero a Maerne con l’intento di farle una sorpresa. Una volta sistemati i fiori l’ho baciata sulla fotografia che la ritrae bella e sorridente e l’ho invitata a recitare con me le due stupende suppliche. Mara era una bravissima interprete e quando recitava ci metteva l’anima. Ogni volta che scrivevo una delle mie poesie dovevo fargliela recitare, perché se superava la sua interpretazione mi guardava, a volte commossa, e mi dava il suo parere per la pubblicazione.
Ecco il dialogo che si è instaurato stamattina tra noi due:
LA MORTE NON E' NIENTE.
Sono solamente passata dall’altra parte: è come fossi nascosta nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’una per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare (mammina);
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontana, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.
(Henry Scott Holland)
SE MI AMI NON PIANGERE!
Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora vivo; se tu potessi vedere e sentire
quello che io vedo e sento in questi orizzonti senza fine
e in questa luce che tutto investe e penetra, tu non piangeresti se mi ami.
Qui si é ormai assorbiti dall’incanto di Dio e dai riflessi della sua sconfinata bellezza.
Le cose di un tempo, quanto piccole e fuggevoli, al confronto!
Mi é rimasto un profondo affetto per te; una tenerezza che non ho mai conosciuto.
Ora l’amore che mi stringe profondamente a te, é gioia pura e senza tramonto.
Mentre io vivo nella serena ed esaltante attesa, tu pensami così!
Nelle tue battaglie, nei tuoi momenti di sconforto e di stanchezza,
pensa a questa meravigliosa casa, dove non esiste la morte,
dove ci disseteremo insieme nel trasporto più intenso,
alla fonte inesauribile dell’amore e della felicità.
Non piangere più se veramente mi ami!
(padre Giacomo Perico, gesuita)
Ecco, così la mia domenica mattina, il giorno prima della festa dell’Assunta, l’ho voluta trascorrere nella poesia con Mara, la mia amata compagna di vita e di avventure. Quante ne abbiamo vissute! Dalle pericolose ascensioni sulle ferrate dolomitiche all’organizzazione di eventi per la raccolta di fondi. Una volta per la Chiesa di Olmo, altre volte per la Custodia francescana di Terra Santa o per l’Istituto Effetà di Betlemme dove le nostre care suore Dorotee, del santo Giovanni Antonio Farina, rieducano all’udito e alla parola i bambini sordomuti palestinesi. Altre volte ancora per organizzare eventi religiosi e pellegrinaggi. Ricordo le belle celebrazioni liturgiche presso il Monastero della Visitazione di Treviso, con padre Aldo Tonini o.f.m. Commissario della Custodia Francescana di Terra Santa per il Triveneto insieme a don Daniele Panzeri della Famiglia religiosa di san Luigi Orione. Quanta gioia abbiamo portato dalle suore di clausura con quelle manifestazioni! Ma è bello ricordare anche lo stupendo pellegrinaggio in Giordania e in Terra Santa dove lei non è potuta venire, oppure quello in Polonia per conoscere da vicino san Massimiliano Maria Kolbe, san Giovanni Paolo 2° e santa Faustina Kowalska, e anche in questo caso ha lasciato a me l’onere della guida perché impossibilitata a partecipare. Infine, tra le iniziative di carattere religioso, la fondazione nella Parrocchia dell’Annunciazione di Olmo-Martellago del Gruppo di devozione alla Divina Misericordia ancora sei anni fa e che si trova a pregare in chiesa al lunedì sera alle 20.30.
Però, desidero concludere questa mia escursione domenicale con un simpatico ricordo di Mara. Qualcosa che lei ha vissuto intensamente e che scherzosamente gli amici hanno denominato “l’epopea della Genoveffa”.
Genoveffa era una piccola gazza ladra caduta dal nido nel nostro giardino nel mese di maggio dell’anno scorso, e che noi abbiamo accudito finché è cresciuta e se ne è andata per il suo cielo. Ebbene, Mara ci ha messo tutto il suo istinto materno nell’allevare Genoveffa, avevano un dialogo tra loro fatto di gorgheggi e di cinguettii. Le avevamo preparato un bel nido sui rami del cedro deodara in giardino e lei quando aveva fame chiamava con il suo trillo inconfondibile e subito Mara le preparava il pastone, e io salivo con la scala sul nido e con il cucchiaino le davo la pappa. Quando poi è cresciuta allora volava giù sul ramo e Mara le lasciava la pappa che lei golosamente beccava e al pomeriggio la accompagnava mentre dava da bere ai vasi di fiori nel giardino. Mara aveva sempre sognato di avere dei nipoti e Genoveffa ha sublimato questo suo desiderio dandole un mondo di soddisfazione. Ogni tanto dal suo lettone in questi ultimi mesi, al mattino, mi diceva di aprirle la persiana perché sentiva il cinguettio di Genoveffa che la salutava dal giardino vicino.
MARA CON GENOVEFFA IN DIALOGO
Pubblico il presente articolo come gesto di ringraziamento alla Madre Superiora per essere stato invitato a parlare alle monache del Monastero della Visitazione di Treviso sul tema della preghiera. Mi auguro che le riflessioni riportate possano essere di giovamento per le persone che sono desiderose di capirci qualcosa di più su questo tema di grande attualità, proprio in questo anno giubilare.
Questa nota si articola in almeno tre parti, la prima di natura scientifica che ha come scopo quello di spiegare i meccanismi di funzionamento del nostro cervello e dei sistemi neuronali coinvolti, la seconda più propriamente mistica riguarda la relazione con la Divinità e infine la terza si concretizza nell’illustrare un esempio preso dalla testimonianza di una santa ritenuta dagli esperti una maestra di questa disciplina mistica.
PRIMA PARTE.
Lo sviluppo delle neuroscienze negli ultimi decenni ha consentito di mettere in luce le modalità di funzionamento dei nostri sistemi neurali. E' noto che il nostro corpo è composto da miliardi di cellule ognuna delle quali è una piccola centrale biochimica ed elettrica, è anche noto che ogni sorgente di elettricità genera anche onde elettromagnetiche. Per esemplificare tutti noi abbiamo conoscenza di come si analizza il comportamento del cervello, del cuore e dei muscoli. L’ingegneria biomedica ha realizzato apparecchiature sempre più sofisticate per studiare mediante elettroencefalogramma, elettrocardiogramma e elettromiografia il funzionamento degli organi analizzati.
Le scoperte della Fisica quantistica hanno consentito di andare oltre l’analisi dei semplici tracciati per esplorare addirittura gli effetti del pensiero sulla realtà fisica e non solo. Il nostro cervello fatto di miliardi di neuroni tutti dotati di carica elettrica ed emettenti onde elettromagnetiche, è la centrale dei processi comunicativi che avvengono a livello fisiologico dentro al nostro corpo, ma non solo, anche a livello di comunicazione del pensiero al mondo circostante, dal momento che il pensiero non è altro che una elaborazione prodotta dai nostri neuroni.
Ma c’è dell’altro, in questo contesto, ancora più affascinante. Scoperte recenti hanno messo in evidenza che il muscolo cardiaco ha un suo sistema neuronale in diretta connessione con quello cerebrale. Anzi, è stato dimostrato che il campo toroidale (circolare attorno all’organo) del cuore è molto più potente di quello cerebrale.
Gli scienziati dell’HeartMath dell’Università americana di Stanford, hanno fatto una scoperta forse ancora più grande riguardo al cuore. Hanno dimostrato che il cuore umano genera il campo energetico più ampio e potente di tutti quelli generati da qualsiasi altro organo del corpo, compreso il cervello all’interno del cranio. Hanno scoperto che questo campo elettromagnetico ha un diametro che si estende dai due metri e mezzo ai tre metri, con l’asse centrato nel cuore. La sua forma ricorda quella acciambellata di una toroide, forma spesso considerata la più unica e primaria dell’universo.
Reliquiario contenente il cuore incorrotto di San Francesco di Sales, fondatore delle Visitandine, e custodito nella chiesa del Monastero della Visitazione a Treviso
Il cuore genera il più ampio campo elettromagnetico del corpo
I campi elettromagnetici generati dal cuore permeano ogni cellula e possono agire come un segnale sincronizzatore per il corpo in maniera analoga all’informazione portata dalle onde radio. L’evidenza sperimentale dimostra che questa energia non solo è trasmessa internamente al cervello ma è anche recepibile da altri che si trovino nel suo raggio di comunicazione. Il cuore genera il più ampio campo elettromagnetico del corpo. Il campo elettrico come viene misurato dell’elettrocardiogramma(ECG) è all’incirca 60 volte più grande in ampiezza di quello generato dalle onde cerebrali registrate da un elettroencefalogramma (EEG). La componente magnetica del campo del cuore, che è all’incirca 5000 volte più potente di quella prodotta dal cervello, non è impedita dai tessuti e può essere misurata a diversi metri di distanza dal corpo con uno Strumento a Superconduzione di Interferenze Quantiche (SQUID) basato su magnetometri. E’ stato anche rilevato che le chiare modalità ritmiche nella variabilità della cadenza del battito cardiaco sono distintamente alterate dall’esperienza di differenti emozioni. Questi cambiamenti nelle onde elettromagnetiche, nella pressione sanguigna e in quella sonora, prodotti dall’attività del ritmo cardiaco sono percepite da ogni cellula del corpo a ulteriore supporto del ruolo del cuore quale globale e interno segnale di sincronizzazione.
Ora, partendo dalle acquisizioni scientifiche sul funzionamento del nostro cervello e sulle scoperte della capacità del pensiero di influenzare gli eventi interni al corpo umano, e non solo, ma anche quelli esterni, possiamo fare alcune riflessioni sul significato della preghiera e della sua efficacia riguardo alle intenzioni per le quali, rivolgendoci alla Divinità, noi preghiamo.
Esperimenti su queste modalità di preghiera, soprattutto comunitaria, dove più persone si trovano per pregare Dio secondo quella certa intenzione, sono stati realizzati in particolare nei gruppi del Movimento ecclesiale del Rinnovamento Carismatico Cattolico e da quello del Rinnovamento nello Spirito Santo. I risultati sono stati evidenti e riportati come testimonianza nei loro Convegni: la preghiera influisce sugli eventi per i quali si prega.
Quale significato dare a questi risultati? Qui entriamo in un ambito fecondo di sviluppi straordinari sull’efficacia della preghiera, entriamo in un contesto dove entrano in gioco l’anima che ogni persona ha ricevuto da Dio creatore e Dio stesso. Significa che noi siamo in grado di comunicare con la Divinità e come siamo in grado di farlo con Lui, siamo in grado di farlo anche con la Madonna, con san Giuseppe e con tutti i santi della storia. Generazioni di mistiche e mistici testimoniano nelle loro biografie queste esperienze straordinarie di comunicazione tra l’anima della persona e le anime residenti in Paradiso nella visione beatifica del Creatore.
La scienza ha reso visibili e comprensibili le esperienze di generazioni di santi che hanno lasciato scritto quanto avevano sperimentato nella preghiera.
Seguendo questa pista di lavoro e di ricerca riporto, ora, una testimonianza che un monaco mi ha rilasciato tempo fa quando andai ad intervistarlo su questo argomento.
“Credo che quando noi parliamo della preghiera dobbiamo parlare meno di onde cerebrali e più di anima. Cioè della dimensione profonda che è essa stessa forza, è essa stessa energia, l'anima, è per sua natura. Mentre le onde cerebrali sono prodotte dal cervello l'anima non è prodotta, l'anima c'è.
E quindi quando noi preghiamo nel profondo del nostro cuore è l'anima che prega, e prega in forza di un dono che la rende viva nello Spirito, lo Spirito del Signore. Se tu vuoi intercedere, supplicare, chiedere perdono, è importante che tu lo faccia all’interno di te stesso, quindi' nella tua anima, non tanto nel pensiero, il pensiero può essere uno strumento che rivolge che indirizza la .tua anima, il pensiero della tua volontà, ma la preghiera deve essere espressione dell'interiorità, quindi del cuore. Più che del cervello o della mente, del cuore.
Molto spesso quando noi preghiamo non ci rendiamo conto dell’azione della preghiera, perché l'azione della preghiera sovrasta la nostra consapevolezza e sovrasta a volte anche le nostre intenzioni, quindi, pregare anzitutto facendo unità interiore, cioè calandoci dentro la nostra anima.
È per questo che Gesù raccomanda che quando vogliamo pregare, anzitutto, di entrare nel profondo nell'intimo del nostro cuore, nel segreto, lì nel segreto Dio è presente e nel segreto Dio si fa come dono.
Nel vangelo di Matteo. Quando Gesù, insegna ai suoi a pregare invita proprio a non farlo nelle piazze per essere visti e quindi con l'intenzione che nulla ha a che vedere con l'azione della preghiera, ma di entrare nel proprio segreto, nella stanza interiore.
E dice 'che il PADRE vede, e il Padre dona la sua ricompensa, o meglio, fa il suo dono, e il dono del Padre è sempre il Figlio, per cui entrare nell'intimo del nostro cuore restare, dimorare nel nostro cuore significa accogliere il dono di Cristo, presente in noi nel suo Spirito, e nella presenza dello Spirito che diventa orazione efficace, grido che il Signore ascolta, ed è nello Spirito che noi intercediamo, supplichiamo, offriamo, ringraziamo, lodiamo.
A me sembra che questo sia un primo grosso dettaglio o sottolineatura, relativamente alla preghiera. Io credo sia molto importante che quando noi decidiamo di pregare, possiamo fare precedere la preghiera da un momento di silenzio, di raccoglimento, in modo da rimetterci in sintonia con la nostra anima, mentre tante volte noi entriamo nella preghiera rimanendone fuori, perché la nostra mente è legata, aderisce alle preoccupazioni del mondo, non alla fede e alla
certezza del Signore, ma alle preoccupazioni del mondo, possiamo dire anche alle preoccupazioni dell'io, tutto ciò che è mortale e che non è sotto il nostro potere perché tutto è in potere di Dio.
Lasciare dunque ogni legame con ciò che non ha valore, non ha potere, e entrare nell'intimo, sciogliendo questi legami che ci mantengono al di fuori di noi stessi e invocare la misericordia del Signore affinché ci conduca passo dopo passo dentro la nostra stanza interiore, sciogliendo ogni ormeggio che ci lega a un molo che ci impedisce di salpare verso l'orizzonte, verso la luce, verso
l'infinito. Quindi credo che volendo pregare per sé ma anche per gli altri, sia fondamentale anzitutto fare silenzio e compiere questo primo percorso che va dalla esteriorità alla interiorità, e questo è il passaggio della prima soglia verso la preghiera: dalla esteriorità alla interiorità.
Il secondo passaggio è sentire nel proprio cuore la presenza della pace. Nel percorso interiore, superata la prima soglia dalla esteriorità alla interiorità, noi continuiamo a incontrare delle difficoltà. Sono le difficoltà legate alle memorie, ai ricordi, alle paure, alle inquietudini che turbano il nostro percorso verso l'interiorità, c'è bisogno quindi di un momento nella interiorità, di
purificazione, di lasciare andare anche gli ostacoli, gli impedimenti, i legami, dovuti alla memoria passata, recente, remota, e attraversarla senza paura, senza combatterla ma lasciare che sia, guardarla con sempre crescente serenità e proseguire.
Arriviamo a un certo punto in cui qualcuno ci prende per mano e ci conduce verso la pace, la pace interiore, la pace profonda, e lì nel luogo della pace allora possiamo incominciare ad aprire il nostro cuore e a presentare a Dio la nostra preghiera, per noi per gli altri, per chiunque”.
L'estasi di Santa Teresa d'Avila scolpita da Gian Lorenzo Bernini nella Chiesa, dei Carmelitani Scalzi, dedicata a Santa Maria delle Vittorie in via XX Settembre a Roma,
SECONDA PARTE.
Vorrei iniziare questa seconda parte sulla preghiera partendo da uno degli esempi più forti narrati nei Vangeli: l’orazione di Gesù nell’orto del Getsemani dopo l’ultima cena.
Partendo dal concetto di Dio Amore infinito, egli ci ha insegnato ad avvicinarsi a Lui con l’orazione, che può avere diversi modi di esprimersi: invocazione, intercessione, lode, ringraziamento, devozione e infine abbandono a Colui che cerca un dialogo con noi perché viviamo e esistiamo dentro di Lui.
La preghiera può essere recitata, libera o cantata.
La preghiera è presente in tutte le religioni e, tra le preghiere più belle ricordiamo i salmi dell’Antico Testamento, che raccontano tutta la storia di un popolo.
Le varie forme di preghiera nella nostra religione cattolica potrebbero essere:
• la lectio divina, preghiera che parte dalla Sacra scrittura per aprirsi al colloquio personale con Dio;
• il Rosario, preghiera completa perché riassume in una sintesi straordinaria tutta la storia della salvezza. In tutte le apparizioni la Santa Vergine Maria ha raccomandato la recita del Santo Rosario;
• il culto delle immagini per aiutarci nella concentrazione ispirandoci alla vita di quel Santo;
• la Via Crucis, pensata e istituita da san Leonardo di Porto Maurizio, frate francescano minore.
Ma come si può pregare e come si fa a pregare?
Innanzitutto si fa il segno di croce riandando immediatamente al mistero fondante della nostra religione cattolica che è la Santa Trinità. Poi ci si mette in una posizione corporale dignitosa, possibilmente si chiudono gli occhi, in un luogo staccato dal quotidiano e senza rumori.
Dio ci parla solo nel silenzio, ma non aspettiamoci che Lui parli a noi, saremo noi a metterci in confidenza con Lui e si vedrà che la nostra anima non rimarrà insensibile a questo contatto. Invochiamo lo Spirito di fuoco che infiamma tutta la nostra anima per un migliore contatto con Lui.
Possiamo vivere senza la preghiera?
È per questo che Gesù ci ha insegnato su richiesta degli apostoli l’antica orazione del Padre Nostro, (Luca 11,1: Gesù insegnaci a pregare). Se si osserva, in questa preghiera, prima lodiamo Dio, poi ci abbandoniamo a Lui nella richiesta del suo sostegno (dacci oggi il nostro pane quotidiano), nella richiesta del perdono dei peccati (rimetti a noi i nostri debiti), nella richiesta di salvezza (liberaci dal male e non farci cadere in tentazione).
Ma tante altre volte Gesù ha dato l’esempio con l’orazione personale, staccandosi dal gruppo e, nel silenzio, dialogare col Padre. Grande insegnamento.
La preghiera che ha colpito tutti di Gesù nel Getsemani prima del tradimento di Giuda, è stata tra le più sofferte, perché si è vista l’umanità nel respingere il calice più amaro, ma anche la carità di Gesù nell’accettare la volontà del Padre.
E poi, la sintesi più alta quando dalla croce chiede al Padre di perdonare lo scempio che gli stanno facendo i suoi concittadini e fratelli di fede insieme ai romani.
Perciò gli spunti sono tanti, ma si potrebbe concludere con la maestra della preghiera: Santa Teresa d’Avila.
Pregare è lasciar parlare il proprio cuore a Dio con slancio sulle ali del desiderio e sostenuto dall’amore.
Svuotiamoci di tutte le rabbie e le preoccupazioni deponendole ai suoi piedi prima di mettersi in intima preghiera con Dio.
Non posso fingere con Dio e Lui non può tradirmi.
TERZA PARTE.
Concludiamo questa riflessione con la testimonianza di una cantante moderna, Giuni Russo, morta di tumore nel 2004, la quale negli ultimi anni della sua vita si era dedicata alla frequentazione delle monache Carmelitane Scalze di Milano, e qui aveva maturata la sua conversione, profonda e straordinaria. Giuni ha scritto e cantato canzoni ispirate da Santa Teresa d’Avila. L’anno scorso nella ricorrenza dei 500 anni della nascita della Santa, le suore Carmelitane Scalze di Milano hanno pubblicato un CD con le canzoni composte da Giuni e da un poeta, cantate dalla stessa dopo la sua conversione: "Giuni Russo - LasMoradas- Live". Finalmente il Cd in versione integrale il memorabile concerto nella Basilica di S. Lorenzo Maggiore a Milano. Il Cd è dedicato a Papa Francesco in occasione del 500 anniversario di S. Teresa d'Avila."Giuni Russo carmelitana d'amore, incontro con Santa Teresa d'Avila"!
Giuni, “carmelitana d’amore”, ha voluto essere sepolta nel cimitero delle Carmelitane Scalze di Milano.
Giuni Russo durante uno degli ultimi concerti, alcune liriche le ha composte con Franco Battiato
Mi piace concludere così questa riflessione sulla preghiera, ricordando Santa Teresa, riformatrice dell’Ordine Carmelitano, e questa nostra artista contemporanea che dalla Santa è stata convertita.
NADA TE TURBE DI SANTA TERESA D’AVILA
Nada te turbe, nada te espante,
quien à Dios tiene, nada le falta,
solo Dios basta.
Todo se pasa, Dios no se muda,
la paciencia, todo lo alcanza.
Todo se pasa, todo se muda,
la paciencia, todo lo alcanza.
Nada te turbe, nada te espante,
quien à Dios tiene, nada le falta,
solo Dios basta.
Nada te turbe, nada te espante,
quien a Dios tiene, Dios basta.
Nada te turbe, nada te espante,
solo Dios, solo Dios basta.
Niente ti turbi, niente ti spaventi,
a chi ha Dio, nulla manca,
Dio solo basta.
Tutto passa, Dio non cambia,
la pazienza, tutto realizza.
Tutto passa, tutto cambia,
la pazienza, tutto realizza.
Niente ti turbi, niente ti spaventi,
a chi ha Dio, nulla manca,
Dio solo basta.
Niente ti turbi, niente ti spaventi,
a chi ha Dio, Dio basta.
Niente ti turbi, niente ti spaventi,
solo Dio, solo Dio basta.
Di seguito il testo di: MORO PERCHE' NON MORO
Vivo ma in me non vivo
E’ il bene che dopo morte imploro
Che mi sento morire
Morire perché non moro
E più in me non vivo
Vivo nel tuo immenso amore
Mi vuole mi struggo ogni ora per intenso ardore
Vivo ma in me non vivo
Moro perché non moro
E più in me non vivo
Moro perché non moro
Non mi tradire fortissimo amore che imploro
Moro perché non moro
Vivo ma in me non vivo
Moro perché non moro
Quanto è mai lunga all’esule
Quest’affannosa vita
Quanto mai duri i vincoli
Che m’hanno ormai sfinita
Per quello che ho nell’anima
Che posso fare, o vita
Se non te stessa perdere
E andare in lui smarrita
Vivo ma in me non vivo
Moro perché non moro
E più in me non vivo
Moro perché non moro
Non mi tradire fortissimo amore che imploro
Moro perché non moro
Vivo ma in me non vivo
Moro perché non moro
E più in me non vivo
Moro
No me traiciones fuertìsimo amor que imploro
Que me siento morir
Morir porque no muero
Por lo que el alma Qué puedo hacer o vida
Si no a ti misma perder Y andar en él perdida
E più in me non vivo
Moro
Y andar en él perdida
Muero porque no muero
Si no a ti misma perder
Y andar en él perdida
Y andar en él perdida
TREVISO, Monastero della Visitazione, 12 marzo 2016
LA PARROCCHIA DELL'ANNUNCIAZIONE DI OLMO-MARTELLAGO E IL GRUPPO DI DEVOZIONE ALLA DIVINA MISERICORDIA INVITANO I FEDELI A UNA SERATA SPECIALE PER L'APERTURA DELL'ANNO GIUBILARE DELLA MISERICORDIA.
Lunedì 16 Novembre 2015 alle ore 20.30 nella chiesa parrocchiale, dopo la recita della Coroncina della Divina Misericordia, fra Remigio Battel, francescano cappuccino, parlerà dell'Anno Santo della Misericordia illustrando due personalità straordinarie, anche loro frati francescani cappuccini:
SAN LEOPOLDO MANDIC E SAN PIO DI PIETRELCINA
ministri della Misericordia nel sacramento della Riconciliazione (Confessione).
Papa Francesco ha disposto che le spoglie mortali dei due santi siano esposte nella Basilica di San Pietro a Roma all'inizio della Quaresima del 2016, dal 5 al 10 Febbraio.
L'evento al quale vi invitiamo per il 16 Novembre, è straordinario perché avremo in chiesa, per la circostanza, importanti reliquie dei due Santi che saranno venerate al termine della riflessione di fra Remigio.
L'obiettivo della serata è quello di rinnovare nella coscienza dei fedeli il ruolo del Sacramento della Riconciliazione per poter accedere alla Misericordia del Padre.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI, RICCHI DI FEDE E DI MISERICORDIA
RELIQUIARIO CONTENENTE NEL PALMO DELLA MANO UN' ESCARA (SANGUE ESSICATO) DI UNA STIMMATA DI SAN PIO DI PIETRELCINA. QUESTA RELIQUIA SARA' VENERATA IL 16 NOVEMBRE INSIEME A UNA RELIQUIA DI SAN LEOPOLDO MANDIC.
A DIECI ANNI (per don Daniele Panzeri)
L’aria giovane è rimasta
dentro allo sguardo penetrante
quale spirito ti ha mosso
su questi sentieri impervi
la vetta si vede
ma lontana
inaccessibile
Dio non sempre si fa vedere
ma hai buone guide
don Bosco
don Orione
magari il vecchio parroco
la famiglia generosa
ricca di valori profondi
l’umanità
quella sofferente e in ricerca
ti sprona continuamente
incessantemente
e tu
camminatore senza fatiche
ti lasci condurre
hai scelto un Maestro unico
una guida sicura
e tu avanzi verso l’alto
e molti hanno scelto
e ti seguono
e innamorati del Cristo
in colonna ordinata e orante
insistono con te nella luce lontana
un giorno
tutti insieme
nella gioia
quella luce improvvisamente
abbaglierà lo sguardo
e sarà Paradiso.
CI TROVIAMO CON DON DANIELE TUTTI INSIEME PER FARE FESTA DOMENICA 18 OTTOBRE 2015 PRESSO LA CHIESA DI SAN PIO X A MARGHERA ALLE ORE 14 PER LA RECITA DEL ROSARIO E PER LA CELEBRAZIONE DELLA SANTA MESSA CON LE PREGHIERE DI GUARIGIONE E DI LIBERAZIONE
PARROCCHIA DELL’ANNUNCIAZIONE IN OLMO DI MARTELLAGO
GRUPPO DI DEVOZIONE ALLA DIVINA MISERICORDIA.
10 Agosto 2015 ore 20 30
COME AVVENNE LA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELL’ASSUNTA
Conoscere la Storia aiuta a capire i fatti che si sono verificati. In questa breve devozione prendiamo in considerazione come la Vergine della Rivelazione si sia manifestata a Roma, a Bruno Cornacchiola e ai suoi tre figli.
Bruno aveva partecipato giovanissimo, come volontario, alla guerra di Spagna, militando dalla parte dei marxisti. Lì aveva conosciuto un protestante tedesco che gli aveva inculcato un odio feroce per il Papa e il cattolicesimo. Così, nel 1938, mentre si trovava a Toledo, comprò un pugnale e sulla lama incise: «A morte il Papa!». Ritornato a Roma nel 1939 si fece “battista” (setta protestante) e successivamente entrò nella setta fondamentalista protestante degli “avventisti del settimo giorno”, che propugnano un odio viscerale contro tutto ciò che è proclamato dalla Chiesa Cattolica, compresa un’avversione particolare contro la Madonna.
Un cenno a ciò che avvenne viene dato tra poche righe, quello che è straordinario è mettere in evidenza, e su questo siamo invitati a meditare, come la Madonna scelga le persone più incredibili, a volte, per manifestare la sua tenerezza di madre per la Chiesa e per l’umanità, che sempre più si allontana dalla fede e dal magistero della Chiesa stessa.
Chi desideri approfondire l’evento storico, si colleghi al sito:
http://www.madonnadelletrefontane.it
Le persone devote del Sacro Cuore di Gesù, troveranno nella storia di quest’uomo un fatto prodigioso collegato ai primi nove venerdì del mese. Un motivo in più per approfondire gli eventi miracolosi delle Tre Fontane.
10 Agosto: santa Chiara di Assisi, (1194 – 1253). Ha appena dodici anni Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, quando Francesco d'Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata dall'esempio di Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S.Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l'Ordine femminile delle «povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione. Erede dello spirito francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il culto verso il SS. Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243.
12 Agosto santa Francesca Giovanna de Chantal (Digione, Francia, 1572 - Moulins, Francia, 13 dicembre 1641) La vita di Giovanna Frémiot è legata indissolubilmente alla figura di Francesco di Sales, suo direttore e guida spirituale, e di cui fu seguace e al tempo stesso ispiratrice e collaboratrice. Nata a Digione nel 1572, a vent'anni sposò il barone de Chantal, da cui ebbe numerosi figli. Rimasta vedova, avvertì sempre di più il desiderio di ritirarsi dal mondo e di consacrarsi a Dio. Sotto la guida di Francesco di Sales, diede vita a una nuova fondazione intitolata alla Visitazione e destinata all'assistenza dei malati. L'Istituto si diffuse rapidamente nella Savoia e nella Francia. Ben presto seguirono Giovanna, diventata suor Francesca, numerose ragazze, le Visitandine, come erano chiamate e universalmente note le suore dell'Isituto. Prima della sua morte, avvenuta a Moulins il 13 dicembre del 1641, le case della Visitazione erano 75, quasi tutte fondate da lei. È sepolta nella chiesa della Visitazione ad Annecy insieme a san Francesco di Sales.
Tra le più note figlie dell'Ordine religioso da lei fondato è la mistica del Sacro Cuore di Gesù Margherita Maria Alacoque visitandina del monastero di Paray-le-Monial.
14 agosto, san Massimiliano Maria Kolbe (8.1.1894 – 14.8.1941) Frate francescano conventuale, innamorato della Madonna, fondò la Milizia dell’Immacolata. Massimiliano fu beatificato il 17 ottobre 1971 da papa Paolo VI e canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo conterraneo. Il giorno della canonizzazione, papa Wojtyła nell'omelia lo definì «santo martire, patrono speciale per i nostri difficili tempi, patrono del nostro difficile secolo» e «martire della carità». Alla cerimonia era presente anche Francesco Gajowniczek, l'uomo che aveva salvato dalla morte nel campo di concentramento di Auschwitz.
15 agosto, solennità della Assunzione della Beata vergine Maria, finalmente il1° novembre 1950 Papa Pio XII dà la solenne proclamazione: “dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Pochi anni prima, 12 aprile 1947, la Madonna era apparsa a Bruno Cornacchiola presso l’abbazia trappista delle Tre Fontane e gli aveva detto: «Il mio corpo non marcì, né poteva marcire. Mio Figlio e gli angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso...». Con queste parole Maria si presentava anche come Assunta in Cielo in anima e corpo.
LODATE IL SIGNORE PERCHÉ È GRANDE, ETERNA È LA SUA MISERICORDIA
CANTO: SPIRITO SANTO SOFFIO DI VITA
Spirito Santo soffio di vita, Spirito Santo soffio di fuoco,
Spirito Santo consolator, scendi su di noi.
Vieni o Spirito tra noi, abita nei cuor
Vieni o Spirito d’amor, noi ti attendiam. RIT:
Spirito di santità, Spirito di verità,
Spirito di carità, scendi su di noi. RIT.
Crea un cuore nuovo in noi che possiam bruciare per te,
il Tuo Spirito d’amor scenda su di noi. RIT.
INTENZIONI PER LA PREGHIERA DI INTERCESSIONE DA ENUNCIARE PUBBLICAMENTE
UN MINUTO DI RACCOGLIMENTO PER LE INTENZIONI PERSONALI
CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA
PREGHIERA DI GUARIGIONE (da recitare in particolare dopo la Comunione eucaristica)
“Gesù, il Tuo sangue puro e sano circoli nel mio organismo malato, e il Tuo corpo puro e sano trasformi il mio corpo malato e pulsi in me una vita sana e forte, se è la Tua santa volontà” (dal Diario di Santa Faustina Kowalska, pag. 376)
CANTO
SPIRITO DI GESÙ EFFUSO IN NOI (4 VOLTE)
CORPO DI GESÙ DONATO A NOI (4VOLTE)
SANGUE DI GESÙ DONATO A NOI (4 VOLTE)
CUORE DI GESÙ DONATO A NOI (4 VOLTE)
CUORE DI MARIA DONATO A NOI (4 VOLTE)
PAUSA DI MEDITAZIONE PERSONALE
Preghiera
O Dio, Padre di eterna misericordia, fa' che convertano a te i nostri cuori, perché nella ricerca dell'unico bene necessario e nelle opere di carità fraterna siamo sempre consacrati alla tua lode.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen .
Canto: Dell'aurora tu sorgi più bella
Dell'aurora Tu sorgi più bella,
coi tuoi raggi fai lieta la terra,
e fra gli astri che il cielo rinserra,
non v'è stella più bella di Te.
RIT. Bella tu sei qual sole,
bianca più della luna;
e le stelle più belle
non son belle al par di Te. (bis)
T'incoronano dodici stelle,
ai tuoi piedi hai l'ali del vento,
e la luna si curva d'argento;
il tuo manto ha il colore del ciel. RIT.
Gli occhi tuoi son più belli del mare,
la tua fronte ha il colore del giglio,
le tue gote baciate dal Figlio
son due rose e le labbra son fior. RIT.
INVOCHIAMO LA BENEDIZIONE DEL SIGNORE con la formula di san Francesco: Il Signore ci benedica e ci custodisca, mostri a noi il suo volto e abbia misericordia di noi. Rivolga il suo volto verso di noi e ci dia pace. Nel nome del Padre, del Figlio e dello spirito Santo. Amen
L’Assunzione del Tiziano nella basilica dei Frari a Venezia
Cari corrispondenti e lettori,
desidero rendervi partecipi dell'evento che abbiamo realizzato sabato 31 gennaio presso il Monastero della Visitazione a Treviso, pubblicando alcune foto con S. E. monsignor Giovanni D'Ercole. Alla suggestiva iniziativa hanno partecipato con entusiasmo un bel gruppo di Dame e Cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La Santa Messa è stata solennemente accompagnata dalla Corale Musica Insieme di Castelfranco Veneto diretta dal Maestro Renzo Simonetto.
Apertura dell'evento con la presentazione del tema e dell'illustre relatore
Il Presidente dell'UCSI Veneto Gianfranco Baggio saluta l'ospite e i numerosi convenuti
Il dr. Marco Eugenio Brusutti, Presidente della Fondazione omonima, saluta e ringrazia
Monsignor Giovanni D'Ercole risponde alle domande dell'intervistatore prof. Gianfranco Trabuio
Monsignor Giovanni al termine della Santa Messa impartisce la benedizione
Dame e Cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che hanno partecipato all'evento
Questo è un invito veramente eccezionale, il 31 gennaio 2015 alle ore 16, presso il Monastero della Visitazione a Treviso, in via Mandruzzato 22 (si accede da Viale della Repubblica all'incrocio con Via San Pelajo) avremo l'opportunità di partecipare a un evento che rimarrà nella memoria delle Suore e di quanti vi parteciperanno.
Monsignor GIOVANNI D'ERCOLE, vescovo di Ascoli Piceno, e noto conduttore di programmi televisivi sulla RAI, in particolare su RAI2 con la trasmissione "La via di Damasco", ci intratterà sul tema: "Perché l'onestà oggi deve fare ancora notizia?" Sarà intervistato sull'argomento da Gianfranco Trabuio, pubblicista.
Reliquiario contenente il cuore incorrotto di San Francesco di Sales
L'evento promosso dall'UCSI regionale (Unione Cattolica Stampa Italiana) in collaborazione con la Fondazione Brusutti di Venezia, si svolge in concomitanza della festa di San Francesco di Sales, fondatore dell'Ordine della Visitazione, e patrono degli scrittori cattolici e degli operatori dell'informazione. Presso il Monastero è custodito e venerato il cuore incorrotto del Santo fondatore ed è attivo un numeroso gruppo di devoti della Guardia d'Onore al Sacro Cuore di Gesù.
La straordinarietà dell'evento risulta dalla felice coincidenza di altre due motivazioni:
il 31 gennaio la Chiesa Cattolica fa memoria liturgica di San Giovanni Bosco, figlio spirituale di San Francesco di Sales, e fondatore dei diversi Ordini Salesiani, sia maschili che femminili;
Monsignor Giovanni D'Ercole appartiene alla Famiglia Religiosa di San Luigi Orione (gli Orionini), e questo grande santo dei poveri è stato allievo di San Giovanni Bosco.
Risulta, quindi, con grande evidenza il profondo significato religioso che emerge da queste felici e provvidenziali coincidenze.
Al termine della conferenza S.E. Mons. D'Ercole celebrerà solennemente la Santa Messa coadiuvato da altri sacerdoti, accompagnato dalla corale "Musica Insieme" del maestro Renzo Simonetto.
A conclusione le Suore della Visitazione offriranno ai partecipanti un segno gioioso della loro ospitalità.
Domenica 2 febbraio 2014 la Chiesa italiana celebra la 36a "Giornata per la Vita". E' dal 1978 che su indicazione di Papa Paolo VI, la prima domenica di febbraio viene solennemente celebrata come "Giornata per la Vita", quest'anno la coincidenza temporale del 2 febbraio coincide con la festa liturgica della Presentazione di Gesù Bambino al tempio, al profeta Simeone, e in tutte le chiese italiane ci saranno manifestazioni per rinnovare l'impegno della Chiesa e dei laici per la promozione e la tutela della vita nascente.
Papa Paolo VI promotore della Giornata per la Vita
Generare futuro
I figli sono la pupilla dei nostri occhi... Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?". Così Papa Francesco all'apertura della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù ha illuminato ed esortato tutti alla custodia della vita, ricordando che generare ha in sé il germe del futuro. Il figlio si protende verso il domani fin dal grembo materno, accompagnato dalla scelta provvida e consapevole di un uomo e di una donna che si fanno collaboratori del Creatore. La nascita spalanca l'orizzonte verso passi ulteriori che disegneranno il suo futuro, quello dei suoi genitori e della società che lo circonda, nella quale egli è chiamato ad offrire un contributo originale. Questo percorso mette in evidenza "il nesso stretto tra educare e generare: la relazione educativa si innesta nell'atto generativo e nell'esperienza dell'essere figli", nella consapevolezza che il bambino "impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti".
NATALE SEMPRE
Un caro amico frate francescano, anziano e molto vivace, mi ha dato questa stupenda poesia sul Natale di un bambino mai nato. È un’amara e sofferta riflessione di una madre cui fa seguito una serie di versi commoventi scritti da Gesù, e si chiude in modo inaspettato.
Un coro di bambini, vestiti di gioia, cantano gloria e pace. Ma il suono di campane s’infrange come un’onda al davanzale. Mi scuote un singhiozzo e un nodo in fondo al petto: nel mio appartamento pesa la noia, non tace il mio tormento, la stanza è sempre vuota per quante cose io ci metta dentro.
In questo vuoto in cui più non ti aspetto, sento il tuo tempo crescere, come qualcuno ti avesse adottato: adesso avresti un anno. Oh! Potessi incontrarti e chiederti perdono, offrirti almeno un dono di Natale! Una lacrima di luce dall’imposta socchiusa bagna dolcemente la mia stanza, e preme la finestra perché si apra al chiarore come ad un pianto. “Sei tu?”
“Oh! Era così povero,
e non aveva nulla;
l’ho stretto tra le braccia,
gli ho offerto la mia culla;
gli ho dato per coprirlo
un mantello di stelle,
per giocare, una festa
di fratelli e di sorelle.
Sì, l’ho adottato io,
gli ho dato il nome mio.
Tu non sapevi: i poveri
sono me stesso, i piccoli
li porto sempre appresso:
quello che fate a loro
l’avete fatto a me.
Credi all’amore. È il solo
che sappia perdonare ……
Io, che per farti vivere
ho scelto di morire.
Vivi e non più peccare!”
Sento la sua presenza al davanzale:
“Aprimi la finestra, anche per noi oggi è Natale!
Logo di un Centro di aiuto alla Vita che illustra in modo quanto mai suggestivo il significato della poesia affidatami da fra Bernardino o.f.m.
Uno dei cardini della mistica del santo vescovo di Ginevra, patrono dei giornalisti, è certamente la devozione al Sacro Cuore di Gesù. Infatti una delle sue più famose seguaci: santa Margherita Maria Alacoque, diventò la divulgatrice di questa devozione e dopo diverse visioni mistiche di Gesù stesso col cuore bene in vista sul petto, e su suo ordine, promosse la famosa pratica religiosa dei Primi Nove Venerdì del mese. Rinvio alle fonti storiche le persone interessate ad approfondire tali aspetti della vita di questi Santi straordinari, vissuti in pieno periodo riformista (luterano e calvinista). Solo pochi cenni per facilitare la comprensione di quanto verrò esponendo nel testo su san Francesco di Sales: Vescovo di Ginevra, Dottore della Chiesa, Confondatore dell'Ordine della Visitazione di Santa Maria, Santo della Amabilità. Fatto santo nel 1665 da Papa Alessandro VII, proclamato Dottore della Chiesa nel 1877 da Papa Pio IX e infine, proclamato patrono dei giornalisti e scrittori cattolici da Pio XI nel 1923.
In questo articolo desidero soltanto illustrare un aspetto particolare, e forse poco conosciuto, della sua dottrina sull'Amore Divino e sulla Divina Volontà, pubblicando le preghiere del triduo a lui dedicato in occasione della memoria liturgica il 25 gennaio.
“La preghiera ottiene da Dio più di quanto chiede” ( S.Francesco di Sales).
Triduo di preghiera a San Francesco di Sales. Devozione alla Divina Volontà d'Amore.
O dolcissimo Santo, che nel tuo ardente amore per Dio hai conformato sempre la tua alla Divina Volontà di Amore e hai detto che " il carattere delle Figlie della Visitazione è di rimirare in ogni cosa questa Divina Volontà e seguirla" , ottieni a noi la grazia di conoscere quanto amabile Essa sia sempre e in ogni cosa; e credendo all'Amore di questa Divina Volontà per noi ed in questo amore sperando, possiamo giungere ad amarLa secondo i tuoi desideri e i desideri ardenti del Cuore di Gesù.
Gloria al Padre.....
O dolcissimo ed amabilissimo Santo, che dell'amore alla Divina volontà hai nutrito il tuo cuore ed in esso hai trovato la Via della pace, fà che non cerchiamo altro cibo che questa Divina Volontà d'Amore; fà che possiamo ripetere con il cuore più che con la voce, quelle tue parole sante : "O dolcissima Volontà del mio Dio, sii sempre fatta; o eterni disegni della Volontà del mio Dio, io vi adoro, consacro e dedico la mia volontà, per volere eternamente ciò che eternamente hai voluto Tu.
Gloria al Padre.....
O amabilissimo Santo, che a ragione fosti chiamato il santo Dottore della Divina Volontà, perchè sempre, con la vita e le parole e con gli scritti tuoi soavissimi hai cercato di farLa conoscere e amare, e che sempre più attratto ad quell'amore non hai cessato di ripetere il grido del tuo cuore: " Che cosa io posso più desiderare in Cielo o in terra , che di vedere adempiuta questa Divina Volontà",fà che noi, sul tuo esempio, non solo ci uniamo ad Essa, ma fatti apostoli di questa Divina Volontà d'Amore, bramiamo di vederla da tutti amata ed adorata.
Gloria al Padre.....
san Francesco di Sales
Ora, è necessario puntare l'attenzione sull'espressione: "Divina Volontà di Amore", perché proprio da questa muoverò i miei passi per illustrarne la grande attualità e significato profetico, alla luce del processo di canonizzazione in atto della Serva di Dio Luisa Piccarreta (1865 - 1947). Questa donna è vissuta per 62 anni a letto a causa di una malattia strana e non guaribile, non poteva mangiare e si è nutrita solo con l'Eucaristia quotidiana. Ha avuto dialoghi innumerevoli con Gesù e su ordine di un suo padre spirituale li ha trascritti in 36 volumi. Questo fatto rimanda alla memoria un'altra santa meravigliosa, teologa dell'espiazione: santa Veronica Giuliani (1660 - 1727), monaca clarissa cappuccina di Città di Castello. Anche santa Veronica sotto dettatura di Gesù Crocifisso e della Madonna scrisse oltre 30.000 (Trentamila) pagine di dialoghi, tutti rigorosamente conservati negli archivi vaticani e contenenti una corrispondenza mistica profondissima sulla sofferenza offerta in espiazione dei peccati e per la conversione dei peccatori. Su questo aspetto non mi dilungo, ma invito chi legge a farsi un'idea della vita di questa Santa consultando le fonti oggi disponibili sul web.
Ritorno alla serva di Dio, Luisa Piccarreta, per fare emergere dalle mie ricerche quanto Dio guidi le anime dei santi ad incontrarsi e a contagiarsi nella santità. Luisa per molti anni ebbe come padre spirituale un santo: Annibale Maria di Francia (1851 - 1927), fondatore nel 1901 di due congregazioni religiose, i Rogazionisti del Cuore di Gesù e le Figlie del Divino Zelo del Cuore di Gesù. Questo santo sacerdote curò personalmente la pubblicazione dei primi 19 volumi dei dialoghi di Gesù con Luisa.
sant'Annibale Maria di Francia Luisa Piccarreta
Perché questo percorso che sto delinenando è importante? Vedete, la potenza esplicativa di una ricerca, in qualunque campo si faccia, sta nel mettere insieme le coincidenze e le connessioni tra gli eventi. Sono queste a rendere affascinante e ricca di conseguenze pratiche la vita spirituale di chiunque si avvicini alle due coordinate che ne generano una terza, in una visione geometrica dello spazio dello Spirito, che è l'intuizione.
Ecco, è importante riuscire a mettere insieme alcuni tasselli del mosaico che sto descrivendo, per comprenderne la rilevanza per il nostro beneficio spirituale. Ora, Annibale Maria di Francia ebbe la ventura di conoscere molto bene Luigi Orione proprio durante il disastroso terremoto di Messina del 1908. Il cataclisma provocò un importante afflusso, in quel disastro, di moltissimi volontari tra i religiosi, per aiutare quelle popolazioni, e i due futuri santi proprio lì cementarono la loro amicizia e cooperarono con le loro Congregazioni religiose. Annibale Maria di Francia fu proclamato beato nel 1990 dal papa Giovanni Paolo 2° e fatto santo dallo stesso Papa nel 2004. Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, fu proclamato beato nel 1980 dal papa Giovanni Paolo 2°, e fatto santo dallo stesso Papa lo stesso giorno 16 maggio 2004 insieme con Annibale Maria di Francia.
Ritorniamo, però, all'inizio della nostra esposizione per concludere in modo del tutto suggestivo e edificante il tema della Divina Volontà. Ebbene, la Serva di Dio, Luisa Piccarreta in quei 36 volumi ha scritto tutto quello che era possibile scrivere sotto la dettatura di Gesù, proprio sulla Divina Volontà. Per noi tutti è quanto mai arduo affrontare questo argomento. Quali e quante sono le implicazioni nella nostra vita quotidiana dall'accettare gli eventi che ci accadono. Quanta fatica facciamo a recitare il Padre Nostro quando diciamo: "Sia fatta la tua volontà" e ci troviamo in momenti di buio, di sofferenza e di disperazione. Ecco, l'aiuto che ci può venire da questi santi e dalla futura beata Luisa, è proprio un rimando al significato profondo della nostra esistenza: siamo credenti al punto di accettare la volontà del Padre in tutti i momenti della nostra vita? Siamo consapevoli che se siamo creature di Dio chiamate alla vita eterna, dopo la nostra morte, godremo della sua visione in paradiso? L'anima che Dio ci ha dato non muore, è unica e vivrà per sempre. Le esperienze dei mistici e gli insegnamenti della Vergine nelle sue apparizioni su questo argomento non lasciano dubbi.
Quali scenari si aprono a riflettere su questi semplici fatti!
Mi permetto un invito a voi tutti che mi leggete su questo sito: andiamo a trovare san Francesco di Sales presso il Monastero della Visitazione a Treviso (Via Mandruzzato, 22). Potremo venerare il cuore incorrotto del Santo custodito dalle suore Visitandine e pregarlo con le parole del Triduo iniziale, chiedendo che ci apra il cuore alla comprensione della Divina Volontà d'Amore.
logo dell'Ordine della Visitazione Reliquiario con il cuore incorrotto di san Francesco di Sales
Miracolo di Natale. Una storia vera
Una storia vera scritta da Maria Winowska che fu amica di Giovanni Paolo II.
Maria Winowska è una apprezzata scrittrice di agiografia, storie di santi. Ha pubblicato questo racconto vero che le fu narrato da un parroco ungherese.
Bambino Gesù nella luce
"Chiunque potrebbe prendermi per pazzo o per un esaltato – le disse P. Norbert – se non ci fossero trentadue scolaretti a testimoniare la verità dell'accaduto".
Nella mia parrocchia in Ungheria, un piccolo paese di 1500 anime, da dove poi mi scacciarono, successe una volta un fatto strano. La maestra elementare era una militante atea. Tutte le sue lezioni erano imperniate sul tentativo di eliminare Dio dalla vita di quei bambini, per farne dei giovani atei. Ogni occasione era buona per sminuire la nostra Santa Religione, deriderla e screditarla.
I bambini intimiditi non osavano difendersi. Le loro famiglie erano credenti e fedeli nell'adempimento dei loro doveri religiosi. In genere, le sciocchezze con cui la maestra, signorina Gertrud, bombardava continuamente i bambini, non avevano un grande effetto su di loro. Io in parrocchia mi impegnavo con tutte le mie forze a sostenere spiritualmente i bambini per abituarli a ricevere spesso il Sacramento della Comunione e, caso strano, la signorina Gertrud sembrava avere un fiuto misterioso per individuare chi si era comunicato e queste sue "pecore nere", come lei le chiamava, le trattava con sfrenata rabbia.
Sembrava che lo avesse saputo da questa o da quella spia. Nella IV/a c'era Angela di dieci anni. Era molto intelligente e capace, ma le sue compagne non la invidiavano perchè aveva un cuore d'oro ed era sempre pronta ad aiutarle. Un giorno mi chiese di poter fare tutti i giorni la Santa Comunione. "Ma sai di cosa ti carichi?" le chiesi. Rise birichina come se volesse fare uno scherzo a qualcuno. "Signor Parroco, la maestra non mi potrà rimproverare facilmente, glielo posso assicurare. Sarò ancora più diligente ... Per favore, non mi dica di no. Quando prendo la Comunione mi sento più forte. Dica di sì, devo dare il buon esempio e perciò devo avere molta forza!". Le dissi sì, sebbene con preoccupazione. Da quel momento la IV/A fu un piccolo inferno.
Angela sapeva impeccabilmente tutto ciò che la maestra le chiedeva. Però la maestra riversava su di lei la sua cattiva luna e la maltrattava in ogni modo. La bambina sopportava tutto pazientemente però divenne visibilmente sofferente. "Senti Angela, ma non è troppo pesante?". "No, Signor Parroco. Gesù ha sofferto molto di più quando gli sputavano addosso. Questo non mi è ancora capitato".
Il coraggio che dimostrava mi riempì di grande ammirazione. Angela non venne mai a lagnarsi da me del pessimo trattamento che riceveva, ma le sue compagne mi raccontavano piangendo degli attacchi della maestra. Dal lato del profitto, questa non poteva dire niente e così si inventava ogni giorno qualcosa di nuovo per toglierle la fede.
Scavalcando il suo programma di insegnamento, la signorina Gertrud, a beneficio delle sue scolare, aprì tutto il suo arsenale ateista e Angela non poté farci niente. Stava in piedi, muta a capo chino, soffocando i singhiozzi. Il suo credo però rimase inalterato, ma come difenderlo?
Da novembre le lezioni divennero sempre più un duello tra la maestra e la scolara. Apparentemente trionfava la prima ed aveva sempre l'ultima parola. Perchè dunque questa tenacia? Probabilmente era il silenzio di Angela che esasperava la maestra. Le compagne di classe disperate chiesero il mio aiuto. Cosa potevo fare? Il mio tentativo avrebbe avvelenato ancora di più l'atmosfera. Per fortuna Angela tenne duro.
Non rimase altro che pregare, pregare con tutte le nostre forze. La cosa si sparse nel circondario. Nessuno mi rimproverò per aver dato giornalmente la Santa Comunione ad Angela. Non era un segreto per nessuno che la maestra voleva, attraverso questa fragile bambina, colpire un bene comune, il tesoro della Fede.
I genitori incoraggiavano la loro figlia a resistere ed improvvisamente Angela si trovò al centro dell'interesse comune. Tutti ammiravano la sua forza. Solo lei non se ne rendeva conto. Si sentiva umiliata per la sua incapacità a difendersi e per non saper portare dei motivi per la sua fede.
Poco prima di Natale, esattamente il 17 dicembre, la signorina Gertrud escogitò un piano crudele che, come lei pensava, avrebbe eliminato la fede inutile che impestava la sua scuola. Il fatto merita di essere raccontato in tutti i suoi particolari.
Angela fu involontariamente coinvolta in un gioco di domande e risposte.
"Che cosa fai se i tuoi genitori ti chiamano?".
"Vado", rispose la ragazzina timidamente sottovoce.
"Molto bene. Ti senti chiamare e vai subito, come fa una brava bambina. Che cosa succede se i tuoi genitori chiamano lo spazzacamino?".
"Viene", rispose Angela. Il suo cuore batteva in fretta, si aspettava un tranello, però non immaginava di che genere.
La signorina Gertrud continuava con le sue domande: "I suoi occhi brillavano come quelli di un gatto che gioca con il topo, guardava in maniera così cattiva, così cattiva!", mi raccontò più tardi una delle piccole testimoni.
"Bene mia piccola. Lo spazzacamino viene perché c'è, perché è vivo". Un momento di silenzio. "Tu vieni perché sei viva. Però, per esempio, i tuoi genitori chiamano la nonna che è morta. Verrà?".
"No non credo".
"Brava. E se chiamano Barbablù? Oppure Cappuccetto Rosso? Oppure Pollicino? Ti piacciono le fiabe, no? Allora cosa succederà?". "Non verrà nessuno, perché sono fiabe". Angela sollevò il suo sguardo limpido, però lo riabbassò subito. "I suoi occhi mi avevano fatto male" mi confidò più tardi. Il dialogo proseguì.
"Molto bene – gongolò la maestra – mi sembra che oggi tu riesca a pensare più chiaramente. Dunque bambini vedete che qualsiasi vivente che esiste, viene se lo si chiama. E chi non viene quando è chiamato, o non esiste oppure non è più vivo. è chiaro, vero?". E adesso supponiamo di chiamare Gesù Bambino. C'è ancora qualcuno di voi che crede in Gesù Bambino?".
Per un attimo tutto tace. Poi, alcune voci timide dicono: "Sì, sì...".
"E tu, Angela, credi tu che Gesù Bambino ti senta se lo chiami?".
Angela si sentì improvvisamente sollevata da un peso. Ecco dunque il tranello di cui non poteva immaginare la portata.
Con grande slancio rispose: "Certo, credo che mi senta".
"Molto bene, adesso facciamo un tentativo. Se Gesù Bambino c'è, entrerà se voi lo chiamate. Chiamate dunque tutti insieme molto forte: Vieni, Gesù Bambino! Uno, due, tre, tutti insieme".
I bambini abbassarono la testa e in un silenzio di tomba si sentì una risata satanica. "E qui vi volevo. Questa è la mie prova. Non avete il coraggio di chiamarlo, perché non esiste, come Pollicino, Barbablù, perchè sono semplicemente delle favole... storie per vecchietti seduti di fronte al camino, storie che nessuno prende seriamente perché non sono vere".
I bambini, sconvolti, tacevano ancora. Angela era sempre muta e mortalmente pallida. Improvvisamente successe una cosa inaspettata.
Angela saltò in mezzo alla classe, i suoi occhi lanciavano scintille: "Noi lo vogliamo chiamare! Ascoltate! Tutti insieme diciamo: – Vieni, Gesù Bambino! – ".
In un attimo tutta la classe si alzò. Con le mani giunte, sguardi invocanti e cuori gonfi di una smisurata fede gridarono: "Vieni, Gesù Bambino!".
La maestra non era preparata a ciò, Involontariamente fece due, tre passi indietro, lo sguardo fisso su Angela in un silenzio di tomba.
Poi di nuovo la voce cristallina: "Ancora una volta!". Era come un grido che avrebbe potuto far crollare i muri, come più tardi spiegò un bambino. Paura, impazienza, dubbio ricacciato dentro che poteva in ogni momento esplodere, sotto l'influsso di una di loro che improvvisamente si era proclamata loro rappresentante: l'impulso dell'unità che aveva colpito tutti!... Ma forse non c'era l'attesa del miracolo.
"Io gridavo, però non mi aspettavo niente di particolare", mi disse Gisela.
E invece accadde. Ve lo racconterò con le stesse parole dei bambini, li ho interrogati uno per uno. La loro libera espressione sembrò più perfetta di una rappresentazione che avremmo potuto dare noi adulti. Alcune loro frasi mi sono rimaste impresse indelebilmente.
Anche io, povero pastore di anime com'ero, avevo bisogno di un segno. Troppo spesso non si crede a sufficienza! I bambini non guardavano verso la porta bensì il muro davanti a loro e Angela risaltava su questa cornice bianca. Ma la porta si aprì silenziosamente. Videro che una forte luce si concentrava sulla porta. Questa luce cresceva, cresceva, poi divenne un globo di fuoco. Ebbero improvvisamente paura, però tutto accadde così in fretta che non ebbero nemmeno il tempo di gridare. Il globo si aprì e dentro apparve un Bambino splendido come non ne avevano mai visto. Il Bambino sorrideva loro senza dire una parola. La Sua infinita presenza era una infinita dolcezza. Non avevano più paura, c'era solo gioia. Durò ... un momento? Un quarto d'ora? Un'ora? Le opinioni a questo punto stranamente erano diverse. Certo è che l'accaduto non superò un'ora di lezione. Il Bambino era vestito di bianco e sembrava un piccolo sole.
La luce proveniva da Lui stesso. La luce del giorno sembrava scura al confronto. Alcune delle ragazze rimasero come accecate e faceva loro male agli occhi. Altre poterono guardarlo senza conseguenze. Non diceva niente, sorrideva solo, poi scomparve nel globo di luce che si dissolse. La porta si richiuse dolcemente da sola.
Piene di emozione, il cuore ricolmo di gioia, le ragazze non potevano pronunciare parola. Un grido acuto ruppe il silenzio.
Quasi impazzita e con gli occhi che le uscivano dalle orbite, la maestra gridò: "é venuto, è venuto!", poi scappò e sbatté dietro di sé la porta. Ad Angela sembrava di svegliarsi da un sogno.
Disse semplicemente: "Avete visto, Gesù Bambino esiste. E adesso ringraziamo".
Tutti si inginocchiarono commossi e recitarono un Padre Nostro, un'Ave Maria ed un Gloria al Padre. Poi uscirono dalla classe perché era arrivato il momento della pausa.
La cosa si sparse molto in fretta. I genitori mi chiesero di interrogare i bambini ed io li interrogai singolarmente. Posso testimoniare sotto giuramento di non aver trovato nei loro racconti la benchè minima contraddizione. E ciò che mi ha più sorpreso è che l'avvenimento non sembrò loro niente di straordinario. "Avevamo bisogno di aiuto – mi raccontò una delle ragazze – Gesù Bambino doveva venire ad aiutarci". Padre Norbert ha raccontato una storia della quale lui stesso, con la sua grande Fede, è rimasto sconcertato, e conclude che chiunque potrebbe prenderlo per pazzo o esaltato, se non ci fossero trentadue scolaretti di una classe di Ungheria a testimoniare la verità dell'accaduto.
La maestra, scioccata, fu ricoverata in manicomio, dove continuò a gridare: è venuto, è venuto!.
A Padre Norbert non fu concesso di andare a visitarla, ma promise di pregare per lei durante la S. Messa. Angela, dopo la scuola, riprese la sua vita in famiglia ad aiutare la mamma.
Questa è la storia che ha raccontato Padre Norbert ad una scrittrice, dicendole con un pizzico di ironia: Non so se lei crede alla mia storia e se sarà pubblicata. La scrittrice, però, come vedete, ha accettato.
(Tratto dalla Rivista Cattolica di informazione "Gesù sorgente dell'Amore Misericordioso")
Bibliografia minima di Maria Winowska. I lettori interessati a conoscere la notevole produzione agiografica dell'autrice su Internet troveranno molti altri testi, solo in inglese, in francese e in polacco. In italiano solo i due in elenco qui appresso.
Il vero volto di Padre Pio, Autore: Maria Winowska San Paolo, anno 2003 (euro 4,90)
The death camp proved him real; the life of Father Maximilian Kolbe, Franciscan.
Autore: Maria Winowska Editore: Kenosha, Wis., Prow [©1971]
Our Lady's fool: Father Maximilian Kolbe, Friar Minor Conventual;
Autore: Maria Winowska Editore: Westminster, Md., Newman Press, 1952.
Go, repair my house : biography of Mother Mary Angela Truszkowska
Autore: Maria Winowska Editore: Lodi, N.J. : Congregation of the Sisters of Saint Felix, ©1976
L'icona dell'amore misericordioso. Il messaggio di santa Faustina Kowalska
Autore: Maria Winowska, M. G. Muzj (Traduttore) Edizioni San Paolo, 1981
Maria Winowska, scrittrice polacca e amica del papa Giovanni Paolo II, è stata una grande divulgatrice del culto della Divina Misericordia.
Questa immagine è bellissima perché illustra in modo efficace i legami profondi tra santa Faustina e il prossimo san Giovanni Paolo II.
RELIQUIARIO CONTENENTE IL CUORE INCORROTTO
DI SAN FRANCESCO DI SALES, FONDATORE DELLE VISITANDINE
MARTEDÌ 19 MARZO 2013 FESTA DI SAN GIUSEPPE
SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA PRESSO
CHIESA DEL MONASTERO DELLE SUORE DELLA VISITAZIONE (A Treviso: Via Mandruzzato, incrocio con la Strada di San Pelaio)
ALLE ORE 20 15
LA SANTA MESSA SARÀ CELEBRATA DA DON DANIELE PANZERI, DELLA FAMIGLIA RELIGIOSA DI DON ORIONE, COADIUVATO DA FRA ALDO TONINI OFM, COMMISSARIO DI TERRA SANTA PER IL TRIVENETO
LA SANTA MESSA SARÀ PRECEDUTA DALLA RECITA DELLA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA
LA LITURGIA SI CONCLUDERÀ CON:
UNZIONE CON OLIO BENEDETTO PROVENIENTE DALLA PARROCCHIA DI TAYBEH (antica Efraim della Bibbia) IN SAMARIA, ESPOSIZIONE DEL SANTISSIMO E BENEDIZIONE EUCARISTICA