Venerdì, Dicembre 08, 2023
Giovedì, 07 Gennaio 2021 10:39

SAN FRANCESCO, RAMON LULL E L'ISLAM

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RAMON LULL E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO: ATTUALITÀ E INTUIZIONI PROFETICHE DI UN FRANCESCANO DEL 1300.

 ramon lull scrive

Il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, capitale dello Stato degli Emirati Arabi Uniti, c’è stato un evento che dovrebbe segnare una tappa importante per tutta l’umanità: Papa Francesco pontefice della Chiesa Cattolica romana con il Grande Imam dell’Università Al-Azhar, Ahmad Muhammad Al-Tayyib, a capo della corrente Sunnita dell’Islam mondiale, hanno firmato il “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, basato sul “Principio del dialogo, rifiuto del terrorismo e di ogni violenza nel nome di Dio, promozione della donna, rispetto della natura”.

In questo documento si afferma che “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”, che “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue”, che “la libertà è un diritto di ogni persona”, che “si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura”. Si definisce infine “un’indispensabile necessità riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici”

Questo avvenimento mi ha portato dentro alla storia del Francescanesimo nella difesa della religione cristiana e nella tensione missionaria che ha animato i seguaci di Francesco di Assisi proprio a partire dalla sua vita come missionario, quando nel 1219 è partito alla volta di Damietta, 800 anni fa, per tentare di parlare di Gesù e del Vangelo al sultano Malek al-Kamel durante la quinta crociata.

(Vedi la storia narrata a fumetti sul sito www.gianfrancotrabuio.it)

PREMESSA.

Questo articolo giornalistico è centrato sul ruolo della Famiglia Francescana nella tutela dei territori che hanno visto la nascita, la predicazione, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù di Nazareth con la sua ascensione al Cielo nella braccia del Padre, che dall’eternità lo aveva destinato alla Redenzione dell’umanità.

Per comprendere al meglio quale sia stato, e continui a essere, il significato di questa presenza francescana è necessario procedere con un salto logico che non è molto diffuso. A mio avviso l’approccio corretto è quello che ci può venire dalla “Teologia della Storia”, ovvero è necessario chiedersi quale sia il piano di Dio-Padre a partire dalla creazione del mondo e dell’uomo. Penetrando dentro a questo sistema forse è possibile trovare qualche pista di riflessione sul ruolo delle religioni e dei sistemi sociali che da queste sono stati generati.

Pensiamo al ruolo dell’Ebraismo e dell’Islamismo nelle interazioni con il Cristianesimo e a quali e quanti eventi si sono generati nei secoli e continuano a generarsi.

Conviene sempre chiedersi: “Ma Dio Padre cosa vuole da noi, seguaci di Gesù e credenti nella sua Parola?”

Come diceva un bravo sacerdote missionario al riguardo: “Le domande sono facili, le risposte sono difficili”.

Però, solo dalle domande riusciremo a entrare per qualche porta nel pensiero di Dio-Padre.

Oggi, per esempio, parliamo di questo grande seguace di Francesco di Assisi: RAMON LULL, che a queste domande ha dato delle risposte, per quei tempi, tanto profetiche quanto rivoluzionarie.

 

RAMON LULL: CHI È STATO COSTUI? E OGGI COSA RAPPRESENTA PER LA CRISTIANITÀ?

Su questo straordinario personaggio nato a Palma di Maiorca nel 1232 e morto nel 1315, si stanno scrivendo nuove pagine biografiche di grande attualità per gli eventi drammatici cui stiamo assistendo, in particolare a causa del fondamentalismo islamico che pretende di applicare alla lettera le sure del Corano. Ricordo che è molto studiato nelle Università spagnole ma non in quelle italiane, però l’Università francescana “Antonianum” di Roma ha tra le sue istituzioni un Centro di Studi Lulliani, segno della fama e della considerazione che, almeno in casa nostra, questo mitico apostolo di Cristo gode di un certo rispetto.

Ramon Lull è stato terziario francescano dopo essere stato sposato con figli e dopo aver ottenuto dalla moglie l’autorizzazione a farsi religioso. Nel 1850 Pio IX gli confermò il titolo di Beato, meritato per il coraggio nel vivere e predicare il Vangelo. Lo stesso Papa che quattro anni dopo l’8 dicembre 1854 proclamerà con la bolla Ineffabilis Deus il dogma dell’Immacolata Concezione.

L’anno 2016 è stato solennemente celebrato dalla diocesi di Maiorca (Spagna) per ricordare i 700 anni della morte del nostro Ramon Lull, e in questa ricorrenza sul sito www.assisiofm.it dei Frati minori dell'Umbria si trova pubblicata questa nota:

"Si avvicina il settimo centenario della morte del beato Raimondo Lullo, avvenuta il 29 giugno 1315. Molti centri accademici sono al lavoro per preparare pubblicazioni, convegni e simposi. Con grande stupore notiamo che studiosi di diverse religioni e culture si stanno mostrando particolarmente sensibili a tale appuntamento. È auspicabile, quindi, che gli stessi francescani e soprattutto l’OFS (Ordine Francescano Secolare) possano cogliere questa occasione per riscoprire l’importanza del filosofo, scrittore, teologo e terziario francescano Raimondo Lullo".

La presente realtà storica, sempre più caratterizzata da un società multietnica, multiculturale e multireligiosa, pone questioni e domande che possono diventare occasioni o sfide a seconda di come vengono affrontate.

Prima della sua morte il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in una intervista realizzata dalla tv araba Al Jazeera aveva affermato: «Siamo riusciti a evitare lo scontro di civiltà, possiamo riuscire a evitare uno scontro dell’ignoranza».

Perché questo si realizzi, cercando nel passato esempi e correnti di pensiero che possano offrire elementi per una risposta adeguata, sempre più emergono la vicenda e gli insegnamenti di Raimondo Lullo.

Riguardo a questo rischio di scontro di ignoranze Papa Pio XI, riconoscendo che «la causa sia di molti danni […] derivava come necessaria conseguenza specialmente dal vicendevole ignorarsi, dalla poca stima e dai pregiudizi nati nel tempo dei lunghi dissidî», nell’enciclica Rerum orientalium dell’8 settembre 1928 volle promuovere gli studi orientali additando tra altri l’esempio di Raimondo Lullo.

Infatti papa Ratti, che per un periodo fu anche prefetto della Biblioteca Ambrosiana in cui sono custoditi importanti manoscritti lulliani, dopo aver menzionato Umberto di Romains e Ruggero Bacone, afferma: «Emulando i loro esempi, il celebre Raimondo Lullo, uomo di straordinaria erudizione e pietà, molte cose e con più vivace ardore, proprio dell’indole sua, chiese ai Nostri predecessori Celestino V e Bonifacio VIII, e ne ottenne parecchie, per quei tempi assai ardite, circa il modo di promuovere gli affari e gli studi Orientali; il designare, fra gli stessi Cardinali, uno che presiedesse a siffatti studi; infine del modo di intraprendere frequenti sacre missioni sia tra i Tartari, i Saraceni ed altri infedeli, sia fra gli scismatici, da ricondurre all’unità della Chiesa».

«Ma assai più celebre e più degno di speciale menzione è quello che, come si narra, per suggerimento ed esortazione di lui, sappiamo essersi decretato e promulgato nel Concilio Ecumenico di Vienne (anni 1311 – 1312) e da Clemente V, Nostro predecessore (1264 – 1314), (Clemente V passerà alla storia come il Papa che su pressione del re di Francia Filippo il Bello decretò la soppressione dell’Ordine dei Templari). In esso scorgiamo già quasi abbozzato il moderno Nostro Istituto Orientale: “Con l’approvazione di questo Sacro Concilio, abbiamo provveduto che si debbano erigere scuole delle diverse lingue qui appresso menzionate, ovunque si trovi a risiedere la Curia Romana, come pure nelle Università di Parigi, di Oxford, di Bologna e di Salamanca, (a carico del Papa, di Filippo il Bello, dei monasteri e del clero locale); ordinando che in ciascuno di tali luoghi si tengano professori cattolici, che abbiano sufficiente conoscenza delle lingue ebraica, greca, araba, e caldaica; vale a dire due periti di ciascuna lingua, perché vi reggano le scuole e traducano in latino con fedeltà libri da quelle lingue; altri poi insegnino agli altri con diligenza le lingue stesse e ne comunichino con l’accurato loro insegnamento la perfetta conoscenza, acciocché sufficientemente istruiti in tali lingue, possano produrre per grazia di Dio il frutto sperato, propagando salutarmente la fede fra gli stessi popoli infedeli …”».

Come possiamo notare, il coraggio, lo zelo e l’intraprendenza del nostro Ramon avevano convinto il Papa, i cardinali e i vescovi presenti a Vienne, a prendere innovative decisioni circa il modo di come andare in missione presso i popoli che o non conoscevano Cristo o gli erano contrarissimi come nel caso dei musulmani etichettati col termine in uso all’epoca di saraceni.

Certo, eravamo nel XIV secolo, pochi decenni dopo la morte di Francesco di Assisi e di Domenico Guzman, i due fondatori degli Ordini Mendicanti, quando migliaia di giovani da tutta Europa accorrevano per entrare dentro a quelle Famiglie religiose la cui massima aspirazione era il comandamento missionario.

Oggi, in tempo di apostasia dentro e fuori la Chiesa cattolica, sembra di capire, dai proclami delle nostre autorità ecclesiastiche che il comandamento missionario sia quasi un peccato da esorcizzare.

Della fama del nostro Ramon e del suo valore profetico ne abbiamo traccia in un’intervista che il giornalista Edoardo Castagna (Avvenire del 21 febbraio 2016) ha fatto al cardinale Gianfranco Ravasi dopo la morte di Umberto Eco. In questa il Cardinale ricorda come sia stato Umberto Eco a fargli scoprire Ramon Lull. Ravasi aveva ricevuto Eco quando era Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano e Eco cercava le pubblicazioni di Lull. Grande fu la sorpresa del Cardinale quando scoprì i numerosi scritti del Lull conservati presso quella prestigiosa biblioteca.

Qui riprendo un brano di quell’articolo per quanto è di nostro interesse

Dice il card. Ravasi di Umberto Eco: “ È invece forse meno noto il suo interesse per Raimondo Lullo, del quale l’Ambrosiana conserva una buona raccolta di codici. Ma la si può capire bene, perché Lullo è una figura capace di stabilire ponti di comunicazione anche con l’islam: conosceva l’arabo, aveva interesse per il dialogo... E poi il filosofo catalano era curioso, passava dalla disputa alla logica, dalla polemica alla cavalleria; fino al Libro del gentile e dei tre savi, quel dialogo tra un pagano e tre sapienti che si interrogava sulle religioni monoteistiche. Insomma, proprio quel grande spettro di curiosità che aveva lo stesso Eco»

Se dovesse sintetizzare la lezione di Umberto Eco, quale parola sceglierebbe? «Senza dubbio “curiosità”. Pur avendo una propria specializzazione e un proprio rigore, restava convinto della complessità del reale e voleva sempre guardare al di là delle proprie frontiere. D’altra parte la curiositas è, per sua natura etimologica, anche cura, passione, preoccupazione per qualcosa: non semplicemente volteggiare sulla realtà come una farfalla, ma anche ricerca di coinvolgimento. Come scriveva Rousseau nell’Emilio, si è curiosi solo nella misura in cui si è istruiti».

Anche qui, oggi, penso non sia un termine fuori campo definire il nostro Ramon come una persona attratta dalla conoscenza di mondi e di esperienze a lui sconosciuti ma che percepiva di grande interesse per la diffusione del Vangelo.

RAMON LULL icona

Ora, in questa prospettiva è stato pubblicato il volume “Raimondo Lullo, Il Libro del Gentile e dei tre Savi”, a cura di Sara Muzzi, traduzione italiana di Anna Baggiani (Letture cristiane del secondo millennio), Ediz. Paoline, Milano 2012. Di seguito riporto un’anticipazione della ampia “Introduzione “ di Sara Muzzi nota studiosa di questo insigne francescano.

“Con uno studio durato nove anni, Raimondo Lullo acquisì una buona conoscenza della lingua araba, dei princìpi dell’islam e della cultura araba. Ritiratosi poi sul Monte Randa, nel territorio di Llucmajor a Maiorca, per un periodo da dedicare alla contemplazione, ebbe la rivelazione ispiratrice «sulla forma e il modo» del libro migliore per la conversione degli infedeli.

Dopo la stesura di questo testo, Lullo venne chiamato a Montpellier dall’infante Giacomo e le sue opere vennero esaminate da un teologo francescano, che ne riconobbe la devozione. Sarà lo stesso Giacomo, divenuto Giacomo II di Maiorca, a fondare e a finanziare nel 1276 la scuola di specializzazione di Miramar, un luogo a picco sul mare sulla costa nord di Maiorca, propostagli da colui che era stato il suo precettore.

La ricerca di un’approvazione ufficiale ai suoi progetti impegnerà incessantemente il Dottore Illuminato negli anni successivi e per questo compirà numerosi viaggi. Solo in Italia se ne contano quindici: a Roma, a Genova, a Pisa, a Messina, a Rieti, a Anagni, a Napoli e probabilmente a Bologna. Anche Montpellier e Parigi, dove ottiene l’autorizzazione all’insegnamento, sono due città molto frequentate da Lullo, che si recò pure a Barcellona e compì viaggi missionari fino a Tunisi, a Bugia (l’odierna Bèjaia, provincia nel Nord dell’Algeria) e a Cipro.

La sua vita leggendaria lo porterà sino alla lapidazione, come vuole la tradizione non accertata, subìta a Bugia, da parte dei saraceni, e alla morte, nella Baia di Maiorca, come martire di Cristo. Siamo tra il dicembre del 1315 e il marzo del 1316, quando Lullo muore all’età di circa ottantaquattro anni e viene sepolto nella Basilica di San Francesco dell’odierna Palma di Maiorca.

I resti mortali “del Figlio Maggiore di Maiorca” – come viene venerato dai Maiorchini – si trovano nella Cappella di Nostra Signora della Consolazione, in un monumento sepolcrale gotico, illuminato dalle lampade votive della devozione popolare. La causa di canonizzazione, molto complessa a motivo del problema dell’ortodossia dottrinale dei suoi scritti, sta procedendo lentamente.

Dopo la sua morte, infatti, gli eccessi di alcuni gruppi di lullisti valenziani, influenzati dalle idee degli Spirituali, portarono l’inquisitore domenicano della Corona d’Aragona, Nicola Eimerich, a una campagna contro le dottrine di Lullo. Nel 1376 venne pubblicata una lista con cento articoli (Directorium Inquisitorum), in cui l’inquisitore condannava soprattutto il suo preteso razionalismo; questo fece scendere sull’intera opera l’ombra del sospetto di eresia.

L’autorità riconosciuta agli inquisitori ha influito anche sul riconoscimento ufficiale delle esemplari qualità di cristiano di Lullo. Con i lavori condotti dai maestri dell’ordine dei predicatori che costituirono la Commissione Armenegol nel 1386 (contrarissima all’inquisitore domenicano Eimerich che aveva condannato Lullo per eresia), da Amédée Pagès nel 1938, e nel 1997 da Josep Perarnau presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, si è potuto vedere che siamo in presenza di personali rielaborazioni dell’inquisitore che aprono una doppia questione: una relativa alla fedeltà testuale degli articoli del Directorium Inquisitorium in relazione ai testi originali e una concernente la fedeltà al pensiero dell’autore.”

Come succede molte volte a chi si presenta con idee troppo brillanti e di alto impegno culturale e pastorale, viene negata dalle istituzioni la loro validità e possibilmente cancellata, salvo poi, a secoli di distanza venire ristabilite nella loro attualità. La Storia non è maestra di vita, però si ripete. E oggi nostro malgrado si sta ripetendo.

Ed è questa la conclusione che mi sento di fare: le Famiglie Francescane di oggi in quale conto tengono la lezione e l’esperienza di questo santo francescano?

Però, da poeta, non posso terminare che con una poesia del nostro Ramon:

"Non amare è morire.
Dimmi, o Pazza d'amore,
se il tuo Amato non ti amasse più,
che cosa faresti allora?
Io continuerei ad amare,
per non morire.
Perché non amare è morire.
Amare è vivere."

Beato Raimondo Lullo (dal “Il Libro dell’Amico e dell’Amato”)

Ecco, penso di poter concludere facendo tesoro delle intuizioni di questo seguace di San Francesco e insistendo sulla strada aperta da Papa Francesco, perché solo conoscendoci ci si può capire: “CONOSCERE PER DIALOGARE”.

ramon lull a majorca

Statua del Beato Ramon Lull all'ingresso della cattedrale di Majorca

BIBLIOGRAFIA.

Ramon Lull: “Poesie e versetti”, scelti da Eugenio Mele, prof. Maglione Editore, 1935, Roma.

Raimondo Lullo: “Il libro del Natale e Il Lamento della Filosofia”, Nardini Editore, Firenze, 1991.

Raimondo Lullo: “Il libro dell’Amico e dell’Amato”, Città Nuova editrice, Roma, 1991.

Sara Muzzi: “Raimondo Lullo. Opere e vita straordinaria di un grande pensatore medievale”, ETS, Edizioni Terra Santa, Milano, 2016.

Raimondo Lullo: “Il Libro del Gentile e dei tre Savi”, a cura di Sara Muzzi, traduzione italiana di Anna Baggiani (Letture cristiane del secondo millennio), Ediz. Paoline, Milano 2012

Giovedì, 17 Settembre 2020 11:50

BURGER ECONOMY

Scritto da

 

burger economy copertina17092020

                                           BURGER ECONOMY

                         Alla ricerca di una alternativa realistica … da mordere!                                                    

                                   Sintesi della Sintesi

Il circuito di produzione-consumo dei diversi Beni&Servizi (B&S) può essere gestito da una o più Modalità economiche.

Queste appartengono ognuna ad un determinato Paradigma economico fra i due possibili:

- Eteronomia (produzione per terzi attuata da una collettività di soggetti in competizione reciproca)

- Autonomia (produzione per sé, o auto-produzione, attuata da un soggetto collettivo).

Nel sistema economico occidentale attuale gran parte dei B&S, con l’eccezione dei Servizi collettivi (indivisibili), sono gestiti, in misura sempre crescente, dal Mercato che, assieme alla Filantropia e ai Baratti, fa parte del Paradigma dell’Eteronomia.

Data la naturale tendenza del Mercato alla mondializzazione e alla finanziarizzazione (tendenza oltretutto favorita dallo sviluppo tecnologico), la sua eccessiva presenza nel sistema può essere considerata la “madre” di tutti i mali, per l’uomo e l’ambiente.

                                                            

                                                            Ergo

non resta che accrescere la presenza nel sistema dell’Autonomia attraverso le sue Modalità più opportune.

                                                  

                                     MODALITA’ DELL’AUTONOMIA

a- Collettività private

a1) Auto-produzione domestica (uni-famigliare e multi-attività)

a2) Auto-produzione mutualistica (multi-famigliare e mono-attività)

a3) Auto-produzione comunitaria (multi-famigliare e multi-attività)

b)- Collettività pubbliche

                          

                     PECULIARITA’ DELLE MODALITA’ DELL’AUTONOMIA

                                 (intese come strumento del cambiamento)

    

Campo d’azione                                     Impatto atteso                                              Viabilità

 

a1       limitato                                           quasi nullo                                                   elevata

a2        molto limitato                                 quasi nullo                                                  scarsa

a3          ampio                                             elevato                                                       elevata

 

b          massimo                                           nullo                                                          nulla

                            

                                                      

                                                     COMMENTI

a1: NO

Per uscire dall’attuale deprecabile situazione non conviene puntare sull’auto-produzione domestica:

- richiede un grande dispendio di energie per convincere al boicottaggio dell’offerta del Mercato e il passaggio all’auto-produzione

- il campo d’azione in cui ciò può aver luogo è comunque limitato, data l’attuale scarsità di mezzi di produzione e di know-how, ad una piccola parte dei beni e servizi di prima necessità

- l’impatto atteso, date le abitudini al consumo passivo oramai radicate, è conseguentemente trascurabile nonostante l’elevato grado di viabilità di questa Modalità economica.

a2: NO

Una tale Modalità economica ha sempre avuto un campo di applicazione ristretto (servizi previdenziali, credito, distribuzione al dettaglio).

Nel passato aveva comunque un senso in quanto rendeva accessibili, o comunque vantaggiosi, i detti servizi ai soci.

Recentemente l’auto-produzione mutualistica, specialmente in ambito previdenziale (assicurativo) e creditizio, è stata in gran parte fagocitata dal Mercato.

Se oggi non ha senso tentare di ripristinare tale Modalità economica, essa potrebbe tornare di attualità se la Modalità a3 prendesse piede.

Recentemente il suo campo di applicazione si è esteso all’agricoltura biologica con la nascita delle Community Supported Agricoltura (CSA), ma tali “mutue” vanno viste come un “seme” per la nascita della Modalità a3.

a3: SI

Questa Modalità economica, dal carattere “rivoluzionario”, è oggi assente (forse proprio per questo) nell’attuale sistema economico occidentale, nonostante una sua prima realizzazione di successo, fine ‘800 ad Arcidosso (Grosseto), soffocata nel sangue.

O, per meglio dire, l’auto-produzione comunitaria sembra rispuntare, sia con realizzazioni spontanee (Cooperative di comunità e Co-housing, ispirati ai Kibbutz) sia nelle proposte di intellettuali visionari (Maurizio Pallante in Monasteri del terzo millennio, Rod Dreher in Opzione Benedetto) ed esperti (World-Lab ne ha proposto una variante, denominata Distretto di Sviluppo Locale ma anche Accademia Conviviale di Arti e Mestieri o semplicemente Convivio, concepita in vista di una sua massiccia diffusione essendo economicamente sostenibile, standard, e non necessitando di innovazione, né di prodotto né di processo).

Detta Modalità economica va seriamente presa in considerazione dalla società civile.

Questo, dato il suo impatto atteso elevato derivante, da un lato, dall’interesse che tutti gli stakeholders (soci lavoratori e/o utenti, investitori proprietari dei mezzi di produzione, Attuatori e Patrocinatori) ne possono trarre e, dall’altro, dall’ampio spettro di beni e servizi che è in grado di ritrasferire dal Paradigma dell’Eteronomia a quello dell’Autonomia e, soprattutto, data la sua elevata viabilità inserendosi in modo ortodosso nell’attuale quadro normativo seppur costruito, quest’ultimo, su misura per il Mercato e l’Eteronomia.

Una volta disponibile una sua realizzazione pilota, o quantomeno un suo embrione significativo, la sua diffusione, simultanea e generalizzata, dovrebbe essere garantita (sembra l’unica “strada in discesa” oggi esistente).

b: NO

Nonostante tale Modalità economica sia caratterizzata dal massimo campo d’azione (potendo essa gestire la totalità dei Beni e Servizi, inclusi quelli collettivi, cosa che faceva nei sistemi collettivisti oggi scomparsi) e, conseguentemente da un impatto potenzialmente elevato, il suo impatto atteso è da considerarsi nullo in quanto nulla è anche la sua viabilità.

A parte i Servizi collettivi che sono di sua specifica competenza, essendo erogati a prezzo zero coprendo i costi con la fiscalità, gli altri Beni e Servizi sono bipartiti fra:

- quelli per i quali la Modalità a3 (auto-produzione comunitaria) può fare meglio del Mercato ma anche meglio della Modalità auto-produttiva pubblica, oltre che delle altre Modalità dell’Autonomia

- quelli (ad alta intensità di capitale) per i quali la Modalità a3 è fuori gioco e la Modalità auto-produttrice pubblica farebbe ben meglio, per la società e l’ambiente, rispetto al Mercato.

Nel primo caso la società civile ha interesse a concentrarsi sulla Modalità a3 non fosse per il fatto che fa meglio di tutte, indipendentemente dal Paradigma di appartenenza.

Nel secondo caso, nonostante la Modalità b sia la sola, nel Paradigma dell’Autonomia, in grado di far meglio del Mercato (soprattutto in alcuni comparti produttivi) e nonostante il suo impatto potenziale possa considerarsi elevato, essa dovrebbe essere posta in secondo piano, quantomeno inizialmente, dalla società civile, in quanto il suo impatto atteso è nullo data la sua viabilità nulla (dipendendo questa dalla politica la quale dipende dall’informazione e dal potere finanziario che privilegia il Mercato in quanto tale potere prospera sulla moneta che costituisce la “linfa vitale” del Mercato stesso).

Dato che le Modalità dell’auto-produzione comunitaria a3, e la sua variante Convivio, sono apparse da poco e non fanno certo oggetto di divulgazione da parte dei media, si assiste, invece, ad una tendenza generalizzata alla politica come sola via da battere, non tanto per aumentare il ruolo del Paradigma dell’Autonomia tutt’ora ignoto, ma per porre un freno alla degenerazione del Mercato nella speranza di arrivare in tal modo ad un cambiamento del sistema.

Oggi, insomma, vige la “lotta all’attuale sistema” (fondato sull’Eteronomia) mentre invece servirebbe crearne uno alternativo (comprendente un maggior ruolo dell’Autonomia saggiamente applicata) in modo da rendere obsoleto il sistema attuale (un approccio non-violento, cristiano o Ghandiano, di comprovato successo).

Mentre il primo approccio, incoraggiato dalle élite in quanto portano il dissenso sul campo da loro scelto e a loro favorevole, va considerato una via in salita (se non addirittura senza uscita, per quanto detto), così come lo sono le Modalità a1 e, se nulla cambia, la a2.

                   SUGGERIMENTO STRATEGICO AGLI ADDETTI AI LAVORI

                             Probabilmente meritevole del noto acronimo TINA

- DAPPRIMA cominciare a patrocinare e ad attuare le prime realizzazioni dimostrativo-sperimentali del Convivio la cui diffusione (di cui beneficeranno i patrocinatori e gli attuatori stessi) comporta già una buona parte della trasformazione strutturale del sistema e, soprattutto (data la valenza pedagogica di una tale trasformazione che toccherà, seppur in diversa misura, gran parte della popolazione), rende evidente il ruolo positivo dell’Autonomia, col razionale impiego delle sue Modalità (non c’è solo l’alternativa fake “Mercato o Stato”) sulla società e sull’ambiente.

- E POI, una volta generato un sufficiente consenso potenziale, concentrare le energie sull’azione politica. La scelta di puntare direttamente ed esclusivamente sulla politica ha già ampiamente dimostrato la sua inefficacia per la duplice ragione seguente: il consenso su un programma di reale cambiamento è difficile da ottenere e comunque, anche una volta ottenuto e conquistato lo scranno del potere, un tale programma dovrà essere accantonato ... con le buone o con le cattive.

I protagonisti di tale expoit, dopo aver fatto diversi danni al sistema socio-economico, cadranno presto nell’oblio e … nella vergogna.

 

       ACCORATO APPELLO AI POLITICI VECCHI E (SOPRATTUTTO) NUOVI

   Non sottovalutate il suggerimento di cui sopra: ne beneficeranno tutti… voi inclusi!

LOGO WORLD LAB Bianco e nero.jpg

 

A CURA DEL GRUPPO DI LAVORO WORLD-LAB (settembre 2020.

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