DA LOURDES L’INVITO DELLA MADONNA A ESSERE TUTTI APOSTOLI
Inizio a scrivere queste riflessioni sull’ultima esperienza maturata al corso di formazione per animatori dell’UNITALSI, ad Assisi nel gennaio scorso, considerando il ruolo della donna nell’esperienza biblica per poi successivamente portare l’attenzione sulla Madonna madre di Cristo e su quanto possiamo mettere a frutto, nella nostra quotidianità di credenti, delle rivelazioni che la Vergine Immacolata ha lasciato a Bernadette alla grotta di Massabielle.
Nell’antropologia culturale degli Ebrei, nel Vecchio Testamento, la donna non era per niente considerata come individuo sociale, e Dio quando si manifestava si rivolgeva ai profeti, uomini che avevano l’incarico di guidare il popolo secondo la legge mosaica.
C’è un solo esempio, che riscontro nella mia esperienza di appassionato di Storia Sacra, quando Dio si manifesta a una donna: a Sara moglie di Abramo, oramai molto anziana e senza figli, profetizzandole la nascita di un figlio e dandole anche il nome: Isacco.
Ora, vediamo qualcosa di molto utile e interessante per capire il ruolo di Maria di Nazareth in questo contesto di cultura ebraica del suo tempo, quando la donna era considerata solo per la sua capacità di generare figli, e basta.
Però, per completezza di informazione e per capire la complessa strategia di Dio riguardo al suo popolo, è importante anche illustrare brevemente delle eccezioni: le profetesse. Ce ne sono almeno tre citate nel Vecchio Testamento:
Da quanto esposto possiamo arguire che la strategia di Dio nella conduzione del suo popolo va oltre il contesto culturale del dominio mascolino, e questo è un fatto molto rilevante perché sarà proprio a Maria di Nazareth che di nuovo Dio parla mediante l’Arcangelo Gabriele. Un’altra donna così importante nell’economia della salvezza da diventare addirittura la madre del Figlio di Dio, il Messia, colui che libererà il popolo dalla schiavitù del peccato offrendogli la via della redenzione dal peccato.
Da sottolineare un fatto curioso sul nome di Maria o Miriam. Tra gli ebrei dopo la sorella di Mosé, Miriam, nessuna donna più si chiamò Miriam o Maria (hanno la stessa radice semantica) perché c’è stato un momento della vita di Miriam, durante l’Esodo, che insieme al fratello Aronne voleva essere superiore al fratello Mosé, attirandosi il castigo di Dio. Ed è molto “curioso” che Dio scelga una donna di nome Maria, nome dimenticato nel popolo ebraico, e che la scelga in quel villaggio della Galilea abbastanza malfamato (può mai venire qualcosa di buono da Nazareth?). È una delle tante prove che Dio sceglie per i suoi disegni, persone che per il mondo sono considerate un nulla.
È molto importante entrare dentro alla psicologia di Dio per capirne al meglio le strategie. Per esempio a Betlemme al momento della nascita del suo Figlio Gesù, chi sono i primi ad arrivare alla grotta della nascita chiamati dagli Angeli?
I pastori, le persone che nella cultura ebraica del tempo erano considerati impuri e addirittura la feccia della società. Nel Talmud, il libro delle sentenze dei rabbini, è scritto che tra gli uomini non c’è nulla di peggio di un pastore.
Ora, dopo queste considerazioni introduttive, entriamo nel tema pastorale da meditare e approfondire che il vescovo di Lourdes ha proclamato per quest’anno: “L’IMMACOLATA”. E per farlo bene immergiamoci nelle acque della sorgente che Bernadette ha scavato nella grotta di Massabielle e fissiamo la nostra attenzione sul fatto che Bernadette era una povera ragazza di Lourdes, ignorante, quasi analfabeta ma ricca di una fede che ha del soprannaturale. Nella sua maturità da suora nel convento di Nevers ricordava alle sue consorelle che “se ci fosse stata sulla terra una bambina più ignorante e stupida di lei, la Vergine avrebbe scelto quella”. E questo è un altro segno fortissimo delle scelte di Dio quando decide di far riflettere l’umanità che nei secoli si è sempre allontanata dai suoi comandamenti. Anche Bernadette è stata scelta solo per la sua grande fede, una ragazzina che desiderava solo andare a catechismo per poter fare la sua prima Comunione con Gesù.
Un altro spunto di riflessione lo troviamo riandando alla storia del popolo ebraico dove la donna era considerata socialmente inferiore. Ricordiamo lo scandalo suscitato da Gesù presso i suoi apostoli quando lo trovano a discorrere con una samaritana al pozzo di Giacobbe, un fatto inaudito per quegli uomini. Riflettiamo su Gesù e sulle sue scelte organizzative che erano in contrasto con la cultura del tempo: quante donne troviamo al seguito di Gesù con compiti importanti, da Marta alla sorella Maria, dalla Maddalena alla madre di Giacomo e Giovanni, e così via elencando.
Chi troviamo lungo il percorso del Calvario? Le donne, mentre gli apostoli sono tutti fuggiti con esclusione di Giovanni che con la Madre di Gesù, Maria, assisterà alla morte in croce. Ma, ancora altre due donne sono ai piedi della croce: Maria di Cleofa sorella della Madonna e Maria di Magdala. È assolutamente importante conoscere questi aspetti della vita di Gesù e come, proprio da questo suo comportamento con le donne, nei secoli della Chiesa cattolica quanto sia sempre stato fondamentale il ruolo del genio femminile. Ai tempi di Gesù non sarebbe stato possibile, Gesù ha rivoluzionato anche questo.
E noi? Cosa possiamo imparare da chi era ai piedi della croce?
Impariamo da Giovanni a prenderci cura della Madre di Gesù e ascoltiamo le “istruzioni per l’uso” che l’Immacolata ha dato a Bernadette e …. mettiamole in pratica.
La firma della Madonna sulle apparizioni avviene in quel fatidico 25 Marzo 1858 quando dice a Bernadette che Lei è l’Immacolata Concezione. Per la Chiesa cattolica il 25 Marzo è la grande festa dell’Annunciazione del Signore, quando l’Arcangelo Gabriele profetizza alla giovane Maria di Nazareth che diventerà madre del Figlio di Dio. La Signora della Grotta ci parla della sua vocazione: è la Madre di Gesù, tutto il suo essere consiste nel concepire il Figlio di Dio, è tutta per Lui.
La Annunciazione del Beato Angelico (1430-1432) presso il museo del Prado a Madrid
Così la Chiesa e ogni cristiano devono lasciarsi abitare da Dio per divenire a loro volta immacolati, radicalmente perdonati e graziati in modo da essere, anch’essi testimoni di Dio.
A noi Veneti quanto è avvenuto a Lourdes sta molto a cuore. Quel 25 Marzo noi lo ricordiamo perché nell’anno 421 Venezia viene affidata alla Vergine Annunziata, e quindi il legame tra Venezia e la Madonna è saldo e duraturo da secoli, e per i veneziani quel 25 Marzo è il compleanno di Venezia. Questo deve farci riflettere sulla nostra storia Veneta e di quanto la Madonna sia sempre stata amata e pregata da questo popolo che continua a confidare nella Sua protezione soprattutto in occasione delle calamità.
Foto originale di Bernadette Soubirous con il Rosario Brigidino che lei aveva acquistato presso il Santuario Mariano di Betharram, a pochi chilometri da Lourdes. In questo Santuario era rettore il famoso sacerdote Michel Garicoits poi diventato santo e che per primo ebbe la sicurezza della verità delle apparizioni della Vergine a Bernadette.
Per chi volesse approfondire il tema dell’Immacolata consiglio di leggere sul mio blog: www.gianfrancotrabuio.it, dentro alla cartella “Devozioni religiose” e poi in quella “Lourdes e dintorni mariani”, una mia relazione dal titolo “LA MADONNA CI PARLA” che a oggi è stata letta da oltre 46.000 persone.
Alle mie dolci corrispondenti e ai miei cari amici che da anni mi seguono in questa passione letteraria e religiosa, che sconfina col misticismo, quest'anno ho ritenuto opportuno farvi arrivare questo augurio natalizio.
Tutto prende origine dalle mie esperienze come pellegrino nella terra di Gesù e dalle conoscenze maturate grazie ai contatti con i Frati Francescani Minori e le appassionate organizzazioni di volontariato che operano per sostenere nel loro difficile cammino i bambini dei territori devastati dalle violenze belliche.
Un ricordo speciale va alle mie amate Suore Dorotee figlie dei Sacri Cuori di Vicenza, che a Betlemme operano nell'Istituto Paolo VI, denominato EFFETA', nel quale accolgono l'infanzia affetta da gravi problemi di linguaggio e da sordità. Sono specializzate nel carisma particolare che il loro fondatore, San Giovanni Antonio Farina, ha voluto per educare l'infanzia sordomuta a parlare. Le tecniche utilizzate dalle suore non consistono nell'insegnare il linguaggio dei gesti, ma utilizzano strategie didattiche originali e gli alunni quando diventano adolescenti possono tranquillamente diplomarsi e anche laurearsi: uno dei tanti miracoli nati nella nostra terra Veneta.
Noi Amici di Terra Santa siamo impegnati anche con le adozioni a distanza dei bambini di Betlemme che frequentano le scuole dei Frati Francescani Minori e che non hanno disponibilità economiche per frequentare le lezioni e diplomarsi. A fine marzo 2020 sarò con un bel pellegrinaggio proprio a Betlemme dove avremo modo di conoscere i nostri scolari adottivi e i loro insegnanti, comprese le nostre care Suore Dorotee dell'EFFETA'.
Con questi sentimenti auguro a voi tutti un Natale di pace nei vostri cuori e nelle vostre famiglie.
La festa di San Martino, vescovo di Tours, in Francia, è uno dei capisaldi della tradizione religiosa delle nostre campagne, ancora oggi.
Nell’intorno dell’undici novembre è tutto un fiorire di feste e sagre paesane dove trovano spazio e godimento i frutti della terra e i loro appassionati degustatori.
È interessante per i cultori della storia e delle tradizioni venete, riandare alla vita di questo santo vescovo cattolico per capire qualcosa di più della struttura portante della nostra antropologia culturale, ovvero, perché san Martino è così famoso e così venerato nelle nostre campagne.
SAN MARTINO DI TOURS, DIPINTO DEL MAESTRO PAOLO CANCIANI
NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI SORRIVA DI SOVRAMONTE (BL)
Ecco, allora, venirci in aiuto la sua storia, quella narrata da lui in prima persona e raccontata qualche secolo dopo da uno scrittore veneto, certo Venanzio Fortunato da Valdobbiadene.
Martino nasce in Pannonia, l’attuale Ungheria, verso il 316, figlio di un funzionario dell’impero romano, e si arruola da giovane nelle legioni romane di stanza in quei territori, si muove al seguito dell’esercito nei territori dell’impero. Conosce la religione cristiana e si fa catecumeno, desidera prepararsi a ricevere il Battesimo, quando in una giornata fredda incontra un povero intirizzito e mosso a pietà, divide il suo mantello per lui, tagliandolo a metà con la spada. La stessa notte, Martino, legionario romano, ha una visione: gli appare Gesù che lo ringrazia per aver diviso con lui il suo mantello. Subito dopo si fa battezzare, abbandona l’esercito e si mette sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers (anno 339), studia, diventa sacerdote e fonda il primo monastero dell’Occidente a Ligugé nei pressi di Poitiers (360). Nel 372 diventa vescovo di Tours e esercita il suo ministero pastorale fino all’età di ottanta anni. Viene sepolto l’11 novembre del 396, e noi ancora oggi facciamo memoria di questo grande personaggio proprio in questa data.
Già in vita Martino fece miracoli che sono rimasti negli annali della sua biografia. In particolare la risurrezione da morte di un monaco del suo monastero, la risurrezione di un suicida e quella di un bambino portato in braccio dalla mamma, tutti avvenuti di fronte a numerosi testimoni, questi fatti provocarono un’emozione fortissima e numerosissime conversioni.
Ora, vediamo perché il vescovo Martino ha mantenuto fino a oggi la fama di uomo di Dio, soprattutto tra la gente dei campi.
Bisogna riandare con l’immaginazione a quegli anni, quando la vita nelle campagne era quanto mai misera e le persone che vi vivevano erano sottoposte a ogni genere di difficoltà, sia dalla precarietà delle colture e del clima, sia dalle angherie dei “cittadini” proprietari delle terre, sia dagli eserciti in perenne movimento da un territorio all’altro.
Martino rappresenta il primo esempio di “pastore” che concentra la sua azione pastorale tra gli uomini della campagna. Il cristianesimo non era ancora diffuso in quei territori, Martino rappresenta, quindi, la guida, il pastore, l’apostolo, il tutore di quelle genti, esposte più di altre alla povertà e alla miseria.
La sua fama di soldato e di monaco colpisce grandemente la sensibilità di quelle genti, lui che ha diviso con la spada il suo mantello per darne metà a un povero, rappresenta qualcosa di rivoluzionario, perché i soldati usavano la spada per fare violenza e non per fare la carità. Questo fatto, ancora oggi rappresenta un elemento di grande rilevanza nel sistema di valori della “gente dei campi”.
A questo bisogna aggiungere l’incessante opera di evangelizzazione e di promozione sociale dei contadini e dei pastori.
Oggi, dopo oltre 1600 anni, questa fama permane e si alimenta con la fede delle persone legate alla terra da vincoli di lavoro e di affetto. Fede nella Parola di Gesù, fede nei valori della condivisione e della responsabilità.
Però, è interessante un ulteriore approfondimento su questa figura di Santo, fondatore del primo monastero in Occidente. Per noi Veneti è di straordinaria importanza ricordare la storia di questo Santo, che ora brevemente riprendo parlando di Venanzio Fortunato da Valdobbiadene, scrittore del sesto secolo che scrive la biografia di San Martino verso il 560. Ebbene, Venanzio e un suo amico, certo Felice di Treviso, si recano in pellegrinaggio a Ravenna, cammin facendo ambedue si ammalano agli occhi, la fede li porta nella chiesa di San Giovanni a Ravenna dove nella cripta c’è una lampada a olio che arde davanti a una statua di San Martino, loro si ungono gli occhi con l’olio della lampada e miracolosamente guariscono. I due ritorneranno, quindi, nel trevigiano e si faranno promotori della venerazione del Santo vescovo di Tours. Felice, successivamente diventerà vescovo di Treviso.
Ecco spiegato in modo semplice e storicamente fondato il grande impatto di San Martino nella fede e nella cultura delle persone dedite alla coltivazione dei campi e all’allevamento degli animali.
Nel nostro Veneto è invocato anche come protettore delle mamme in attesa, proprio in ricordo di quel miracolo famoso citato, oltre ad essere titolare di centinaia di chiese sparse su tutto il territorio dal Polesine al Bellunese, infatti a san Martino è dedicata anche la diocesi di Belluno.
Ma non è finita qui la storia di San Martino, continua con recenti acquisizioni d’archivio nelle quali si riporta l’azione di tutela svolta da questo Vescovo nei confronti dei contadini del tempo, avendo elaborato una specie di contratto di mezzadria ante litteram tra proprietari terrieri e lavoratori della terra.
Nel nostro costume veneto e nella nostra tradizione agricola, famose e tristissime sono ancora oggi le migrazioni dei mezzadri che a fine campagna agricola, proprio a cavallo di San Martino, lasciavano la casa e la terra che avevano coltivato, per spostarsi presso un’altra campagna di un altro proprietario per ricominciare daccapo una nuova ardua fatica, e lo spostamento avveniva portandosi dietro la famiglia e le poche suppellettili su di un carro trainato da una mucca e a piedi portando a spalle quanto non ci stava sul carro.
È utile riflettere, oggi, in questo Veneto, locomotiva ancora trainante dell’economia nordestina, quali e quante fatiche e quali insegnamenti ci hanno lasciato i nostri vecchi e le nostre vecchie, quanto coraggio e quanta fede hanno avuto per reggere le avversità, che solo a pensarci fanno venire i brividi.
Carissime e carissimi, questo invito è un'occasione straordinaria per conoscere l'arte, la musica e la poesia.
Giovedì 17 ottobre alle ore 18 vi aspetto in Via Cappuccina 15 a Mestre, presso la D'E.M. VENICE ART GALLERY, dove in una cornice artistica di pregio presenterò il mio quarto libro di poesie. In questo contesto sarò coadiuvato dalla cara poetessa Giorgia Pollastri e da mio figlio Giovanni. L'attore Adriano Spolaor si cimenterà nella recitazione di alcune mie creazioni e sarà accompagnato alla chitarra dal famoso musicista Andrea Ghezzo. Sarò a vostra disposizione per le dediche sul libro che vorrete acquistare e il tutto andrà a beneficio dei Frati Francescani della Parrocchia di Betlemme in Palestina attraverso fra Adriano Contran del convento di Sant'Antonio di Marghera.
Un brindisi allieterà la conclusione di questa originale manifestazione artistica.
DISOCCUPAZIONE ZERO
Da una Grande Opera di alchimia socio-economica
Premessa
Nel giugno del 2015 il network di esperti internazionali World-Lab (www.worldlabnetwork.ru) ha pubblicato, in singolare concomitanza con l’enciclica di Papa Francesco Laudato si’, il libro La Dignità delle Nazioni, disponibile su Amazon in 5 versioni linguistiche ( EN, FR, IT, RU, SP), nel quale presenta il percorso della Grande Opera di alchimia socio-economica che ha condotto alla scoperta della “pietra filosofale”: il Convivio.
Trattasi, in estrema sintesi, di un soggetto economico, curiosamente inedito, inizialmente denominato Distretto di Sviluppo Locale (DSL), costituito da una grande cooperativa multi-attività (beni, e servizi di consumo famigliare corrente di prima necessità) i cui soci, di cui buona parte sono soci-lavoratori, sono destinatari della produzione che possono acquisire a prezzo di costo.
In ambito auto-produttivo il Convivio va dunque oltre l’esistente finora costituito, da un lato, da soggetti multi-attività ma uni-famigliari (è il caso dell’auto-produzione domestica la cui importanza va scemando, quantomeno in Occidente) e, dall’altro, da soggetti multi-famigliari ma mono-attività (ad esempio le Mutue previdenziali oramai gradualmente entrate nel contesto concorrenziale, ma anche le nuove cooperative ortofrutticole basate sulla logica dalla Community Supported Agriculture).
Una ulteriore peculiarità del Convivio, derivante dalla multi-attività, consiste nel fatto che la sua struttura produttiva ha un carattere modulare, essendo costituita da una ventina di unità di produzione tematiche (moduli), tecnicamente indipendenti ma a bilancio unificato, nelle quali operano fianco a fianco un socio senior, pensionato, dotato di capacità professionali con funzione di formatore-tutore e alcuni soci in qualità di apprendisti-lavoratori (per questo motivo il Convivio è stato anche denominato Accademia Conviviale dei Mestieri).
Dette unità produttive si configurano pertanto come Botteghe artigiane di nuova generazione nelle quali la formazione professionale è basata, come nella tradizione, sulla trasmissione intergenerazionale dei saperi con la grande differenza che essa ha luogo fra soci paritetici al servizio di altri soci tutti accomunati dall’interesse che questa avvenga in modo efficiente e nei tempi più brevi.
Il Convivio viene qui allegoricamente qualificato di “pietra filosofale” in quanto, nell’ambito ambito socio-economico a cui appartiene, risulta dotato delle tre peculiari proprietà del detto oggetto alchemico.
In effetti:
- rappresenta, per il Sistema economico che lo adotta, un elisir di lunga vita (garantendogli la sostenibilità socio-ambientale, come argomentato nel libro La Dignità delle Nazioni)
- infonde negli operatori, data la sua forte valenza pedagogica, la capacità di discernere ciò che è bene da ciò che è male, a conferma del suo attributo “filosofale”
- consente di trasmutare in oro (Lavoro di Cittadinanza -LdC) un metallo vile quale il piombo (Reddito di Cittadinanza-RdC).
In questa breve nota ci soffermeremo specificatamente su quest’ultima proprietà del Convivio per il solo fatto che sollecita maggiormente l’attenzione popolare.
Vedremo in particolare come mai il RdC, che nasce con l’encomiabile obiettivo di avviare il massimo numero di beneficiari verso un percorso di formazione-lavoro, possa dare il meglio delle sue potenzialità solo se la modalità di implementazione adottata è rappresentata dal Convivio il cui uso consente addirittura la seguente trasmutazione :
RdC + Convivio = LdC
con il triplice effetto consistente:
- nel portare, ipso facto, il sistema alla Disoccupazione Zero
- nel dare contemporaneamente avvio ad una dinamica virtuosa mirante a minimizzare quantitativamente l’uso del “vile metallo” di partenza (RdC), e cioè ridurre il costo pubblico del provvedimento fino ad azzerarlo (il Convivio è stato concepito per essere economicamente sostenibile, e il RdC serve solo come abbrivio alla sua messa a regime)
- nel far sì che gli ex-disoccupati creino essi stessi ed occupino impieghi nuovi, aggiuntivi nel sistema (*).
Il Reddito di Cittadinanza (il piombo)
Nell’attribuire al Reddito di Cittadinanza (RdC) la natura di un “vile metallo” quale il piombo non intendiamo certo disprezzarlo.
Ciò significa, al contrario, attribuirgli il ruolo di necessario elemento di partenza, suscettibile di evolvere variamente, a seconda delle modalità adottate per la sua implementazione, inclusa la possibilità, come appena anticipato, di essere trasmutato in metallo nobile quale l’oro rappresentato, nella presente allegoria, da un Lavoro di Cittadinanza (LdC).
Va detto che le modalità di implementazione, miranti tutte ad avviare i beneficiari ad un percorso di formazione-lavoro, formano un insieme ampio e variegato.
Queste tuttavia, al di là di differenze di piccola entità e non determinanti, possono essere distinte in quattro grandi categorie:
a) quelle che prevedono la sospensione del RdC una volta che il beneficiario trova un lavoro congruamente remunerato
b) quelle che prevedono l’attribuzione permanente del RdC e ammettono il cumulo fra questo e un eventuale nuovo reddito da lavoro
c) quelle che prevedono l’attribuzione permanente del RdC purché associata ad un lavoro non retribuito
d) quelle che prevedono l’attribuzione provvisoria del RdC, solo in fase iniziale e purché associata ad un lavoro non retribuito, e la sua graduale sostituzione con un un reddito da lavoro fino ad azzerarlo (Convivio e modalità analoghe)
Implementazione del RdC attraverso modalità di tipo a)
L’evoluzione del RdC derivante da modalità di implementazione appartenenti alla prima categoria sembra, di primo acchito, la sola in grado di trasformarlo in un “metallo” sicuramente più nobile del piombo (l’aspetto assistenziale, nell’allegoria alchemica qui adottata).
Il problema che, però, sembra porsi in tutta la sua evidenza, consiste nella scarsa viabilità delle modalità di implementazione di questo tipo.
In effetti, da un lato, il beneficiario che già percepisce un reddito (purtroppo generalmente concepito come il fine) sarà reticente ad accettare un lavoro (il mezzo) per arrivare, sostanzialmente, allo stesso fine.
Né risulta facile, dall’altro, “imporre” l’accettazione di un lavoro, anche nell’ambito di una “rosa” di congrue possibilità offerte (non fosse che per la difficoltà di comporre la detta “rosa” in tempi di scarsa attività quali quelli attuali che, per ciò stesso, giustificano tali provvedimenti).
Le modalità di implementazione in questione sembrano dunque “ far acqua” sia dal lato della domanda che, e forse più, dell’offerta, e perciò incapaci, in buona sostanza, di avviare un significativo numero di beneficiari verso un percorso di formazione e di lavoro durevole.
Implementazione del RdC attraverso modalità di tipo b)
In ragione di quanto appena esposto, l’attenzione degli addetti ai lavori si è perciò spostata, nei Paesi in cui sono stati adottati provvedimenti analoghi al RdC, verso le modalità di implementazione della categoria b).
E’ il caso della Finlandia che, avendo adottato un provvedimento analogo al RdC, e avendo constatato la scarsa viabilità delle modalità di implementazione di tipo a), ha dato avvio alla realizzazione sperimentale di una modalità di tipo b) limitandola ad un lasso di tempo predeterminato (due anni).
Ovviamente tali modalità di implementazione, pur di riuscire ad avviare un sufficiente numero di beneficiari del RdC verso un percorso di formazione-lavoro, lasciano sulle spalle della collettività il fardello rappresentato dal costo del provvedimento.
Ma è anche vero che si tende, spesso e volentieri, a sottostimare il fardello che grava sulla società a seguito della disoccupazione, del quale i costi dei dispositivi del welfare-state, rappresentano solo la punta dell’iceberg.
Detto questo, la menzionata sperimentazione condotta in Finlandia ha mostrato, per quanto incredibile possa sembrare, che anche la modalità di implementazione del RdC di questo tipo ha dato chiara prova... di scarsa viabilità!
Le chance di una sua adozione in Italia sono perciò assai ridotte.
Implementazione del RdC attraverso modalità di tipo c)
Recentemente è apparsa una proposta del sociologo De Masi pubblicata in un suo libro dal titolo sorprendente: Lavorare gratis per lavorare tutti.
In realtà il termine “gratis” va precisato e la proposta, espressa per esteso, si traduce nell’adozione di un RdC e nella sua non sospensione nel caso in cui il beneficiario trovi un lavoro tenuto conto, e qui sta la novità della proposta, che egli lo offrirà... gratis.
Fra le tipologie di implementazione del RdC anche questa, come la precedente, prevede l’attribuzione permanente del RdC ma è senz’altro, rispetto a quella, ben meno appetibile per il beneficiario.
Dovrebbe però essere più appetibile per le imprese inducendole ad offrire, a tali condizioni, molte più opportunità di lavoro, anche se verosimilmente poco qualificato.
La proposta ha comunque due evidenti punti deboli in quanto c’è il rischio, da un lato, che le opportunità di impiego offerte provengano da licenziamenti (con la conseguente creazione di nuovi candidati al RdC) e, dall’altro, che la rinuncia a ridurre il costo pubblico del provvedimento prima o poi si ritorca, attraverso la fiscalità, sulle imprese (facendo sì che la possibilità di disporre di manodopera gratuita si traduca, per queste, in una sorta di “polpetta avvelenata”).
Implementazione del RdC attraverso il Convivio (la “pietra filosofale”)
Venendo ora all’implementazione del RdC attraverso il Convivio, potrà sembrare assai curioso scoprire che, quantomeno nella fase iniziale, anch’essa è basata sulla logica del “lavorare gratis per lavorare tutti”.
Ma è evidente che, essendo i beneficiari del RdC stessi soci titolari dell’impresa cooperativa dove andranno a formarsi lavorando e della quale, con le loro famiglie, costituiranno parte della clientela, il fatto di lavorare gratis è un regalo (consentito dal RdC) che fanno a sé stessi.
Considerando che le attività avviate nel Convivio comportano un’elevata quantità di manodopera, il fatto che questa non gravi sui costi di produzione, che sono i prezzi di acquisizione per i soci dei beni e servizi auto-prodotti, si può ben capire come ogni Euro del RdC speso nel Convivio possa incrementare notevolmente il suo potere d’acquisto.
E’ così che i beneficiari del RdC che non avessero trovato un lavoro gradito fra quelli loro proposti, associandosi con l’aiuto di un ente coordinatore esterno, potranno tutti trovar posto, nessuno escluso, in Convivi di prossimità.
Grazie al RdC e al Convivio, il LdC diventa dunque possibile, quanto meno, inizialmente, su un piano formale.
E’ importante osservare che i lavori svolti nel Convivio hanno ben poco da spartire con i Lavori Socialmente Utili (LSU) in quanto i primi, a differenza di questi, richiedono una professionalità che nel Convivio viene appunto trasmessa da una generazione all’altra.
Per quanto riguarda poi il finanziamento pubblico di entrambi è ovvio che nel caso dei LSU questo deve essere permanente mentre nel Convivio esso è utilizzato solo nella fase iniziale, cioè quando nelle diverse “Botteghe artigiane” ha luogo un’attività essenzialmente formativa.
Va da sé che quando questa può dirsi conclusa e quando, di conseguenza, la produttività aumenta, il RdC può gradualmente essere ridotto fino ad azzerarlo dato che il Convivio è economicamente viabile.
Sarà allora che il LdC potrà dirsi propriamente acquisito, grazie alla diffusione dei Convivi sul territorio.
Da osservare che questa potrà aver luogo, in tempi relativamente brevi, non appena sarà disponibile una realizzazione dimostrativo-sperimentale, un Convivio pilota da utilizzare come prototipo per una sua diffusione su ampia scala.
E dato che una tale realizzazione prende tempo, converrebbe darne avvio nei tempi più brevi, cominciando, ovviamente, da uno “studio di fattibilità” (di fatto un suo progetto esecutivo).
Il Convivio, dopo quanto detto, più che come procedimento di implementazione del RdC va visto come strumento che permette di evitare il RdC dando luogo ad un sistema economico compiuto, sostenibile sia sul piano sociale che ambientale.
La non sostenibilità di una economia priva di un tale elemento strutturale è oramai evidente.
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(*) Può essere utile sfatare il pregiudizio, assai diffuso fra i non addetti ai lavori, secondo il quale l’attività lavorativa dedicata all’auto-produzione (contesto dell’Autonomia) sopprime lavoro sul mercato (contesto dell’Eteronomia).
Si crede cioè che la casalinga che si dedica, ad esempio, all’auto-produzione di pane sottragga occupazione sul mercato.
In realtà la famiglia della casalinga, nella misura in cui non riduce la sua spesa sul mercato ma la modifica (trasformando, ad esempio, la precedente spesa per pane in spesa per cultura) si limita a trasferire occupazione, nel Paradigma dell’Eteronomia, dal comparto della panificazione a quello della cultura (con un bilancio occupazionale nullo in questo contesto).
Questo implica che l’attività svolta in ambito auto-produttivo, cioè nel Paradigma dell’Autonomia, è netta aggiuntiva al livello del sistema economico nel suo complesso.
Lo stesso vale, di tutta evidenza, per quanto riguarda tutte le altre forme di auto-produzione incluso, ovviamente, il Convivio.
Da non trascurare il fatto che, con riferimento a quest’ultimo, la sua diffusione sul territorio comporta notevoli investimenti privati miranti a fornire gli spazi attrezzati, cioè le strutture produttive, prese in affitto dalle unità produttive dei Convivi. Trattasi di una nuova domanda elevata, solvibile e sicura, emanante dai Convivi, alla quale le imprese del mercato potranno rispondere creando a loro volta ulteriore occupazione in tale contesto dando luogo ad uno sviluppo economico di entità paragonabile a quello riscontrabile solo in tempo di ricostruzione post-bellica.
Il positivo effetto derivante dalla diffusione dei Convivi non si limita, inoltre, agli aspetti occupazionali. In effetti la diffusione dei Convivi, in quanto soggetti auto-produttori, implica la re-localizzazione di molte attività economiche, in primis dell’agroalimentare, con grandi vantaggi in termini di salute umana ed ambientale.
Questo è un invito che mi permetto di rivolgere a tutti con un certo sano orgoglio.
Come ormai è consuetudine da quando mia moglie Mara se ne è andata dove Dio l'ha chiamata, noi della famiglia organizziamo un evento artistico-culturale di notevole livello. Quest'anno avremo nella nostra chiesa dell'Annunciazione di Olmo-Martellago la grande soddisfazione di avere una corale alpina di grande scuola e tradizione: il CORO VALLE FIORITA di Cereda di Cornedo Vicentino. Abbiamo chiesto al Maestro Nicola Soldà di portarci canti che sono anche preghiere perché intrisi della spiritualità tipica degli ambienti alpini e naturalistici. Poiché i componenti del complesso corale sono praticamente originari della terra vicentina del grande maestro Bepi De Marzi, la loro esibizione risentirà di quella grande scuola e buona parte dei canti saranno il frutto della vena poetica del grande Bepi. Ecco perché l'invito che rivolgo è pressante: capita raramente di partecipare a eventi di così notevole impatto emotivo e ritengo che ne ricaverete, insieme con noi, grande gioia e commozione.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!!
San Lorenzo, murale sulla vecchia canonica a Cibiana di Cadore
Era d’agosto
e son passati decenni
il sole schiariva l’alba
gli alleati sganciavano bombe
San Lorenzo aiutava mia madre
e io iniziavo il mio cammino
sempre amato e coccolato
ero un po’ cagionevole
e la mamma con le zie
mi sostenevano.
Quante estati sono passate
e oggi sulle rocce del Rite
spumeggiante e irruente
rifletto sulla mia storia
a quanto amore ho ricevuto
da Mara e dai figli
sempre
e come una guida nascosta
ma presente
mia madre continua nella missione
insieme con Mara
mi sento accudito e coccolato
nella mia vita solitaria.
Cibiana di Cadore, 10 agosto 2019
Mi chiedi coccole di ciacole
che ti posso raccontare con amore
tu lontana tra i boschi e i prati
teneri come la primavera che arriva
i mandorli sono fioriti delicati
come i tuoi sguardi sognanti
che mi accarezzano nel tepore
di raggi di sole incipienti
come tenerezze sul mio volto
mai stanco.
INTERNO DELL'EDICOLA RESTAURATA DEL SANTO SEPOLCRO A GERUSALEMME. SU QUELLA LASTRA DI PIETRA VENNE POSATO IL CORPO DI CRISTO. NEL RECENTE RESTAURO DURANTE I LAVORI DI INDAGINE ARCHEOLOGICA LA PIETRA E' STATA SOLLEVATA E LE STRUMENTAZIONI DI LABORATORIO CHE RILEVAVANO I CAMPI ENERGETICI SONO ANDATE TUTTE A FONDO SCALA, SEGNO EVIDENTE CHE L'ENERGIA DELLA RISURREZIONE NON E' ANDATA DISPERSA. (La scritta in greco significa CRISTO E' RISORTO)
Restare in silenzio
anche per poco
sognando i tuoi occhi
i tuoi sospiri
quando bacio i simboli
disegnati sulla tua pelle
una storia di ricordi
antichi e sempre attuali
come questa croce che mi accompagna
sulle tracce della vecchia Yerushalayim
dove una notte
abbiamo vissuto
la nostra estasi mistica
dentro al Sepolcro.
Composizione premiata al Concorso internazionale di poesia San Valentino di Terni, 2019
Caro Papa Francesco buongiorno,
queste note che mi permetto di inviarti nascono dalla ottima intuizione che hai avuto per la organizzazione dell’evento di Assisi del 26-28 marzo 2020.
Mi permetto di informare Te e il Comitato organizzatore che l'economia cristiana, centrata sull'uomo e sulla cura del creato, è stata già identificata sul piano teorico da un network di esperti cattolici (www.worldlabnetwork.ru) ed è descritta nei due volumetti allegati in copertina (il primo in più lingue per eventuale diffusione).
I vertici della chiesa cattolica (che fra le chiese cristiane è oggi quella che può realizzarla nei tempi più brevi, max. 5 anni, semplicemente patrocinandola attraverso le sue Parrocchie sparse su scala planetaria) sono stati messi al corrente.
Infatti sotto gli auspici vaticani (Cardinale Peter Turkson) è stata organizzata in Venezia da World-Lab una giornata di studi sul tema nel Maggio 2017 (disertata dal Patriarcato di Venezia che ha declinato l'invito) che ha visto la partecipazione della Chiesa russo-ortodossa e di esperti di livello internazionale, come da locandina allegata.
Ora, se Tu Papa Francesco hai indetto il Convegno mondiale in Assisi dal 26 al 28 Marzo 2020 sul tema "Economy of Francesco" in vista di delineare le grandi linee di una economia cristiana è evidente che non sei al corrente dei risultati scientifici di World-Lab (pur avendo impartito la Tua benedizione agli autori del Manifesto del Civismo, attraverso la Segreteria di Stato, come appare dal sito-web di World-Lab). E molto probabilmente non ne sono al corrente neanche gli “economisti di Dio” che svolgono la loro attività come consultori dei vari Dicasteri Pontifici.
Solo qualche ambito cattolico (Domenicano, nella fattispecie, e non Francescano) sembra conoscere, ed apprezzare, il pensiero di World-Lab. Vedi articolo del domenicano Riccardo Lufrani: “La evangelizzazione dell’economia dalla gabbia dell’ideologia liberista alla vera libertà di una economia cristiana".
Questo può essere deleterio per l'umanità e l'ambiente ma anche, e forse ancor più, per la Chiesa cattolica in quanto non è da escludere che l'iniziativa (economicamente viabile) di lanciare l'Economia cristiana sia presa, in ambito cristiano, da altre chiese, o sedicenti tali, quali la JWO (Testimoni di Geova) o altre ancora.
Oserei dire che l'evento in questione potrebbe tradursi in un boomerang constatando che le "personalità scientifiche", diversamente giovani, che terranno banco durante il convegno sono tutti "market oriented" (e ben sapeva Maometto che chi dice Mercato dice denaro, sterco del diavolo, e conseguente potenziale accumulo di ricchezza) incluso perfino il "banchiere (usuraio?) dei poveri" che diffonde la competizione dove vigeva la solidarietà, propagando la "guerra tra poveri" e un "capitalismo dai piedi scalzi" o, come dicono a Roma, "capitalismo con le pezze ar culo".
Sperando di sbagliarmi...
PS: In World-Lab ci siamo chiesti come mai Papa Francesco non promuova, assieme ai responsabili di altre chiese cristiane o di altre religioni, un movimento studentesco di "protesta-azione" (e non di "protesta-richiesta" come quello di Greta Thunberg che lascia il tempo che trova) come quello descritto (Work For Planet) in un prossimo articolo che segue esattamente il consiglio del Papa stesso (e cioè non lamentarsi per gli effetti del sistema attuale ma girargli le spalle e costruire un sistema economico diverso che renda obsoleto quello vigente).
Cosa facile: basta diffondere l'auto-produzione, multi-famigliare e multi-attività, dove possibile e ... conveniente (secondo la logica dell' homo oeconomicus).
Il resto (compreso " l'uomo nuovo") viene da sé, successivamente.
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Per ulteriori approfondimenti vedi su questo sito nella cartella Europa Cristiana gli articoli pubblicati:
1- L'ATTUALE SISTEMA ECONOMICO NON VA COMBATTUTO, VA RESO, PACIFICAMENTE, OBSOLETO.
2- LETTERA DEL CARDINALE PETER K. A. TURKSON PER IL CONVEGNO.
3- UN MODELLO DI SVILUPPO CRISTIANO PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE.
4- CRISTIANESIMO E QUESTIONE SOCIALE : UNA NUOVA VISIONE DELL'ECONOMIA.