PAPA FRANCESCO DALL’ARGENTINA.
Tutto il mondo ha vissuto in diretta l’elezione del nuovo pontefice della Chiesa di Roma. L’emozione è stata grande per tutti i cattolici della terra, che hanno avuto modo di partecipare in prima persona a questo evento straordinario che segnerà nei secoli la storia della Chiesa fondata da Gesù Cristo oltre duemila anni fa. Il momento che stiamo vivendo come cattolici è veramente straordinario e mette in evidenza, ancora una volta, che la vita della Chiesa non è nelle mani degli uomini ma guidata da una sapiente regia di ispirazione divina. Già la rinuncia di Benedetto XVI è stato un gesto rivoluzionario mai verificatosi, con quelle modalità, nella storia della Chiesa, ora, la nomina a Pontifex Maximus di Jorge Mario Bergoglio, primate della chiesa argentina, è un altro inequivocabile segno della capacità della Chiesa di sapersi rinnovare, con la guida dello Spirito Santo, sfidando tutte le forze che dalla sua fondazione tentano, inutilmente, di distruggerla.
Monsignor Bergoglio, Papa Francesco, alla prima apparizione nella Loggia delle benedizioni
La novità rivoluzionaria sta in una serie di fatti concomitanti che ora tenterò di analizzare, per entrare nella dimensione soprannaturale della elezione di Papa Francesco. Intanto possiamo partire dal fatto che le sue origini sono italiane, piemontesi, della provincia di Asti per la precisione. Questo dà consolazione a tutti quelli che aspettavano un papa italiano dopo Wojtila e Ratzinger. Il Sud America è stato il continente che ha avuto la più grande immigrazione di italiani a partire dall’inizio del regno d’Italia nel 1866, quando i Savoia e i loro ministri anticattolici misero sul lastrico milioni di famiglie, si impossessarono di tutti i benefici ecclesiastici, soppressero gli ordini religiosi provocando così un esodo biblico verso le terre promesse del nuovo mondo. Ora un argentino di origini piemontesi viene a fare il Papa della Chiesa di Roma: i piemontesi di Cavour tentarono di distruggerla, un piemontese tenta di ricostruirla dopo circa 150 anni. Questo flash meriterebbe ulteriori stimolanti approfondimenti, ma questa non è la sede. Noi ci occupiamo di Terra Santa, come mission principale, e ci sforziamo di leggere gli eventi della Chiesa con riferimento ai luoghi della vita di Gesù e alle vicissitudini dell’Ordine di san Francesco che custodisce quei luoghi da 800 anni.
Papa Francesco invita i fedeli a pregare affinché Dio lo benedica
Vediamo, ora, il significato di questa elezione rivoluzionaria in chiave pastorale. Mons. Bergoglio si è incamminato nella vita religiosa nell’Ordine dei Gesuiti, la gloriosa famiglia del fondatore: sant’Ignazio di Loyola, spagnolo, fattosi sacerdote dopo aver fatto il soldato con l’esercito dei reali di Spagna. Per capire al meglio un gesuita è indispensabile conoscere gli Esercizi Spirituali, che Ignazio scrisse per i suoi seguaci. La lettura di questo testo utilizzato per la prima formazione dei gesuiti, può dare un’idea della ardua selezione cui un aspirante gesuita deve sottostare. Per fare un confronto comprensibile si può paragonare la formazione del gesuita a quella degli incursori della divisione Folgore o a quelli della Marina Militare: pronti a tutto, dentro di sé stessi e fuori di sé stessi. Significa che un papa con quella formazione è capace di apportare dentro alla struttura della Chiesa Cattolica le innovazioni importanti che sono necessarie per far transitare la Barca di Pietro nel mare procelloso, nel quale tutti noi siamo impegnati affinché quella barca non affondi. Monsignor Bergoglio arriva da un continente dove si sono consumate, e continuano a consumarsi, battaglie epiche contro la dottrina della Chiesa cattolica. Dalla famigerata teologia della liberazione che ha visto schiere di teologi aggredire la dottrina dei papi in chiave rivoluzionaria, ispirata al marxismo-leninismo; ai movimenti semi ereticali delle sette nordamericane, dai Protestanti ai Pentecostali, agli Avventisti. L’obiettivo della teologia della liberazione era ed è quello di schierare la Chiesa cattolica contro i governi, quasi sempre di destra, con il sogno di portare la Chiesa ad appoggiare i governi rivoluzionari marxisti; mentre per le Sette rimane quello di sradicare dalla popolazione ogni residuo della dottrina della Chiesa intorno alla morale e ai valori non negoziabili. Come risulta evidente, il nuovo Papa, proviene da un continente dove le battaglie contro la Chiesa cattolica sono molto articolate e sviluppate. Possiamo affermare che è un Papa addestrato ad affrontare la crisi in atto sia dentro alla Chiesa che intorno ad essa.
Papa Francesco con la stola, pronto per la benedizione Urbi et Orbi
Mi sembra di poter affermare che lo Spirito Santo ci ha inviato un papa dal Nuovo Mondo capace di poter convertire il Vecchio Mondo. Il Nuovo Mondo dove c’è un fermento di sette religiose che coinvolgono milioni di fedeli, al Vecchio Mondo, dove al contrario, i fedeli cristiani sono quasi scomparsi e impera la dittatura del relativismo filosofico e religioso, e, dove l’Islam entro due decenni sarà la religione maggioritaria con la sua carica di fondamentalismo religioso. Proprio partendo da queste considerazioni di tipo statistico, verificabili scientificamente e non controvertibili, mi avvio alla conclusione di questa analisi puntando il faro della speranza cristiana sul nome che monsignor Jorge Mario Bergoglio ha scelto come pontefice: Papa Francesco.
Anche quella volta nel 1200 a Francesco di Assisi il crocifisso di san Damiano aveva detto di andare a riparare la sua chiesa che era in rovina. E Francesco si mosse su quella strada. Dentro alla Chiesa di Roma, con l’aiuto del Papa e di qualche cardinale, portò avanti quella rivoluzione nei costumi della Chiesa, nella dottrina, nella pastorale e nella predicazione, che ebbe come conseguenza il risveglio religioso dell’Europa e più avanti del mondo intero. Insieme a san Domenico di Guzman, realizzò quella ricostruzione della Chiesa che ancora oggi aiuta i credenti nel cammino di conversione.
Però, dal Santo di Assisi deve prendere ispirazione anche per l’attualità della dottrina sul come relazionarsi con l’Islam. Oggi, come non mai in passato, le persecuzioni contro i cristiani nelle terre dove i musulmani sono al potere, stanno insanguinando il volto della Chiesa. Ormai i martiri in quelle terre si contano a migliaia ogni anno, e solo per il fatto che sono cristiani, cioè, si occupano dei diseredati, dei poveri, degli orfani, dell’istruzione, degli ospedali. Tutto questo non ferma l’Islam violento e terrorista, secondi il quale ci sarà la pace nel mondo solo quando il mondo sarà musulmano. Papa Francesco ha una missione difficile al riguardo, ma noi da seguaci di Francesco di Assisi contiamo sull’assistenza della Madonna, unico ponte tra Vangelo e Corano. Pregando e testimoniando nella carità e nella misericordia.
Papa Francesco benedice i fedeli nella Piazza san Pietro, la città di Roma e il mondo intero.
E, oggi, come allora, la Chiesa ha bisogno di essere rifondata nei suoi apparati e nella sua pastorale, deve ritornare ad essere testimone credibile dell’insegnamento di Gesù. Il mondo, tutto il mondo, ha bisogno di speranza e di pace. Il nuovo Francesco ha certamente i numeri per farlo, noi abbiamo il compito di sostenerlo con la preghiera, assidua e partecipata. La sua presentazione dalla loggia delle benedizioni della basilica di san Pietro è stata illuminante. Pensiamo anche come ha esordito: chiedendo la preghiera per Benedetto XVI e chiedendo la preghiera da tutti i fedeli per essere benedetto da Dio per questa impegnativa missione, comunicando alle decine di migliaia di fedeli presenti nella Piazza e a tutto il mondo che il giorno dopo sarebbe andato a pregare la Madonna presso la Basilica Mariana di Roma, a Santa Maria Maggiore. Ecco il nuovo Francesco che invita alla misericordia, alla preghiera verso il Padre e alla devozione alla Madre di Gesù, il Redentore, per arrivare alla vera libertà: l’amore per gli altri, forgiati nella fede e speranza nel Signore.