Caro Sindaco,
desidero fare alcune considerazioni sul proclama poco cattolico del sacerdote veneto di Spoleto contro i Veneti definiti razzisti e xenofobi nel manifesto appeso sul portone della sua chiesa domenica scorsa. Vede, Gesù come è spiegato nel Vangelo ha prima di tutto accolto i peccatori. Papa Francesco ha appena proclamato un Giubileo per ricordare che Dio è misericordia, prima di tutto. Il proclama nasce dalla reazione dei suoi cittadini all'improvvisazione del Ministero e del Prefetto.
Manifesto affisso sul portone della chiesa di Spoleto officiata da don Formenton
Don Formenton forse non ricorda cosa hanno fatto i Veneti 100 anni fa, allora unico esempio in Italia, realizzando i princìpi contenuti nella Rerum Novarum di Papa Leone XIII. I parroci veneti, con l'aiuto del beato Giuseppe Toniolo, con i laici cattolici veneti, a partire dalla Provincia di Treviso, hanno realizzato: le leghe bianche dei braccianti, le casse rurali, le cooperative bianche di mutuo soccorso, in alternativa all’ideologia marxista con le sue leghe rosse o le cooperative rosse che ancora oggi la fanno da padrone in molti settori economici, e, come è cronaca dimenticando l’antica radice, diventando strumenti di corruzione come qualunque altra azienda di produzione e di servizi . Oggi la Chiesa cattolica nelle sue espressioni pubblicistiche dimostra di non avere più autonomia culturale sulla sua dottrina sociale e si appoggia culturalmente all'ideologia marxista. I preti veneti sembra si vergognino della loro storia gloriosa. Il popolo veneto, tanto per citare un numero, è quello che fornisce il più alto numero di missionarie e missionari nel mondo, rispetto agli abitanti.
I Veneti hanno nel loro patrimonio ontogenetico l'accoglienza e la generosità. Se si sono arrabbiati, lo hanno fatto contro uno stato italiano inesistente e incapace di gestire qualunque fenomeno, non ce l'hanno certamente contro i profughi o gli immigrati. Tanto è vero che le famose ACLI (una volta cattoliche e ispirate alla dottrina sociale della Chiesa Cattolica e oggi in mano alla cultura marxista), pochi anni fa hanno condotto una bellissima rilevazione sociologica a livello nazionale, chiedendo agli immigrati come si trovassero nella terra italiana. La ricerca era fatta su base provinciale. Ebbene, gli immigrati hanno dichiarato che la provincia dove si trovavano meglio era quella di Treviso! Pensi un po', nella patria del leghismo ai tempi di Zaia e Gentilini!
Caro Sindaco, vorrei concludere dando un suggerimento a don Formenton e a quei preti e cattolici che strombazzano a vanvera contro i Veneti: "Imparassero da Papa Francesco", il quale l'anno scorso ha invitato i vescovi italiani e i ministri generali degli ordini religiosi ad accogliere gli immigrati nei loro seminari, visto che notoriamente sono vuoti al 95% della loro capacità ricettiva. Invito, peraltro, non ricevuto o rifiutato.
Ecco la fonte dove trovare le indicazioni del Papa sulla evangelizzazione nel secolo delle nuove povertà
Ecco, penso che se questo si realizzasse il popolo veneto darebbe una mano volentieri alla Chiesa Cattolica, visto che lo Stato italiano ha dato prova, Ministero e Prefetti in primis, di non avere capacità organizzative e idee per affrontare un'emergenza epocale come questa.
Se nelle canoniche venete di oggi ci fossero preti ispirati dalla dottrina sociale dei santi papi, a partire da Leone XIII, e i laici dei consigli pastorali fossero animati dalla cultura del “pregare” e del “fare” invece di quella del “discorrere” riguardo alle nuove povertà, alla cultura del niente e alla libertà senza contenuti, certo troverebbero fior di altri laici pronti a mettersi in gioco per porre rimedio alla strapotenza dei centri della finanza che reggono i destini dell’umanità. Questo non significa essere marxisti, semplicemente avere le radici là dove Cristo ha insegnato. Capire il Vangelo, per cortesia.
Cordiali saluti.
Gianfranco Trabuio, pubblicista.
Funerali in Iraq dopo la devastazione di una chiesa e l'uccisione dei fedeli
L’altro giorno leggendo il comunicato della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) che indiceva per il 15 agosto 2014, giorno dell’Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo, una giornata di preghiera per i cristiani perseguitati in tutto il mondo, sono rimasto molto male per due motivi.
Il primo di natura comunicativa, il testo in apparenza scritto in italiano corretto, mancava di un complemento di agente. Si capiva perché bisognasse pregare: per la pace e per i fratelli cristiani perseguitati, ma non si capiva in nessun contesto da chi fossero perseguitati. Dal punto di vista giornalistico un brutto comunicato, mancando il riferimento della causa persecutoria.
Il secondo motivo, conseguente al primo, non c’è nessun riferimento sul perché i persecutori, mai citati peraltro, ce l’avessero con i cristiani. I nostri poveri fratelli crocifissi, depredati di ogni bene, fatti fuggire dalle loro case, le chiese devastate o incendiate, distruzione di ogni simbolo della religione cristiana, le case dei cristiani segnalate con una grande N araba che vuol dire Nazara (cristiani) per indicare ai fondamentalisti che lì potevano entrare, distruggere e rubare.
L’invito generico alla preghiera senza spiegare i motivi per cui si prega è un esercizio di una ipocrisia demoniaca, il segno evidente e profetizzato dai mistici e previsto dal profeta Daniele e da Giovanni nell’Apocalisse, che dentro alla Chiesa di Roma è in atto quella apostasia silenziosa che avrà come conseguenza lo smarrimento e lo smembramento del gregge come lo chiama Papa Francesco.
La CEI in buona sostanza sta facendo il gioco dell’islamismo, è talmente terrorizzata da far finta che non esista. Bastava poco per spiegare ai nostri fedeli perché l’Islam esercita tutta questa violenza sui non musulmani sunniti. Era sufficiente indicare alcuni versetti delle Sure del Corano dove, purtroppo, sono contenuti gli indirizzi di lotta e di violenza contro noi cristiani considerati idolatri, altro che figli dello stesso monoteismo come viene sbandierato dai sedicenti intellettuali cattolici.
Lettera araba N che è stata dipinta sulle case dei cristiani, significa "Nazareni", e quindi infedeli. I musulmani fondamentalisti di fronte a questo simbolo sapevano cosa dovevano fare.
Per chi non conosce l’Islam è utile spiegare che nella loro visione del mondo la terra è divisa in due parti: Dar al Islam (terra della pace) e Dar al Harb (terra della guerra), e che la fine del mondo, col giudizio universale, verrà quando tutto il mondo sarà musulmano.
Poveri cattolici italiani, tenuti all’oscuro delle cause prime della persecuzione, dai pastori che dovrebbero guidare il gregge. Papa Francesco ha detto che i pastori devono avere l’odore delle pecore per farsi riconoscere, a me sembra che questi pastori abbiano l’odore di altri effluvi, certamente non quello del gregge. Le pecore senza pastore sono destinate a disperdersi, mi pare sia scritto anche nel Vangelo.
Poi, c’è un silenzio drammatico nell’invito alla preghiera da parte della CEI riguardo ai violenti, ai persecutori. Gesù ci ha invitato a pregare per i nostri nemici, per quelli che ci odiano, per quelli che ci perseguitano. È da 2000 anni che i fedeli di Cristo sono perseguitati e uccisi in nome di altri dei o di altre divinità. In particolare nel Corano sono chiari i comandi al riguardo e negli Hadit del profeta Muhammad non ci sono dubbi su come si debbano comportare i musulmani nei riguardi degli infedeli.
Ecco come si procede alla pulizia etnica con la crocifissione dei cristiani che non si convertono
È necessario sapere che le Sure del Corano non sono riportate in ordine cronologico ma in ordine di lunghezza del testo, e poiché l’Arcangelo Gabriele ha comunicato al profeta i comandi di Allah durante tutta la sua vita, gli studiosi del Corano si esercitano nel capire per ricostruire la cronologia dei messaggi, poiché i teologi dell’Islam sostengono che le sure successive abrogano quelle precedenti dove ci siano delle contraddizioni. Ecco in parte spiegata la violenza contro gli infedeli. Infatti le ultime Sure ricevute a Medina risentono del clima di violenza che ha incontrato il profeta in quella città, quando due tribù di religione ebraica si sono rifiutate di accettare l’Islam e sono state sterminate su ordine del profeta.
I cinque protomartiri francescani del Marocco del 16 gennaio 1220, in un dipinto del pittore Piero Casentini
Ne sanno qualcosa i frati francescani minori che dal 1216 sono in Terra Santa a “custodire” i luoghi della memoria di Cristo, di sua Madre e degli Apostoli. In 800 anni di presenza in terra dominata dall’Islam i francescani hanno subìto in oltre 800 il martirio. Secondo il comunicato della CEI, anche loro sono stati uccisi dai terroristi senza etichetta? Il politicamente corretto ha invaso anche la Chiesa di Roma.
Mi permetto di suggerire a chi mi legge: il giorno dell’Assunta preghiamo per i nostri fratelli cristiani ma anche per i fondamentalisti musulmani, anche per loro nel Corano la Vergine Maria viene venerata come santa e immacolata. Confidiamo nella Madonna che ascolti le suppliche di questo popolo orante e conceda la pace a tutti e la conversione dei cuori dei violenti e di chi uccide.
Regina assunta in cielo, prega per noi e per il mondo intero!
P.S. Per chi volesse approfondire questi temi suggerisco di documentarsi sul mio sito dove sono pubblicate relazioni di grande ausilio per i ricercatori.
P.S. La relazione è stata spedita via posta normale al Presidente della CEI card. Angelo Bagnasco e al Segretario generale della CEI mons. Nunzio Galantino, presso la loro sede in Circonvallazione Aurelia, 50 - 00165 Roma.
Nel caso ci fosse qualche risposta sarà mia cura pubblicarla su questo sito per condividerla con gli affezionati lettori.
Papa Francesco durante l'Angelus del saluto ai fratelli musulmani
In tutto il mondo ha fatto scalpore, qualche settimana fa, il saluto che Papa Francesco ha rivolto ai musulmani che festeggiavano la chiusura del mese di Ramadan, dedicato dal Corano alla preghiera, alla penitenza e alla carità, oltre che al digiuno.
Ricordo che per la religione musulmana il mese del digiuno deve essere rigorosamente osservato solo durante il giorno. Al calar del sole il pio musulmano può riprendere le sue abitudini, anzi, vi si può dedicare con ancora più entusiasmo.
A me questo saluto ai “fratelli musulmani”, così semplicemente enunciato, ha fatto riflettere su come noi “fratelli cristiani” siamo considerati da loro. Forse è opportuna qualche precisazione su come i musulmani considerano i cristiani, di qualunque confessione. Dai cattolici, agli ortodossi, al variegato e multiforme mondo protestante.
Per riprendere solo alcune notizie recenti, in merito alle rivolte egiziane, ricordo che sono state bruciate 49 chiese cristiane in Egitto da parte della organizzazione politico-religiosa che si chiama “Fratellanza Musulmana”. Sono state incendiate e distrutte una quantità, non precisabile, di attività commerciali proprietà di cristiani, comprese le loro case.
Forse il Papa avrebbe fatto bene a ricordare che anche Caino e Abele erano fratelli, e nella Bibbia è narrato come è andata a finire. Ora, mi sembra opportuno ricordare alle autorità ecclesiastiche preposte all’informazione e agli intellettuali che scrivono articoli sui giornaloni italiani anticlericali, che un livello minimo di obiettività giornalistica dovrebbe rendere giustizia almeno alla verità divulgata dai media. Ormai più nessuno prende posizione sugli eccidi dei cristiani nei paesi a maggioranza islamica. È normale che i cristiani vengano assassinati, le loro donne violentate, le loro case bruciate. A livello di mass media non è neanche più una notizia, è da duemila anni che succede! Ma che vogliono ancora questi cristiani?
Chiese cristiane bruciate e devastate in Egitto dai Fratelli musulmani.
E allora per restare sull’argomento e per capire il livello di “fratellanza” dei fratelli musulmani cui il Papa ha indirizzato il suo saluto, riporto questo fatto di cronaca, quanto mai istruttivo. Con una precisazione importante: in Iran domina l’Islam sciita, non sunnita; per lunga tradizione chi cambia religione non viene condannato a morte come nell’Islam sunnita.
Iran: condannato a 10 anni di carcere perché distribuiva copie del Vangelo
Mohammad-Hadi Bordbar, convertito dall'islam al cristianesimo, ha distribuito 12.000 vangeli tascabili nel suo paese. La polizia iraniana lo ha arrestato per "crimini contro la sicurezza dello Stato"
Dieci anni di carcere: è la pena inflitta ad un uomo iraniano,Mohammad-Hadi Bordbar, detto "Mostafa", originario della città di Rasht, convertito dall'islam al cristianesimo, per aver distribuito copie del Vangelo nel suo paese.
L'accusa? “Crimine contro la sicurezza dello Stato”.
Mohammad-Hadi Bordbar, il cristiano persiano condannato
Secondo le notizie riferite dall'Agenzia Fides e dalla Radio Vaticana, emerge dagli atti giudiziari che l’uomo ha confessato di “aver lasciato l'islam per seguire il cristianesimo” e “considerando l'evangelizzazione un suo dovere, ha distribuito 12.000 vangeli tascabili”. Un vera colpa, anzi un reato in Iran.
Non solo: Mostafa, dopo aver ricevuto il battesimo, aveva avviato una "house church", un'assemblea di culto domestica in cui si svolgevano degli incontri di preghiera, giudicati dallo Stato iraniano come "illegali". L'uomo è stato quindi arrestato il 27 dicembre 2012, a Teheran, dopo un blitz in casa sua. Insieme a lui, la polizia ha arrestato e interrogato per ore i circa 50 iraniani cristiani presenti alla riunione.
Nella sua abitazione. inoltre, è stato rinvenuto materiale "incriminante": ovvero film, libri, dvd, dischi di natura cristiana e più di 6.000 copie del Vangelo. Per Mostafa si è trattato del secondo arresto, dopo quello del 2009 "a causa" della sua conversione alla religione cristiana. Giudicato colpevole di apostasia, è stato poi liberato su cauzione.
Quello di Mohammad-Hadi Bordbar, purtroppo, non è l'unico caso di persecuzione religiosa in Iran.
L'agenzia iraniana cristiana “Mohabat News” ha segnalato a Fides anche l'episodio di Ebrahim Firouzi, un giovane cristiano iraniano, condannato ad un anno di carcere e due di esilio per “attività di evangelizzazione e distribuzione di Bibbie”. Secondo il tribunale della città di Robat-Karim, a Sud di Teheran, il gesto del giovane era “in opposizione al regime della Repubblica islamica dell'Iran”.
Come Mostafa, anche Ebrahim Firouzi era “colpevole di atti criminali" per aver tenuto "incontri di preghiera in casa e diffuso i fra i giovani la dissolutezza e dubbi sui principi islamici”. Il giovane era stato arrestato nel marzo 2013.
Come ricordano le Ong “Barnabas team” e “Christian Solidarity Worldwide”, impegnate per la difesa dei cristiani nel mondo, negli ultimi anni l’interesse dei giovani iraniani verso il cristianesimo ha reso la conversione dall'islam un problema preoccupante per le autorità iraniane.
20 Agosto 2013 (Zenit.org)
Il Sinodo dei vescovi mediorientali e la situazione dei cattolici in Egitto, Libano, Israele, Palestina. Relazione al 24° congresso degli Amici di Terra Santa a Treviso. 9 giugno 2013.
Desidero iniziare questa mia relazione dall’omelia che papa Francesco ha tenuto martedì mattina, 4 giugno 2013, nella cappella della Domus Santa Marta, alla presenza anche dell’alta dirigenza della RAI. Papa Francesco ha demolito il linguaggio politicamente corretto, tanto in voga oggi, tutto teso a nascondere la verità o a falsificarla. Quando Gesù parla ai suoi discepoli dice che il parlare deve essere “Sì, sì! No, no, tutto il resto è opera del maligno”. Il pontefice nella sua semplice ma molto efficace catechesi ha affermato che l’ipocrisia non è un linguaggio di verità. E oggi, nei media, dentro e fuori la Chiesa è invece diffusa quella forma di linguaggio che mistifica i fatti. Eliminandoli per non farli conoscere, o alterandoli facendo cattiva comunicazione.
VESCOVI DEL MEDIO ORIENTE
Faccio un esempio per essere chiaro. Di recente sono stati beatificati gli 800 martiri di Otranto. Chi erano queste persone? I superstiti, uomini e donne che si sono rifiutati di convertirsi all’Islam dopo che una flotta turca al comando di un cristiano albanese convertito all’Islam, nel 1480 (dal 28 luglio al 14 agosto) aveva conquistato la città, distrutto chiese e conventi, assassinato il vescovo e ucciso chiunque difendesse la città. Papa Francesco durante la canonizzazione ha affermato: “Mentre veneriamo i martiri di Otranto, chiediamo a Dio che sostenga tanti cristiani che ancora soffrono violenze e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene”. “Circa 800 persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto da parte degli Ottomani, furono decapitate nei pressi di quella città”.
fra Aldo Tonini o.f.m. Commissario di Terra Santa per il Triveneto con il prof. Gianfranco Trabuio e il prof. Ivano Cavallaro durante la preghiera iniziale di avvio dei lavori.
Queste sono state le parole del Papa. Un esempio di comunicazione storicamente fondata, semplice ed efficace. Sui media cosa è apparso? La maggior parte di questi, sia televisioni che giornali ha usato un linguaggio politicamente corretto: è scomparso qualunque riferimento al fatto che i massacratori erano turchi e musulmani. La verità è stata nascosta per evitare che i musulmani, che numerosi vivono in Italia, si arrabbiassero. Siamo allo stravolgimento della verità. Non abbiamo neanche più il coraggio di riferire i fatti storici. Anche dentro al mondo ecclesiastico è diffusa questa moda perversa. Ecco perché il Papa si è scagliato contro l’ipocrisia farisaica del linguaggio politicamente corretto, invitando tutti all’esempio evangelico dell’insegnamento di Gesù: semplicità e verità!
PAPA FRANCESCO DALL’ARGENTINA.
Tutto il mondo ha vissuto in diretta l’elezione del nuovo pontefice della Chiesa di Roma. L’emozione è stata grande per tutti i cattolici della terra, che hanno avuto modo di partecipare in prima persona a questo evento straordinario che segnerà nei secoli la storia della Chiesa fondata da Gesù Cristo oltre duemila anni fa. Il momento che stiamo vivendo come cattolici è veramente straordinario e mette in evidenza, ancora una volta, che la vita della Chiesa non è nelle mani degli uomini ma guidata da una sapiente regia di ispirazione divina. Già la rinuncia di Benedetto XVI è stato un gesto rivoluzionario mai verificatosi, con quelle modalità, nella storia della Chiesa, ora, la nomina a Pontifex Maximus di Jorge Mario Bergoglio, primate della chiesa argentina, è un altro inequivocabile segno della capacità della Chiesa di sapersi rinnovare, con la guida dello Spirito Santo, sfidando tutte le forze che dalla sua fondazione tentano, inutilmente, di distruggerla.
Monsignor Bergoglio, Papa Francesco, alla prima apparizione nella Loggia delle benedizioni
La novità rivoluzionaria sta in una serie di fatti concomitanti che ora tenterò di analizzare, per entrare nella dimensione soprannaturale della elezione di Papa Francesco. Intanto possiamo partire dal fatto che le sue origini sono italiane, piemontesi, della provincia di Asti per la precisione. Questo dà consolazione a tutti quelli che aspettavano un papa italiano dopo Wojtila e Ratzinger. Il Sud America è stato il continente che ha avuto la più grande immigrazione di italiani a partire dall’inizio del regno d’Italia nel 1866, quando i Savoia e i loro ministri anticattolici misero sul lastrico milioni di famiglie, si impossessarono di tutti i benefici ecclesiastici, soppressero gli ordini religiosi provocando così un esodo biblico verso le terre promesse del nuovo mondo. Ora un argentino di origini piemontesi viene a fare il Papa della Chiesa di Roma: i piemontesi di Cavour tentarono di distruggerla, un piemontese tenta di ricostruirla dopo circa 150 anni. Questo flash meriterebbe ulteriori stimolanti approfondimenti, ma questa non è la sede. Noi ci occupiamo di Terra Santa, come mission principale, e ci sforziamo di leggere gli eventi della Chiesa con riferimento ai luoghi della vita di Gesù e alle vicissitudini dell’Ordine di san Francesco che custodisce quei luoghi da 800 anni.
Papa Francesco invita i fedeli a pregare affinché Dio lo benedica
Vediamo, ora, il significato di questa elezione rivoluzionaria in chiave pastorale. Mons. Bergoglio si è incamminato nella vita religiosa nell’Ordine dei Gesuiti, la gloriosa famiglia del fondatore: sant’Ignazio di Loyola, spagnolo, fattosi sacerdote dopo aver fatto il soldato con l’esercito dei reali di Spagna. Per capire al meglio un gesuita è indispensabile conoscere gli Esercizi Spirituali, che Ignazio scrisse per i suoi seguaci. La lettura di questo testo utilizzato per la prima formazione dei gesuiti, può dare un’idea della ardua selezione cui un aspirante gesuita deve sottostare. Per fare un confronto comprensibile si può paragonare la formazione del gesuita a quella degli incursori della divisione Folgore o a quelli della Marina Militare: pronti a tutto, dentro di sé stessi e fuori di sé stessi. Significa che un papa con quella formazione è capace di apportare dentro alla struttura della Chiesa Cattolica le innovazioni importanti che sono necessarie per far transitare la Barca di Pietro nel mare procelloso, nel quale tutti noi siamo impegnati affinché quella barca non affondi. Monsignor Bergoglio arriva da un continente dove si sono consumate, e continuano a consumarsi, battaglie epiche contro la dottrina della Chiesa cattolica. Dalla famigerata teologia della liberazione che ha visto schiere di teologi aggredire la dottrina dei papi in chiave rivoluzionaria, ispirata al marxismo-leninismo; ai movimenti semi ereticali delle sette nordamericane, dai Protestanti ai Pentecostali, agli Avventisti. L’obiettivo della teologia della liberazione era ed è quello di schierare la Chiesa cattolica contro i governi, quasi sempre di destra, con il sogno di portare la Chiesa ad appoggiare i governi rivoluzionari marxisti; mentre per le Sette rimane quello di sradicare dalla popolazione ogni residuo della dottrina della Chiesa intorno alla morale e ai valori non negoziabili. Come risulta evidente, il nuovo Papa, proviene da un continente dove le battaglie contro la Chiesa cattolica sono molto articolate e sviluppate. Possiamo affermare che è un Papa addestrato ad affrontare la crisi in atto sia dentro alla Chiesa che intorno ad essa.
Papa Francesco con la stola, pronto per la benedizione Urbi et Orbi
Mi sembra di poter affermare che lo Spirito Santo ci ha inviato un papa dal Nuovo Mondo capace di poter convertire il Vecchio Mondo. Il Nuovo Mondo dove c’è un fermento di sette religiose che coinvolgono milioni di fedeli, al Vecchio Mondo, dove al contrario, i fedeli cristiani sono quasi scomparsi e impera la dittatura del relativismo filosofico e religioso, e, dove l’Islam entro due decenni sarà la religione maggioritaria con la sua carica di fondamentalismo religioso. Proprio partendo da queste considerazioni di tipo statistico, verificabili scientificamente e non controvertibili, mi avvio alla conclusione di questa analisi puntando il faro della speranza cristiana sul nome che monsignor Jorge Mario Bergoglio ha scelto come pontefice: Papa Francesco.
Anche quella volta nel 1200 a Francesco di Assisi il crocifisso di san Damiano aveva detto di andare a riparare la sua chiesa che era in rovina. E Francesco si mosse su quella strada. Dentro alla Chiesa di Roma, con l’aiuto del Papa e di qualche cardinale, portò avanti quella rivoluzione nei costumi della Chiesa, nella dottrina, nella pastorale e nella predicazione, che ebbe come conseguenza il risveglio religioso dell’Europa e più avanti del mondo intero. Insieme a san Domenico di Guzman, realizzò quella ricostruzione della Chiesa che ancora oggi aiuta i credenti nel cammino di conversione.
Però, dal Santo di Assisi deve prendere ispirazione anche per l’attualità della dottrina sul come relazionarsi con l’Islam. Oggi, come non mai in passato, le persecuzioni contro i cristiani nelle terre dove i musulmani sono al potere, stanno insanguinando il volto della Chiesa. Ormai i martiri in quelle terre si contano a migliaia ogni anno, e solo per il fatto che sono cristiani, cioè, si occupano dei diseredati, dei poveri, degli orfani, dell’istruzione, degli ospedali. Tutto questo non ferma l’Islam violento e terrorista, secondi il quale ci sarà la pace nel mondo solo quando il mondo sarà musulmano. Papa Francesco ha una missione difficile al riguardo, ma noi da seguaci di Francesco di Assisi contiamo sull’assistenza della Madonna, unico ponte tra Vangelo e Corano. Pregando e testimoniando nella carità e nella misericordia.
Papa Francesco benedice i fedeli nella Piazza san Pietro, la città di Roma e il mondo intero.
E, oggi, come allora, la Chiesa ha bisogno di essere rifondata nei suoi apparati e nella sua pastorale, deve ritornare ad essere testimone credibile dell’insegnamento di Gesù. Il mondo, tutto il mondo, ha bisogno di speranza e di pace. Il nuovo Francesco ha certamente i numeri per farlo, noi abbiamo il compito di sostenerlo con la preghiera, assidua e partecipata. La sua presentazione dalla loggia delle benedizioni della basilica di san Pietro è stata illuminante. Pensiamo anche come ha esordito: chiedendo la preghiera per Benedetto XVI e chiedendo la preghiera da tutti i fedeli per essere benedetto da Dio per questa impegnativa missione, comunicando alle decine di migliaia di fedeli presenti nella Piazza e a tutto il mondo che il giorno dopo sarebbe andato a pregare la Madonna presso la Basilica Mariana di Roma, a Santa Maria Maggiore. Ecco il nuovo Francesco che invita alla misericordia, alla preghiera verso il Padre e alla devozione alla Madre di Gesù, il Redentore, per arrivare alla vera libertà: l’amore per gli altri, forgiati nella fede e speranza nel Signore.
L’ANNO DELLA FEDE. A CHI SERVE?
Papa Benedetto XVI quando ha indetto l’anno delle Fede aveva certamente chiaro il momento di grande difficoltà che la Chiesa cattolica e i suoi fedeli stanno attraversando. La crisi morale dell’Occidente cristiano, la crisi economica mondiale, la crisi demografica dell’Europa, l’aggressività e la violenza del fondamentalismo religioso islamico, rappresentano un concentrato di problemi che sono il risultato dei decenni di filosofie e di prassi nate dal relativismo morale e dall’indifferentismo religioso.
Gli anni del post Concilio Vaticano II sono stati caratterizzati proprio dalla nascita di quei movimenti culturali e politici che hanno preparato le basi legislative per la distruzione della famiglia (legge sul divorzio), la distruzione della vita (leggi sull’aborto e sulla eutanasia), la selezione degli embrioni per avere una razza perfetta, come ai tempi del nazismo.
Tutto questo impianto legislativo ha provocato una rivoluzione nella morale e uno scardinamento nei valori della fede cattolica.
Oggi uccidere un figlio che sta nascendo nel grembo materno è diventato un diritto.
Madre Teresa di Calcutta, oggi beata, nel suo discorso a Stoccolma nel 1979 quando le consegnarono il premio Nobel per la pace aveva profetizzato che questa legislazione avrebbe avuto conseguenze nefaste per l’umanità. Così diceva: “Io sono soltanto una povera donna che prega. Pregando, il Signore Gesù mi ha riempito il cuore di amore e così ho potuto amare i poveri con l'amore di Dio». Poi si fermò un istante, alzò la corona del rosario e aggiunse: «Pregate anche voi, e Dio vi riempirà il cuore di amore e così potrete vedere bene i poveri che avete attorno e potrete amarli con il cuore di Dio!».
Gianfranco Trabuio Statistico – Pubblicista
Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme. Vice Presidente dell’Associazione Amici di
Terra Santa del Commissariato Triveneto della Custodia
Francescana della Terra Santa Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
RIFLESSIONI SUL CARDINALE MARTINI
Devo agli amici e ai colleghi che mi hanno risposto, in merito all’articolo di Socci dell’altro giorno, delle precisazioni.
1. Professionalmente parlando sono uno statistico, abituato da decenni a misurare i fenomeni, a elaborare ipotesi di ricerca e a verificarle secondo schemi metodologici che hanno consentito lo sviluppo della scienza in tutte le discipline. Non ragiono con la pancia e in linea di principio nessuno mi sta antipatico. Osservo le realtà e tento di trarne delle regolarità in modo da definirne delle “leggi” o dei “principi”.
2. L’articolo di Socci mi è parso stimolante e rivoluzionario rispetto alla carnevalata messa in scena dagli organi di informazione, quasi tutti appiattiti nella celebrazione di uomo di Chiesa che si era opposto alla dottrina della Chiesa. Tutto qua. Giornalisticamente parlando una voce fuori del coro fa notizia, e io mi sono limitato a metterlo in evidenza.
3. Un senso di dubbio mi assale in modo del tutto naturale quando un sistema mediatico dichiaratamente anti-Dottrina della Chiesa Cattolica celebra un uomo di Chiesa come un nuovo profeta, veicolando questa etichetta perché hanno espunto dalle sue riflessioni che è un prelato aperto alla messa in discussione dei famosi valori non negoziabili enunciati da papa Benedetto XVI: divorzio, aborto, eutanasia, eugenetica, matrimoni omosessuali. Come di solito accade, la cultura dominante si è appropriata delle riflessioni del Cardinale e lo ha contrabbandato come “uno dei nostri”.
4. Non entro nel merito delle attività di studio e di pastorale dell’uomo di Chiesa che ha dedicato tutta la sua vita a far conoscere la Parola di Cristo. Ci mancherebbe. Non ho i titoli per farlo. Unicuique suum! Da cattolico e da giornalista mi piacerebbe conoscere, però, quante vocazioni religiose sono maturate sull’albero di quella impostazione dottrinale. Sarei curioso, anche, di conoscere perché nei giornaloni laicisti quando sono costretti a occuparsi dei Movimenti Ecclesiali, dai Focolarini alle nuove Congregazioni religiose, la strategia giornalistica è prevalentemente denigratoria in quanto questi Movimenti dichiarano apertamente la loro obbedienza al Papa e al Magistero cattolico, prendendosi così la patente di conservatori, retrogradi, velleitari.
5. Concludo auspicando che i seguaci del Cardinale riescano a precisarne il pensiero teologico-pastorale, in modo di rendere comprensibile ai cattolici, come lo scrivente, dove andrà a parare la Chiesa di Roma seguendo le sue indicazioni dottrinali. La Storia si incaricherà di verificarlo, purtroppo, quando molti di noi non saranno più qui su questa terra, e tutti ci auguriamo di essere a fianco del cardinal Martini nella luce del Padre.
Cordialità vivissime.
Gianfranco Trabuio
Olmo di Maerne, 4 settembre 2012
Cardinal Martini, il biblista che si era scordato il Vangelo
Aveva il complesso di inferiorità verso i laici. Così cercava l'applauso del mondo, e l'ha trovato
di Antonio Socci (Sul quotidiano LIBERO del 3 settembre 2012)
Vedendo il mare di sperticati elogi ed esaltazioni sbracate del cardinale Martini sui giornali di ieri, mi è venuto in mente il discorso della Montagna dove Gesù ammonì i suoi così: «Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi» (Luca 6,24-26).
I veri discepoli di Gesù infatti sono segno di contraddizione: «Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo (…) il mondo vi odia. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 16, 18-20).
Poi Gesù indicò ai suoi discepoli questa beatitudine: «Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli» (Luca 6,20-23).
Una cosa è certa, Martini è sempre stato portato in trionfo sui mass media di tutto il mondo, da decenni, e incensato specialmente su quelli più anticattolici e più ostili a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Che vorrà dire?
Obiettate che non dipendeva dalla sua volontà? Ma i fatti dicono che Martini ha sempre cercato l’applauso del mondo, ha sempre carezzato il Potere (quello della mentalità dominante) per il verso del pelo, quello delle mode ideologiche dei giornali laicisti, ottenendo applausi ed encomi. È stato un ospite assiduo e onorato dei salotti mediatici fino ai suoi ultimi giorni.
O vi risulta che abbia rifiutato l’esaltazione strumentale dei media che per anni lo hanno acclamato come l’Antipapa, come il contraltare di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI?
A me non risulta. Eppure avrebbe potuto farlo con parole ferme e chiare come fece don Lorenzo Milani quando la stampa progressista e la sinistra intellettuale e politica diceva: «è dei nostri».
Lui rispondeva indignato: «Ma che dei vostri! Io sono un prete e basta!». Quando cercavano di usarlo contro la Chiesa, lui ribatteva a brutto muso: «in che cosa la penso come voi? Ma in che cosa?», «questa Chiesa è quella che possiede i sacramenti. L'assoluzione dei peccati non me la dà mica L'Espresso. E la comunione e la Messa me la danno loro? Devono rendersi conto che loro non sono nella condizione di poter giudicare e criticare queste cose. Non sono qualificati per dare giudizi».
E ancora: «Io ci ho messo 22 anni per uscire dalla classe sociale che scrive e legge L'Espresso e Il Mondo. Devono snobbarmi, dire che sono ingenuo e demagogo, non onorarmi come uno di loro. Perché di loro non sono», «l'unica cosa che importa è Dio, l'unico compito dell'uomo è stare ad adorare Dio, tutto il resto è sudiciume».
Queste meravigliose parole di don Milani, avremmo voluto ascoltare dal cardinale, ma non le abbiamo mai sentite. Mai. Invece ne abbiamo sentite altre che hanno sconcertato e confuso noi semplici cattolici. Parole in cui egli faceva il controcanto puntuale all’insegnamento dei Papi e della Chiesa.
Tanto che ieri Repubblica si è potuta permettere di osannarlo così: «non aveva mai condannato l’eutanasia», «dal dialogo con l’Islam al sì al preservativo». Tutto quello che le mode ideologiche imponevano trovava Martini dialogante e possibilista: «non è male che due persone, anche omosessuali, abbiano una stabilità e che lo Stato li favorisca», aveva detto.
È del tutto legittimo – per chiunque - professare queste idee. Ma per un cardinale di Santa Romana Chiesa? Non c’è una contraddizione clamorosa? Cosa imporrebbe la lealtà?
Quando un cardinale afferma: «sarai felice di essere cattolico, e altrettanto felice che l’altro sia evangelico o musulmano» non proclama l’equivalenza di tutte le religioni?
Chi ricorda qualche vibrante pronunciamento di Martini che contraddiceva le idee “politically correct”? O chi ricorda un’ardente denuncia in difesa dei cristiani perseguitati?
Io non li ricordo. Preferiva chiacchierare con Scalfari e – sottolinea costui – «non ha mai fatto nulla per convertirmi». Lo credo. Infatti Scalfari era entusiasta di sentirsi così assecondato nelle sue fisime filosofiche.
Nella seconda lettera a Timoteo, san Paolo – ingiungendo al discepolo di predicare la sana dottrina – profetizza: «Verranno giorni, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità, per volgersi alle favole» (Tm 4, 3-4).
Nella sua ultima intervista, critica con la Chiesa, Martini si è chiesto dove sono «uomini che ardono», persone «che hanno fede come il centurione, entusiaste come Giovanni Battista, che osano il nuovo come Paolo, che sono fedeli come Maria di Magdala?».
Evidentemente non ne vede fra i suoi adepti, ma nella Chiesa ce ne sono tantissimi. Peccato che lui li abbia tanto combattuti, in qualche caso perfino portandoli davanti al suo Tribunale ecclesiastico. Sì, questa è la tolleranza dei tolleranti.
Martini ha incredibilmente firmato la prefazione a un libro di Vito Mancuso che – scrive “Civiltà cattolica” - arriva «a negare o perlomeno svuotare di significato circa una dozzina di dogmi della Chiesa cattolica». Ma il cardinale incurante definì questo libro una «penetrazione coraggiosa» e si augurò che venisse «letto e meditato da tante persone» (del resto Mancuso definisce Martini «il mio padre spirituale»).
Dunque demolire i dogmi della fede non faceva insorgere Martini. Ma quando due giornalisti – in difesa della Chiesa – hanno criticato certi intellettuali cattoprogressisti, sono stati da Martini convocati davanti alla sua Inquisizione milanese e richiesti di abiura. Che paradosso. L’unico caso, dopo il Concilio, di deferimento di laici cattolici all’Inquisizione per semplici tesi storiografiche porta la firma del cardinale progressista. «Il cardinale del dialogo», come lo hanno chiamato Corriere e Repubblica.
I giornali sono ammirati per le sue massime. Devo confessare che io le trovo terribilmente banali. Per esempio: «emerge il bisogno di lotta e impegno, senza lasciarci prendere dal disfattismo». Sembra Napolitano. Grazie al cielo nella Chiesa ci sono tanti veri maestri di spiritualità e amore a Cristo. L’altro ritornello dei media è sull’erudizione biblica di Martini. Senz’altro vera.
Ma a volte il buon Dio mostra un certo umorismo. E proprio venerdì, il giorno del trapasso di Martini, la liturgia proponeva una Parola di Dio che sembra la demolizione dell’erudizione e della “Cattedra dei non credenti” voluta da Martini, dove pontificavano Cacciari e altri geni simili.
Scriveva dunque san Paolo che Cristo lo aveva mandato «ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Sta scritto infatti: “Distruggerò la sapienza dei sapienti e annullerò l'intelligenza degli intelligenti”. Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dov'è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? Poiché… è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione… Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1Cor 1, 17-25).
E il Vangelo era quello delle dieci vergini, dove Gesù – ribaltando i criteri mondani – proclama “sagge” quelle che hanno conservato la fede fino alla fine e “stolte” quelle che l’hanno perduta.
Spero che il cardinale abbia conservato la fede fino alla fine. Le esaltazioni di Scalfari, Dario Fo, Il Manifesto, Cacciari gli sono inutili davanti al Giudice dell’universo (se non saranno aggravanti).
Io, come insegna la Chiesa, farò dire delle messe e prenderò l’indulgenza perché il Signore abbia misericordia di lui. È la sola pietà di cui tutti noi peccatori abbiamo veramente bisogno. È il vero amore. Tutto il resto è vanità.