Questa è una comunicazione importante per gli amanti della poesia e di Venezia, ed è anche un invito alla presentazione che ci sarà il 29 settembre come da locandine .
Questo canzoniere è una raccolta di poesie scritte negli anni della mia attività professionale a Venezia, alcune di queste sono state premiate in concorsi nazionali e internazionali, in particolare quelli banditi dall'Associazione Amici dell'Umbria ai quali mi lega una simpatia particolare.
Canti Veneziani l'ho dedicato a un mio grande amico e mentore: il poeta veneziano Mario Stefani, ritornato al creatore ancora venti anni fa. Un'amicizia che ha portato, su mio consiglio, una giovane studentessa cafoscarina a laurearsi in lettere moderne con una tesi sul poeta vivente Mario Stefani, Mario all'epoca aveva 51 anni ed era nel pieno della sua attività artistica con riconoscimenti importanti anche in Europa, in particolare in Francia dove le sue poesie sono state tradotte.
I libri sono in vendita presso la libreria San Michele di Mestre in via Poerio o direttamente on-line presso l'editore Piazza di Silea sul sito: www.piazzaeditore.it.
Il ricavato della vendita andrà all'Istituto Effeta di Betlemme in Palestina dove le nostre Suore Dorotee Figlie dei Sacri Cuori di Vicenza da 50 anni insegnano a parlare ai bambini sordomuti palestinesi, ma non a gesti come vediamo in televisione. Chi frequenta l'Istituto delle Suore al termine va a lavorare parlando normalmente: un miracolo frutto del genio di San Giovanni Antonio Farina vescovo di Treviso e di Vicenza e fondatore di quella Famiglia religiosa che annovera anche Santa Maria Bertilla Boscardin, conosciuta e amata in tutto il Veneto soprattutto negli ambienti ospedalieri.
Logo dell'istituto creato da Suor Ginetta Aldegheri maestra dei bambini sordomuti palestinesi.
A voi tutti amanti dell'arte e delle sue espressioni più suggestive, vi propongo un evento per Giovedì 22 luglio alla sera.
Presso l'Oratorio della Parrocchia di Olmo a Martellago ci sarà una manifestazione così originale che ha già suscitato interesse e curiosità non solo tra gli appassionati d'arte: musica col violino e poesia dalla voce di un attore bravissimo.
Emozioni garantite.
Vi aspetto numerosi perché dopo un anno e mezzo di quarantena, anche culturale, finalmente un evento che può suscitare il desiderio di uscire di casa per andare in un ambiente protetto e fresco a passare un po' di tempo nel relax più stimolante con la musica e la poesia.
Al termine della presentazione sarò con voi per un brindisi e prodotti idonei del Panifico Trabuio di Favaro Veneto.
Il ricavato della vendita dei .libri sarà devoluto totalmente alla CARITAS parrocchiale che collabora per la buona riuscita del tutto.
A PRESTO......
LA PRIMA è una vista sulla Grotta della Natività che si trova nella Basilica di Betlemme dove oltre 2000 anni fa Maria di Nazareth ha dato alla luce l'Emmanuele, Dio con noi, come era stato annunciato ancora nel giardino dell'Eden da Dio Padre e in seguito profetizzato da Isaia 750 anni prima;
LA SECONDA è una mia poesia-preghiera che nel 2004 ha avuto un importante riconoscimento in un concorso internazionale di poesia e che è pubblicata nella mia terza raccolta "PRIMAVERA DI SPERANZA" edita nel 2010 da Piazza Editore di Silea;
LA TERZA è una stupenda maternità che mi ha inviato fra Adriano Contran o.f.m., già Commissario della Custodia Francescana di Terra Santa del Triveneto, ed è una supplica alla Madonna che ci ha dato Gesù, simbolo della speranza per tutta l'umanità in cammino verso l'eternità;
infine LA QUARTA rappresenta la famosa "Croce di Gerusalemme" storica insegna dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme al quale mi onoro di appartenere.
A VOI TUTTI CHE LEGGETE UN AUGURIO FRATERNO DI BUON NATALE NELLE VOSTRE FAMIGLIE E NELLE VOSTRE COMUNITA'.
Questo è un invito che mi permetto di rivolgere a tutti con un certo sano orgoglio.
Come ormai è consuetudine da quando mia moglie Mara se ne è andata dove Dio l'ha chiamata, noi della famiglia organizziamo un evento artistico-culturale di notevole livello. Quest'anno avremo nella nostra chiesa dell'Annunciazione di Olmo-Martellago la grande soddisfazione di avere una corale alpina di grande scuola e tradizione: il CORO VALLE FIORITA di Cereda di Cornedo Vicentino. Abbiamo chiesto al Maestro Nicola Soldà di portarci canti che sono anche preghiere perché intrisi della spiritualità tipica degli ambienti alpini e naturalistici. Poiché i componenti del complesso corale sono praticamente originari della terra vicentina del grande maestro Bepi De Marzi, la loro esibizione risentirà di quella grande scuola e buona parte dei canti saranno il frutto della vena poetica del grande Bepi. Ecco perché l'invito che rivolgo è pressante: capita raramente di partecipare a eventi di così notevole impatto emotivo e ritengo che ne ricaverete, insieme con noi, grande gioia e commozione.
VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!!
Come tutti gli anni a dicembre arriva l'appuntamento con i prestigiosi premi nazionali di poesia promossi dalla ASSOCIAZIONE AMICI DELL'UMBRIA e patrocinati dalla Regione Umbria e dalla Provincia di Perugia.
Qust'anno ho desiderato partecipare ad almeno due di questi incontri che già in passato mi hanno dato belle soddisfazioni letterarie, il primo è il PREMIO TRASIMENO del Comune Castiglione del Lago, i riconoscimenti del quale saranno consegnati il 28 dicembre presso il Palazzo della Corgna; il secondo è il PREMIO SESTO PROPERZIO DEL COMUNE DI SPELLO, che in passato mi è stato assegnato come Primo Premio, i riconoscimenti di quest'altro prestigioso concorso saranno consegnati il 30 dicembre presso la Sala Prampolini della Pro Spello.
In ambedue le cerimonie ci sarà un recital delle poesie premiate con attori professionisti.
E adesso ai miei amici lettori propongo la lettura delle due poesie premiate.
SUL TORRENTE RITE A CIBIANA DI CADORE
11 AGOSTO 2018
L’immagine di quella roccia salda e imponente
investita dalla violenza impetuosa del torrente
manda un’effervescenza di spruzzi e rigurgiti d’acqua
ma quella roccia mai si sposterà
solo quando una tempesta d’acqua
smuoverà una roccia più grande
forse riuscirà a spostarla.
Mi vedo in quel masso tenace
che la violenza degli eventi della mia vita
non ha spostato
sono ancora fermo
come una prova di resistenza con la vita
ho bisogno di una tempesta
per far fluire quella roccia
che ancora resiste.
E ancora, l'altra poesia scritta ad Assisi:
SANTA MARIA DEGLI ANGELI
Era d’inverno all’ombra del Subasio
Francesco ci aveva chiamati
e fratello amore si era manifestato
negli sguardi curiosi e profondi
donna di cuore
vibrazioni di sogno
ci ricordano le tenerezze
che rimandano a una vita fa
lontani su quelle colline
raccolti sotto gli ulivi
e l’olio della vita
ha colmato la nostra ansia d’amore.
Assisi, 13 gennaio 2018
PREMESSA.
Ci sono occasioni nella vita che vale la pena di cogliere al volo. Certamente un evento di questo livello è talmente accattivante che lasciarlo perdere per motivi legati alla stagione non è molto opportuno. Quattro professionisti di una delle orchestre più importanti d'Italia non arrivano a Olmo per effetto del caso, è un segno inequivocabile che il disegno è un po' più ampio.
Noi della famiglia saremmo oltremodo gratificati dalla vostra partecipazione, Mara dal suo osservatorio guarderà con interesse e curiosità e commossa quanto faremo quella sera.
I musicisti insieme con noi abbiamo scelto questa straordinaria composizione di Franz Joseph Haydn proprio per fare un parallelo ideale tra l'exitus del Nostro Signore Gesù Cristo e quello di ciascuno di noi. Anche Mara ha vissuto con intensità emotiva nella luce del Signore questo passaggio e, per chi le è stato vicino, ha anche avuto parole di speranza.
Il libretto di sala conterrà quanto sarà ora descritto, per donare a tutti i partecipanti un momento di riflessione e di approfondimento su questa straordinaria interpretazione musicale del grande compositore austriaco, che per molti anni ha vissuto nella reggia dei principi Esterhazy in Ungheria dove ho avuto modo di passare con uno dei discendenti qualche anno fa. Era nota al tempo di Haydn come la copia della reggia di Versailles.
INTRODUZIONE AL CONCERTO
La devozione alle "Sette parole di Gesù Cristo sulla croce" risale al XII secolo. In essa vengono riunite quelle parole che secondo la tradizione dei quattro Vangeli sono state pronunciate da Gesù sulla croce allo scopo di trovarne motivi di meditazione e di preghiera. Attraverso i francescani essa attraversò tutto il Medioevo e furono collegate alla meditazione sulle "Sette ferite di Cristo" e reputate rimedio contro i "Sette vizi capitali".
Le ultime parole di una persona sono particolarmente affascinanti. Per noi essere vivi significa stare in comunicazione con gli altri. In questo senso, la morte non è solo la fine della vita, è silenzio per sempre. Pertanto ciò che diciamo davanti al silenzio imminente della morte è particolarmente rivelatore. Leggeremo con questa attenzione le ultime parole di Gesù, come quelle annunciate dal Verbo di Dio prima del silenzio della sua morte. Sono le sue ultime parole sul Padre suo, su di sé e su di noi, che proprio perché ultime hanno una singolare capacità di rivelare chi è il Padre, chi è lui e chi siamo noi. Queste ultime sette parole la tomba non le inghiottì. Esse vivono ancora. La nostra fede nella Risurrezione significa che la morte non riuscì a far tacere il Verbo di Dio, che egli ha infranto per sempre il silenzio della tomba, di qualunque tomba, e che per questo le sue sono parole di vita per chiunque le accoglie.
Le sette ultime parole del nostro Redentore in croce o Le sette ultime parole di Cristo sulla croce.
La composizione fu commissionata da don José Sáenz de Santa María per le celebrazioni del Venerdì Santo nella chiesa della Santa Cueva di Cadice (Spagna), nel 1786, ove si teneva una particolare cerimonia in occasione dei riti cristiani della Passione. Nella chiesa completamente oscurata da pesanti panni scuri apposti alle finestre, il celebrante recitava in latino le sette parole(brevi frasi) che la tradizione cristiana ricorda come le ultime pronunciate da Gesù sulla croce. Dopo l'enunciazione di ogni parola il celebrante ne proponeva un commento al quale seguiva un intervento musicale in funzione meditativa.
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L'oratorio della Santa Cueva a Cadice.
QUARTETTO D’ARCHI – MUSICISTI
VIOLINO: Michele Lot. Si diploma al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia nel 1984 col massimo dei voti e la lode, sotto la guida di Renato Zanettovich.
Si perfeziona con i maestri Piero Farulli, Paolo Borciani e Dario De Rosa. Vince 12 concorsi di musica da camera, alcuni internazionali. Dal 1984 insegna violino presso il Conservatorio “Agostino Steffani” di Castelfranco Veneto, formando affermati allievi ora impegnati in importanti orchestre.
Ha suonato in tutti i teatri del mondo, ricordiamo solo la Tonhalle di Zurigo, la Carnegie Hall di New York, il Musikverein di Vienna, il Liceu di Barcellona e il Concertgebouw di Amsterdam.
VIOLINO: Fulvio Furlanut. Compie gli studi musicali presso il Conservatorio “C. Pollini” di Padova, diplomandosi col massimo dei voti e ottenendo una borsa di studio quale miglior diplomato dell’anno. Continua a perfezionarsi partecipando alle “masterclass” del Maestro Victor Liebermann al Conservatorio di Utrecht (Olanda).
Nel 1999 dopo audizione viene invitato quale Primo Violino dall’Orchestra Sinfonica Toscanini.
Nel 2001 vonce il Concorso presso l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, con la quale collaborerà fino al 2008. Nel luglio dello stesso anno vince il concorso come Assistant Concertmaster nell’Orchestra “Gran Teatro La Fenice” di Venezia.
Ha suonato in tutti i principali Teatri italiani e per i più famosi Festivals Internazionali collaborando con importanti artisti: Mstislav Rostropovich, Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Georges Prêtre, Sir John Eliot Gardiner, Daniel Harding, Myung Whun Chung, Eliahu Inbal, Juraj Valchua, Christian Thielemann.
VIOLA: Ilario Gastaldello. Ha compiuto gli studi musicali diplomandosi in Viola presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia e successivamente diplomandosi in Composizione presso il Conservatorio “J. Tomadini”.
Si è laureato in Lettere con tesi di argomento musicologico presso l’Università Cà Foscari di Venezia.
Affermatosi in occasione di rassegne e concorsi in ambito nazionale, ha ricoperto il ruolo di prima viola nell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, dopo aver seguito corsi di perfezionamento tenuti da affermati musicisti (Asciolla, Bashmet).
Svolge attività concertistica in ambito cameristico e talvolta solistico, affrontando repertori storicamente diversi (dal periodo barocco al ‘900).
Attualmente è docente di Viola al Conservatorio “J. Tomadini” di Udine.
VIOLONCELLO: Nicola Boscaro. Diplomatosi nel 1984 al Conservatorio “B. Marcello” di Venezia col massimo dei voti sotto la guida di Adriano Vendramelli, è stato primo violoncello della RAI di Torino, della Filarmonica di Udine, dell’Orchestra da Camera di Padova, e della Filarmonia Veneta.
Dal 1985 è concertino dei violoncelli a La Fenice di Venezia. Nell’ambito della musica da Camera ha collaborato con Giovanni Guglielmo, Giuliano Carmignola, Mario Brunello, Roberto Baraldi, e con il “Triodellarco” ha all’attivo concerti in Giappone, Repubblica Ceca, in Slovacchia, in Austria, in Ungheria e in Italia.
Struttura dell'opera
La struttura della composizione, come stabilita nelle esecuzioni contemporanee, è la seguente:
• Introduzione (Maestoso e adagio) in Re minore
• Sonata I (Largo) in Si♭ maggiore, Pater, dimitte illis, quia nesciunt quid faciunt (Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno)
• Sonata II (Grave e cantabile) in Do minore, Hodie mecum eris in Paradiso (Oggi sarai con me in Paradiso)
• Sonata III (Grave) in Mi maggiore, Mulier, ecce filius tuus (Donna, ecco tuo figlio)
• Sonata IV (Largo) in Fa minore, Deus meus, Deus meus, utquid dereliquisti me? (Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?)
• Sonata V (Adagio) in La maggiore, Sitio (Ho sete)
• Sonata VI (Lento) in Sol minore, Consummatum est (Tutto è compiuto)
• Sonata VII (Largo) in Mi♭ maggiore, In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum (Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito)
• Terremoto (Presto e con tutta la forza) in Do minore.
DEVOZIONE DELLE ULTIME SETTE PAROLE DI GESÙ CRISTO SULLA CROCE
PRIMA PAROLA
"PADRE, PERDONA LORO, PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO" (Lc 23,34)
La prima parola che Gesù pronuncia è un'invocazione di perdono che egli rivolge al Padre per i suoi crocifissori. Il perdono di Dio significa che osiamo affrontare ciò che abbiamo fatto. Osiamo ricordare tutto della nostra vita, con i fallimenti e le sconfitte, con le nostre debolezze e la mancanza d'amore. Osiamo rammentare tutte le volte in cui siamo stati meschini e ingenerosi, la bassezza morale delle nostre azioni.
SECONDA PAROLA
"IN VERITÀ IO TI DICO: OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO" (Lc 23,43)
La tradizione è stata saggia a chiamarne uno "buon ladrone". È una definizione appropriata, poiché lui sa come impossessarsi di ciò che non è suo: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23,42). Mette a segno il più strabiliante colpo della storia: ottiene il Paradiso, la felicità senza misura, e lo ottiene senza pagare per entrarvi. Come possiamo fare noi tutti. Dobbiamo solo apprendere ad osare i doni di Dio.
TERZA PAROLA
"DONNA, ECCO TUO FIGLIO! ECCO TUA MADRE!" (Gv 19,2627)
Nel Venerdì Santo vi è stata la dissoluzione della comunità di Gesù. Giuda lo ha venduto, Pietro lo ha rinnegato. Sembra che tutte le fatiche di Gesù per edificare una comunità siano fallite. E nel momento più buio, vediamo questa comunità nascere ai piedi della croce. Gesù dà alla madre un figlio e al discepolo prediletto una madre. Non è una comunità qualunque, è la nostra comunità. Questa è la nascita della Chiesa.
QUARTA PAROLA
"DIO MIO, DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?" (Mc 15,34)
Improvvisamente per la perdita di una persona cara la nostra vita ci appare distrutta e senza scopo. "Perché? Perché? Dov'è Dio ora?". E noi osiamo essere terrorizzati nel renderci conto che non abbiamo nulla da dire. Ma se le parole che affiorano sono di assoluta angoscia, allora ricordiamo che sulla croce Gesù le fece sue. E quando, nella desolazione, non sappiamo trovare nessuna parola, nemmeno per gridare, allora possiamo prendere le sue parole: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?".
QUINTA PAROLA
"HO SETE" (Gv 19,28)
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù incontra la donna samaritana a un pozzo del patriarca Giacobbe e le dice: "Dammi da bere". Al principio e alla fine del racconto della sua vita pubblica, Gesù ci chiede con insistenza di soddisfare la sua sete. Ecco come Dio viene a noi, sotto le spoglie di una persona assetata che ci chiede di aiutarlo a dissetarsi al pozzo del nostro amore, qualunque sia la qualità e la quantità di tale amore.
SESTA PAROLA
"TUTTO È COMPIUTO" (Gv 19,30)
"È compiuto!". Il grido di Gesù non significa solo che tutto è finito e che ora lui morirà. È un grido di trionfo. Significa: "è completato!". Ciò che lui dice letteralmente è: "È reso perfetto" All'inizio dell'Ultima Cena l'evangelista Giovanni ci dice che "avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine", cioè all'estremo delle sue possibilità. Sulla croce vediamo tale estremo, la perfezione dell'amore.
SETTIMA PAROLA
"PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO" (Lc 23,46)
Gesù ha pronunciato le sue ultime sette parole che invocano il perdono e che conducono alla nuova creazione della "Domenica di Pasqua". E poi riposa in attesa che finisca questo lungo sabato della storia e giunga finalmente la domenica senza tramonto, quando l'umanità intera entrerà nel suo riposo. "Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro" (Gen 2,2).
Il concerto vocale e strumentale che vi propongo e al quale vi invito fraternamente nasce dal desiderio di rendere un tributo di riconoscenza a Mara Mariga che Dio Padre ha deciso di portarsi nel suo Cielo giusto un anno fa.
C’è uno stretto legame psicologico e spirituale tra il percorso che Mara ha fatto durante la sua malattia e il sogno degli schiavi africani degli Stati meridionali del Nuovo Mondo, dalla Lousiana all’Alabama, dal Texas alla Carolina del Sud, che consiste nel sogno del ritorno alla terra d’origine.
Per noi cattolici si tratta del ritorno a Dio creatore, all’incontro con Gesù il Figlio amato che ha redento l’umanità dal peccato d’origine e che ci accoglie nelle sue braccia amorose al termine della nostra vita terrena. Ognuno di noi è consapevole di questo percorso e lo sono, soprattutto, le persone che compiono questo cammino nella sofferenza e nel dolore offrendosi come partecipazione alla Passione di Cristo per la redenzione dell’umanità.
Ecco, Mara ha fatto con profonda fede questo percorso, non c’è persona che non abbia ricevuto benefici spirituali dalla sua vicinanza. Amiche, amici, sacerdoti, religiose e religiosi sono stati contagiati dalla sua finezza psicologica e religiosa. Noi, io come marito e i nostri figli Giovanni e Antonella con i loro coniugi, siamo stati avvolti teneramente in questa atmosfera di offerta silenziosa e interiormente raccolta.
Il suo è stato un cammino di avvicinamento alla meta, alla nostra Gerusalemme celeste. Mara era innamorata della Terra Santa dove avevamo fatto insieme un paio di pellegrinaggi e dove avevamo respirato l’aria di Gesù, avevamo meditato le sue parole e camminato sulle sue strade.
Tutti noi, amanti di quei luoghi santi, esprimiamo il desiderio di morire in quella terra per essere sepolti là nella valle del Cedron, dove essere pronti nel momento del Giudizio Universale per entrare nella gloria della risurrezione nella Gerusalemme celeste.
Immaginiamo, ora, lo stesso percorso spirituale fatto dagli schiavi africani deportati dalle loro regioni sulla costa atlantica dell’Africa dai negrieri per lavorare nelle piantagioni degli agricoltori americani negli stati del sud.
Pensiamo alle sofferenze, alle umiliazioni e alle violenze subite da parte di chi li aveva comprati sui mercati africani prima di imbarcarli sulle navi delle potenze coloniali per rivenderli nelle terre del nuovo mondo.
Ecco, l’origine del dolore che viene espresso nei canti della spiritualità nera intrisa del sogno del ritorno alla terra d’origine.
Il Gospel è semplicemente un canto religioso, gospel significa Vangelo, ed è quindi la traduzione in parole e ritmi africani del messaggio di Gesù e del percorso della Storia della salvezza.
Mi sembra importante al riguardo fare una riflessione pensando alla teologia della storia, il senso da dare a questi eventi di deportazione di milioni di africani schiavi in un mondo univocamente motivato dalla ricchezza, questi schiavi vengono “utilizzati” da Dio Padre per la conversione del mondo. È importante riflettere sul piano di Dio nella storia dell’uomo. Dio sceglie i poveri, gli umili, i diseredati per costruire la storia della salvezza. Gli schiavi africani hanno vissuto secondo lo Spirito e non secondo la carne e ci hanno lasciato questi capolavori di grande spiritualità e profonda fede cristiana.
Il parallelo tra questa loro sofferenza e quella raccontata prima di Mara sta proprio nella espressione lirica del ritorno verso la Gerusalemme raccontata magistralmente nei primi libri della Bibbia. Gli africani vivono sulla loro pelle e dentro al loro cuore, il dolore patito dalla lontananza dalla terra natia ed esprimono con parole tanto commoventi e profondamente religiose questi sentimenti. Emozioni senza tempo, perché i canti del dolore e della nostalgia si perdono nell’eco dell’eternità.
PROGRAMMA DEI CANTI:
Sassofono: Maestro Giovanni Masiero
Tastirera: Maestro Gianluca Carnio
Direttore: Maestra Rossella Bottacin
DEDICATA A MARA.
E te ne sei andata
in silenzio
come sempre
le azioni più importanti le facevi nel segreto
era d'estate
e la lavanda del parco
profumava fin dentro la stanza
eri bella col volto rilassato
come la tua anima
a vivere d'accordo col male
inesorabile
e tu ormai avevi accettato
la speranza ogni tanto tornava
e tu sorridevi
a questo vecchio badante che
come una bambina ti coccolava
e ti lasciavi baciare sulle labbra
le lunghe notti
mano nella mano
nel grande lettone
sognavamo ancora nuove imprese
il corpo era consumato
ma non l'anima
e ora cara la mia mammina
sono qui solo
nelle notti ormai senza luce
vascello fantasma senza porto
navigo a vista
portando nel cuore i tuoi segreti
ormai diventati misteri.
Gianfranco, il tuo vecchio del cuore
Olmo, 31 luglio 2016
15° COMPLEANNO DEL PROGETTO MESSNER-MONTE RITE A CIBIANA DI CADORE: IL MUSEO TRA LE NUVOLE DIVENTERA' UN PRODOTTO DI CULTO?
Uno scorcio del Forte Monte Rite con vista sul Monte Pelmo
Il "museo tra le nuvole", la grande intuizione di Reinhold Messner, il mito vivente degli 8000 è oggi una realtà consolidata nel panorama delle mete culturali e turistiche del Bellunese sulla cima del Monte Rite in quel di Cibiana di Cadore.
I lavori di ripristino del forte e della caserma costruiti in occasione della prima guerra mondiale hanno visto migliaia di amanti della natura e dell’arte salire in questi 15 anni di attività, sulla cima del Monte Rite. L’anniversario non poteva passare sotto silenzio perché mi ha visto protagonista nello studio della realizzazione come risposta al bailamme delle polemiche con gli ambientalisti-protezionisti che sempre sparano a zero sul loro idolo di un tempo, la loro guida spirituale.
Al fondo delle polemiche c'è sempre un fondo di verità ma anche tanta disinformazione.
Proprio intuendo in anticipo questa confusione polemica quando ero titolare dell’insegnamento di Statistica del Turismo nel corso di laurea in Economia del Turismo dell'Università di Venezia, ho seguito come relatore una tesi dal titolo: "Il museo delle Dolomiti a Cibiana di Cadore: storia e strategia per un prodotto di culto", durante l’Anno Accademico 2000-2001.
Reinhold Messner e il prof. Trabuio a Cibiana
La studentessa Elena Miazzo che si è laureata all’epoca, e brillantemente con il massimo dei voti, ha sviluppato con originalità la genesi del Museo, ricostruendo la storia del forte a 2200 metri di quota da dove a 360 gradi si dominano la Val Zoldana, la Valle del Boite, la Valle del Piave. Uno scenario mozzafiato per la bellezza estasiante che spazia dal Pelmo alle Tofane, dall'Antelao al Sassolungo di Cibiana, dal Bosco Nero al Tamer e alla Moiazza fino al Civetta. Gli amanti dell'alpe dolomitica hanno avuto modo di gratificarsi al loro arrivo sulla cima dove il forte ospita un museo permanente di arte e storia dell'alpinismo, su queste montagne che hanno incantato i primi escursionisti inglesi alla fine del 1800. Un ottimo rifugio offre vitto e alloggio a chi arriva sulla cima e vuole godersi le albe e i tramonti che mai vedrà in altri luoghi. Fanno compagnia agli escursionisti i famosi yak, provenienti dalle montagne himalaiane, e voluti fortemente da Messner per rivitalizzare l’ambiente alpino una volta dedicato ai pascoli e alle malghe.
Reinhold Messner con la studentessa Elena Miazzo, Floriano Prà e Eusebio Zandanel
Ritengo simpatico e originale riportare la prefazione di Elena alla sua tesi di laurea:
La stesura della tesi è stata solo una parte della mia avventura! Fui avvisata dal prof. Trabuio quando mi chiese se ero un’ avventuriera, in tal caso avrei potuto iniziare il mio lavoro, lui già probabilmente sapeva cosa mi aspettava!
Ma prima di decidere se iniziare questo progetto, andai in visita a Cibiana e fui subito colpita da quel paesino tra magnifiche montagne. Fu facile decidere, anche perché un po' avventuriera lo sono. Passo dopo passo, sono stata aiutata da molte persone, prima di tutti il prof. Gianfranco Trabuio, abitante estivo di Cibiana, che mi è stato utile sia nelle ricerche del materiale che nelle interviste agli esperti in quanto alcuni di loro già li conosceva, quindi è stato più facile mettermi in contatto per intervistarli. Un grazie particolare va al sig. Quirino Da Col così cortese da mettere a mia disposizione un vecchio libro, praticamente introvabile, e che mi ha fatto avere un primo incontro con il prof. Guido De Zordo con il quale ho fatto una prima chiacchierata in un giorno di festa nel mese di maggio. Il prof. De Zordo mi ha procurato il progetto del Museo e dato la possibilità di incontrare Reinhold Messner e di salire con lui in cima al Monte Rite.
Reinhold Messner mi ha concesso un po' del suo tempo prezioso per l’intervista che gli abbiamo fatto insieme col prof. Trabuio.
Un ringraziamento va al sig. Umberto Olivotti, fotografo ufficiale in questa mia dissertazione, che ha avuto tanta pazienza e che mi ha insegnato a conoscere le Dolomiti, e al Grand'Ufficiale Lucillo Bianchi dal quale ho avuto alcuni suggerimenti utili per la stesura della tesi, e che mi ha raccontato molte altre cose su Cibiana che ho dovuto tralasciare per ovvi motivi di tempo e contesto. Il sig. Angelo Zanettin grazie al quale ho potuto incontrare e intervistare il sig. Domenico Belfi che è stato molto gentile e disponibile sebbene impegnato nel suo lavoro. Non posso dimenticarmi del proprietario dell'albergo Remauro, Romano Di Maria e la sua mamma che sono stati infinitamente cortesi. La sig.ra De Feo, seppur da pochi giorni eletta sindaco di Forno di Zoldo è stata disponibile e pronta a rispondere alle mie domande. Un grazie al C.A.l di Padova e al suo bibliotecario. Un grazie infinito lo devo alla famiglia Corsini, che mi ha appoggiato di cuore e non solo …………………..
Ma il museo e il Monte Rite diventeranno un prodotto di culto?
Scorcio del forte col rifugio Scorcio del forte con le torri di osservazione
Sembra proprio di sì. I requisiti ci sono tutti: c'è il celebrante che viene identificato con le Dolomiti e il forte, che connotano il mito della fondazione in una storia irripetibile; c'è l'eroe identificato con Reinhold Messner che ha dato vita all'idea e al prodotto; ci sono gli spettatori che vengono identificati con la tribù originaria, i primi a collaborare con l'eroe e a sostenerlo; infine, ci saranno gli adepti, tutte le persone che mosse dalla forza del celebrante e dell'eroe saliranno la montagna per godere e gustare natura, arte e pace.
Va sottolineata con emozione la trasformazione di un forte, strumento di guerra e di morte, in museo dell'arte e della pace immerso in una natura di grande storia e di grande evocazione.
Le conclusioni cui la tesi ha portato sono proprio queste, e per raggiungerle è stato seguito un percorso originale. Col metodo Delphi sono state intervistate in due riprese alcune personalità di spicco delle valli sottostanti il Monte Rite. Dai sindaci di Cibiana di Cadore, Forno di Zoldo, al presidente della Comunità montana della Valle del Boite e sindaco di Vodo di Cadore; all'assessore alla cultura di Cortina d' Ampezzo e al direttore del Parco delle Dolomiti d'Ampezzo; a un grande naturalista di Pieve di Cadore, al presidente del CAI di Belluno, all'assessore regionale al turismo e all'ex assessore regionale alle politiche comunitarie, e infine alcuni esponenti di spicco del bellissimo e famoso paese di Cibiana di Cadore (paese dei murales che narrano la storia vissuta dalla comunità).
Vista sul magnifico Gruppo del Bosco Nero Pascolo sulla neve per gli yak
Ecco sinteticamente illustrato il contenuto del lavoro originale. Possiamo dire con sicurezza che alla cima del Monte Rite si arriva a piedi, ma per gli anziani e i disabili è disponibile una navetta che consente di percorrere i sette chilometri che conducono dal Passo Cibiana al museo delle Dolomiti. Tutti devono avere la possibilità di contribuire alla costruzione del "culto".
Uno scorcio del Museo nelle sale del forte di Monte Rite
Questa tesi di laurea è lì a dimostrare l’importanza culturale, storica e artistica di questa iniziativa, nata dalle idee di un eroe moderno, che ha sfidato la natura e che ne rispetta l’arcana potenza e l’immortale fascino, tracciando il cammino per tutti gli uomini moderni, che troppo spesso si dimenticano di rendere il giusto omaggio alla natura che li circonda.
Vista stupenda dei gruppi del Civetta e del Coldai dalla sommità del forte con le originali torri di osservazione
Il famoso fumetto storico-artistico che narra la storia dell'incontro tra Francesco di Assisi e il sultano Malek al-Kamel, nel 1219, durante la quinta crociata, è stato selezionato dal Comitato Scientifico della Prima Biennale della Creatività di Verona, e parteciperà anche al concorso previsto dagli organizzatori. Il noto critico e storico dell'arte Vittorio Sgarbi ha diretto la selezione delle opere che saranno presenti alla Biennale.
Con grande gioia e emozione pubblico questa notizia, che è anche un invito agli amici a presenziare con la loro visita alla rassegna artistica, la prima in Italia con questa impostazione.
Francesco Lucianetti e lo scrivente, Gianfranco Trabuio, insieme al Padre Commissario di Terra Santa per il Triveneto, fra Adriano Contran, saranno lieti di incontrarvi.
QUALUNQUE INFORMAZIONE SUL SITO: www.biennaleitaliacreator.it.
EL SITO
Gera un toco che gavevo un’idea
me gero messo in testa ‘na roba bea
anca mi, go dito, vogio esser moderno
tacarme col computer far vedar al mondo
tuto quelo che fasso quasi mi fosse un perno
de ‘sta banda de mentecati che a tuto tondo
me par de poder dir ze proprio fora de vada.
No te riessi a capir come che i fassa
i struca sti botoni co ‘na furia da mati
i ze tuti colegai co sti gran cerveloni
e no te ti incorzi come i riessa tuto d’un boto
farte vedar el mondo come fosse un casoto.
Maria vergoa, a go dito, anca mi voria
anca mi a far vedar me piasaria
tute le bele robe che go fato
a le amighe e agli amissi
che sempre me domanda
‘na poesia, ‘na preghiera, ‘na storia
par el piasser del lezer
de comoverse o de pianzer
e finalmente so riussio co’ gran fadiga
a metter insieme i tochi e el maestro me ga dito
caro professor finalmente anca lu ga el sito.
(lujo, 2012)